Roma, 15 novembre – Nel mondo sono quasi 830 milioni gli adulti che convivono con il diabete di tipo 1 o di tipo 2, un numero quattro volte superiore al 1990, e quasi sei su dieci (59%) non ricevono cure, secondo quanto emerge da uno studio globale open access pubblicato su The Lancet in occasione della Giornata mondiale del diabete celebrata ieri, 14 novembre.
Il tasso globale della malattia – sia diabete di tipo 1 che 2 – è praticamente raddoppiato negli adulti in una trentina d’anni, passando da una prevalenza del 7% al 14% circa tra il 1990 e il 2022. Il maggior aumento si è registrato nei Paesi a basso e medio reddito: in Pakistan, ad esempio, il tasso di diabete tra le donne è salito dal 9% nel 1990 al 30,9% nel 2022, l’impennata maggiore tra tutti i Paesi. Nello stesso periodo, però, le percentuali di trattamento della malattia sono rimaste stagnanti a livelli bassi in molti degli stessi Paesi in cui i tassi della malattia sono aumentati drasticamente, con il risultato che 445 milioni di over 30 con diabete a livello globale non hanno ricevuto cure nel 2022, un numero che pari a tre volte e mezzo quello del 1990.
Nello stesso arco di tempo, allargando ulteriormente la forbice delle differenze tra i cosiddetti Nord e Sud del mondo, le persone che vivono in Nord America, Australasia, Europa centrale e occidentale e alcune parti dell’America Latina, dell’Asia orientale e del Pacifico hanno invece goduto di un significativo miglioramento nei tassi di trattamento nell’arco del trentennio, con l’effetto che si è ampliato il divario a livello globale sulle cure.
Alla luce di questi dati, gli autori dello studio lavoro sottolineano con forza la necessità di urgenti finanziamenti per farmaci e programmi completi per la malattia, che consentano la diagnosi precoce e il trattamento efficace anche nei Paesi a basso e medio reddito. Il mappamondo della malattia svela che, degli 828 milioni di adulti con diabete, oltre un quarto nel 2022 vive in India (212 milioni), altri 148 milioni in Cina, seguiti da Stati Uniti (42 milioni), Pakistan (36 milioni), Indonesia (25 milioni) e Brasile (22 milioni).
I dati dello studio di The Lancet collocano l’Italia nella parte bassa della classifica in termini di prevalenza del diabete nelle donne, che è cresciuta in un trentennio dal 4,3% al 5,1% (mentre in Spagna è scesa a 2,6% e in Francia addirittura a 1,8%). Va peggio per la popolazione maschile, nella quale la prevalenza del diabete è cresciuta dal 4,8% al 9,5%, con un divario significativo rispetto a Paesi come Danimarca (2,8%), Francia (3,7%) e Spagna (4,6%) è più evidente. Il 61,1% delle pazienti donne italiane e il 53,5% dei pazienti maschi sono in trattamento. Completa il quadro del nostro Paese il tasso di obesità, cresciuto nelle donne adulte dal 14,6% al 17,6% e negli uomini dal 10,7 al 18%, e quello di obesità negli adolescenti (19 anni) a quota 4% nelle femmine e al 5,3% nei maschi.
Lo studio, finanziato da UK Medical Research Council, UK Research and Innovation e dai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, è stato condotto (in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità) da ricercatori del Ncd Risk Factor Collaboration (Ncd-RisC), rete mondiale di oltre 1.500 esperti coordinata dal Centro collaborativo Oms sulle malattie non trasmissibili all’Imperial College di Londra. I risultati evidenziano “l’aumento delle disuguaglianze globali nel diabete ed è particolarmente preoccupante perché le persone affette dalla malattia tendono a essere più giovani nei Paesi a basso reddito e, in assenza di un trattamento efficace, sono a rischio di complicanze tutta la vita (amputazioni, malattie cardiache, danni renali o perdita della vista e, in alcuni casi, morte prematura)”, osserva l’autore senior, Majid Ezzati dell’Imperial College di Londra (nella foto).
Questa, sintetizza un lancio di Adnkronos Salute, è la prima analisi globale dei trend del diabete che include tutti i Paesi. I ricercatori hanno utilizzato dati di oltre 140 milioni di persone con età dai 18 anni in su, da oltre 1.000 studi in popolazioni di diversi Paesi. E l’analisi mostra che in 30 anni i tassi globali di diabete sono raddoppiati sia negli uomini (dal 6,8% nel 1990 al 14,3% nel 2022) che nelle donne (dal 6,9% al 13,9%). Con l’impatto aggiuntivo della crescita della popolazione e dell’invecchiamento. Sulla cartina del mondo ci sono anche alcuni Paesi ad alto reddito – come Giappone, Canada e alcuni paesi dell’Europa occidentale quali ad esempio, Francia, Spagna e Danimarca – che invece si distinguono per ‘virtuosità’, nel senso che in questi 30 anni e poco più non hanno visto alcun cambiamento, o addirittura una piccola diminuzione, nella prevalenza del diabete. Tra le nazioni industrializzate ad alto reddito, i tassi di diabete nel 2022 erano più alti negli Stati Uniti (11,4% tra le donne e 13,6% tra gli uomini).
“Date le conseguenze invalidanti e potenzialmente fatali, prevenire il diabete attraverso una dieta sana e l’esercizio fisico è essenziale per una salute migliore in tutto il mondo” conclude l’esperta Ranjit Mohan Anjana (nella foto) della Madras Diabetes Research Foundation, India. “I nostri risultati evidenziano la necessità di vedere politiche più ambiziose, soprattutto nelle regioni del mondo a basso reddito, che limitino i cibi non sani e rendano accessibili quelli sani (attraverso misure come sussidi per pasti salutari) e migliorino le opportunità di fare esercizio fisico promuovendo luoghi sicuri per camminare e fare attività, per esempio con l’ingresso libero a parchi pubblici e centri fitness”.