Roma, 19 novembre – La broncopneumopatia ostruttiva? Una ladra di vita sana, che (letteralmente) toglie il fiato a 3,5 milioni di italiani e ruba oltre 480mila anni di vita in salute, collocando l’Italia al secondo posto in Ue, dopo la Germania, per la peggior qualità di vita tra questi pazienti. Per i quali salire le scale, giocare con i figli o anche solo muoversi dentro casa può diventare una montagna troppo alta da scalare. La metà di chi soffre di Bpco non riesce infatti a gestire le più semplici attività quotidiane e nei casi più gravi i malati lamentano tosse e fiato corto per 24 giorni al mese, secondo i dati che – come quelli prima citati – riferisce l’International Respiratory Coalition, un’alleanza contro le malattie respiratorie che unisce 54 Paesi europei compreso il nostro.
E proprio il “peso” della Bpco è uno dei temi al centro del Congresso nazionale di pneumologia, tenutosi a Milano dal 16 al 18 novembre, alla vigilia della Giornata mondiale dedicata alla patologia, che si celebra il 20 novembre. Nel corso del meeting scientifico è stato anche presentato uno studio italiano che dimostra i benefici di un mix naturale – ingredienti arginina e vitamina C liposomiale – che insieme alla terapia inalatoria standard può migliorare il respiro.
“Nel nostro Paese la bronchite cronica registra numeri importanti, con una prevalenza al di sopra dei 40 anni del 5-10%, che raggiunge il 20% negli over 70, con 28mila decessi ogni anno e costi diretti e indiretti pari a circa 15 miliardi di euro” afferma Pierachille Santus (nella foto), ordinario di Malattie respiratorie all’università Statale di Milano, direttore di Pneumologia all’ospedale Sacco del capoluogo lombardo e autore principale dello studio. “La Bpco deriva da un’infiammazione cronica dell’apparato respiratorio, che ‘restringe’ le vie aeree riducendo il passaggio dell’aria verso i polmoni e distrugge così il tessuto polmonare dove avviene lo scambio di ossigeno con il sangue. E’ importante intercettarla ai primissimi sintomi, non sottovalutarla e ricordarsi che il fattore di rischio principale è tuttora il fumo”.
Un’indagine condotta da GfK Eurisko in cinque Paesi europei (Italia, Germania, Regno Unito, Belgio e Spagna) su un campione di 4.250 over 18 con Bpco, secondo quanto riferito dagli esperti nel coso del congresso milanese, indica che nel 79% dei casi i pazienti hanno difficoltà a fare qualsiasi tipo di attività sportiva e nel 62% non riescono a dedicarsi come vorrebbero al proprio hobby, a prendersi cura dei bambini o a giocare con loro. Il 56% dei malati limita i viaggi, il 53% la vita affettiva, il 47% gli incontri con gli amici e il 42% le uscite per andare al ristorante, al cinema, a teatro, al pub. “Per questo – rimarca Santus – è essenziale riuscire a trovare nuovi approcci terapeutici in grado di migliorare la qualità della vita dei pazienti, costretti a convivere con una patologia cronica caratterizzata da sintomi fortemente impattanti quali fiato corto, stanchezza, tosse secca e difficoltà respiratorie”.
A dimostrare i benefici dell’approccio naturale a base di arginina e vitamina C è un lavoro multicentrico condotto su 150 pazienti con Bpco divisi in 2 gruppi: a circa la metà, in aggiunta alla terapia inalatoria standard, è stato dato il mix; agli altri un placebo. All’inizio dello studio tutti i partecipanti avevano simili caratteristiche e gravità di malattia, ma successivamente sono emerse “significative differenze fra i due gruppi in termini di qualità della vita e di benessere percepito”. Dopo quattro settimane di trattamento, i ricercatori hanno registrato “un significativo miglioramento nella scala Crq, un questionario di misurazione utilizzato per valutare la qualità della vita e che tiene conto nello specifico di 4 aspetti: dispnea, affaticamento, funzione emotiva e capacità di svolgimento delle attività quotidiane”. In particolare, i pazienti trattati “hanno beneficiato di una significativa riduzione della dispnea“. È stato osservato inoltre “un significativo miglioramento nella scala Lcadl (London Activity of Daily Living Scale), un altro strumento che valuta il livello di dispnea durante le attività quotidiane, la cura di sé, le attività domestiche, l’attività fisica e le attività ricreative”.
“I dati indicano chiaramente che il mix di arginina e vitamina C, in aggiunta alla terapia inalatoria standard in fase clinicamente stabile, è capace di indurre un miglioramento della qualità di vita e della dispnea” commenta Santus. “L’arginina è un amminoacido con un ruolo nella produzione di ossido nitrico (NO), prodotto dall’endotelio come modulatore del tono vascolare. La produzione di livelli adeguati di NO nell’endotelio vascolare è fondamentale per la regolazione del flusso sanguigno e per la vasodilatazione, fattori che contribuiscono a migliorare la performance muscolare. La vitamina C liposomiale, invece, grazie a una nanotecnologia che ne ottimizza l’assorbimento senza effetti collaterali, riduce lo stress ossidativo e migliora lo stato di salute generale dell’apparato respiratorio”.
“Alla luce di questi dati – conclude l’esperto – sono necessari ulteriori futuri studi che ci consentano di individuare i fattori predittivi della risposta clinica al mix di arginina e vitamina C, somministrata in aggiunta all’abituale terapia inalatoria, nei pazienti con Bpco”.