Roma, 21 novembre – Sulle liste d’attesa, il bartaliano “Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare” forse potrebbe risultare un po’ eccessivo, ma certamente di sbagliato e da rifare c’è molto. Questo, almeno, è il parere della Sezione Centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti, che ha appunto condotto un’analisi sulla riduzione delle liste di attesa relative alle prestazioni sanitarie non erogate nel periodo di emergenza epidemiologica da Covid-19, esaminando l’adeguatezza dell’azione amministrativa posta in essere dal ministero della Salute in attuazione delle norme sul recupero delle liste di attesa.
Gli esiti, approvati con Delibera n. 90/2024/G, non sono davvero confortanti: il controllo sull’attuazione delle misure assunte durante l’emergenza pandemica, con oltre 2 miliardi di euro stanziati per la riduzione delle liste d’attesa tra il 2020 e il 2024, ha infatti evidenziato criticità nella metodologia adottata, basata su dati auto-certificati da parte di Regioni e Province autonome che appaiono non omogenei, stante il mancato utilizzo di flussi informativi nazionali e di sistemi informativi strutturati, allo stato non disponibili.
Il documento – spiega una nota – evidenzia le difficoltà incontrate dal ministero stesso nello svolgimento delle attività di coordinamento e monitoraggio, sia sul versante della verifica dell’avvenuta programmazione, sia per quanto attiene alla capacità delle autonomie territoriali nel comunicare tempestivamente il grado di raggiungimento degli obiettivi da esse programmati.
I dati trasmessi da Regioni e Province autonome, infatti – specifica la Corte – risultano spesso parziali e disomogenei e, dunque, non confrontabili fra loro per le diverse metodologie applicate alle stime dei ricoveri e delle prestazioni non erogate, con informazioni che non forniscono sempre quadri aggiornati e completi, dai quali potrebbe emergere un utilizzo regionale delle risorse stanziate maggiormente orientato al ripianamento dei disavanzi sanitari e a un abbattimento solo residuale delle liste di attesa, stante l’ampia finalizzazione prevista dalla normativa vigente che potrebbe indurre le Regioni a operare in tal senso.
“Nell’ambito, dunque, della competenza statale sul coordinamento informativo, statistico e informatico dei dati” conclude la nota “la Corte ha auspicato lo sviluppo di un apparato organizzativo e informativo per il monitoraggio sul conseguimento degli obiettivi in materia, viste anche le risorse stanziate, proprio di recente, per la riduzione del fenomeno”.