Roma, 22 novembre – Sono stati i numeri i protagonisti indiscussi della IX convention annuale di Federfarma Servizi, la sigla delle società di farmacisti che operano nella distribuzione intermedia di farmaci e dispositivi medici, tenutasi il 19 e 20 novembre al Carpegna Palace di Roma. Numeri importanti, che parlano di 10mila farmacie servite, 850 milioni di confezioni movimentate, 150 milioni di chilometri percorsi per una gestione complessiva di 15 milioni di consegne.
Cifre impressionanti, che restituiscono il senso e la dimensione del contributo della distribuzione intermedia al servizio farmaceutico nazionale e che però non trovano alcun riscontro e riconoscimento nei margini di remunerazione del settore: per ogni confezione gestita, ha spiegato Federfarma Servizi, “i distributori sostengono un costo di 90 centesimi, a fronte del recupero di 60. Il calcolo è presto fatto e il risultato è di segno negativo: una perdita secca di 30 centesimi a unità”.
Evidente il corto circuito: da una parte un servizio essenziale per la comunità che mantiene standard di qualità elevatissimi; dall’altra 15 anni di mancato aggiornamento della remunerazione che, in combinazione con l’aumento dei costi, ha reso il medesimo servizio insostenibile nei fatti.
“È esattamente questa la fotografia della crisi che dà il titolo alla nostra convention 2024 (Il ritratto della Salute, NdR)” spiega il presidente di Federfarma Servizi, Antonello Mirone (nella foto) “e che fa da sfondo a un ritratto fortemente a rischio della salute pubblica, in assenza di misure adeguate”.
Misure che si confida possano arrivare con la manovra di bilancio 2025, che nel testo pervenuto all’esame della Camera apre in effetti qualche spiraglio per il comparto: l’articolo 57 del Ddl Bilancio 2025 introduce infatti una Rideterminazione delle quote di spettanza delle aziendefarmaceutiche e dei grossisti, aumentando il margine di questi ultimi dello 0,65%, dopo oltre 15 anni. Inoltre, prevede un contributo aggiuntivo di 5 centesimi euro per ogni confezione di farmaco di classe A distribuita, con un limite massimo di 50 milioni di euro per gli anni 2026 e 2027. Misure contro le quali – è opportuno ricordarlo – ha subito cannoneggiato ad alzo zero l’industria con Farmindustria ed Egualia, chiedendone la correzione in sede di discussione parlamentare.
In ogni caso, rileva Mirone, “dopo anni di appelli, qualcosa si muove e questi interventi potrebbero rappresentare una boccata di ossigeno per un settore che, nonostante i numerosi ostacoli, continua a svolgere un ruolo determinante nella filiera della salute, con un impatto diretto e positivo sulla vita della collettività”.
Perché è proprio la distribuzione intermedia che garantisce la continuità e puntualità nella disponibilità di farmaci e dispositivi medici in farmacia e quindi l’accesso alle cure per tutti i cittadini anche nelle aree più marginali e meno servite, come quelle interne e rurali: un servizio indispensabile e meritorio che attraverso un impegno quotidiano consente il pieno esercizio del diritto alla salute.
Oggi Federfarma Servizi riunisce 19 aziende di farmacisti distribuite su tutto il territorio italiano, che generano un fatturato complessivo di 5,3 miliardi di euro e occupano 3.700 professionisti, di cui il 42% donne e il 28% under 35: “Dati che mostrano il potenziale di un comparto che, pur nelle difficoltà, offre un contributo produttivo significativo alla filiera della salute”, rivendicano i distributori.
“Ad oggi il nostro impegno è immutato” conclude Mirone. “Continuiamo a garantire un supporto indispensabile alle farmacie, permettendo loro di rimanere un presidio sanitario territoriale fondamentale, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. Auspichiamo di poterlo fare presto in condizioni di ritrovata sostenibilità”.