Roma, 26 novembre – Le dinamiche demografiche che consolidano il processo di invecchiamento della popolazione, con una correlata crescita dell’impatto delle malattie croniche, reclamano adeguate misure di contrasto finalizzate a mantenere – in un contesto di necessità crescenti – la sostenibilità del sistema sanitario e con essa le condizioni per garantire la salute dei cittadini. Il problema è che quadrare il cerchio è impresa assai ardua (secondo per qualcuno addirittura impossibile, a meno di non sparigliare le carte e cambiare approccio e paradigmi. Ed è proprio in questa direzione che vanno le indicazioni emerse dalla seconda edizione del Forum sulla prevenzione vaccinale dell’anziano e del fragile organizzato da Italia Longeva, l’associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva, che il 21 novembre ha riunito al ministero della Salute tutti i principali stakeholder che si occupano di prevenzione tra istituzioni, esperti sanitari, professionisti e operatori del settore. Il messaggio univoco emerso dall’importa assise è la necessità di interrompere la rincorsa per la “cura della fragilità” in favore di un modello assistenziale fondato sulla prevenzione, a partire da quella vaccinale.
Influenza, polmonite pneumococcica, herpes zoster, virus respiratorio sinciziale – e ancora il Covid 19 – hanno un impatto altissimo sulle persone in condizioni di fragilità legate alla vecchiaia e alla presenza di comorbilità, che si traduce in ospedalizzazioni e decessi, ma anche in disabilità gravi che precludono un invecchiamento in salute, oltre ad aggravare i costi per il Servizio sanitario nazionale. Tutte evoluzioni prevenibili attraverso la vaccinazione: uno strumento efficace, sicuro e gratuito per i fragili, che, riducendo l’incidenza delle infezioni, potrebbe contribuire anche a combattere una delle principali minacce per la salute pubblica, quella dell’antimicrobico-resistenza.
“Negli ultimi decenni, l’aspettativa di vita ha raggiunto livelli altissimi, soprattutto per le donne, ma se l’invecchiamento non si accompagna a una buona qualità della vita, oltre a trascorrere l’ultima parte della nostra esistenza in condizioni di disabilità, rischiamo di costare troppo alle Casse dello Stato” ha commentato Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva (nella foto). “In Italia abbiamo quasi un milione di ultranovantenni: è evidente che per rendere sostenibile questo traguardo, dobbiamo fare in modo che gli anziani ci arrivino nella miglior buona salute possibile. Ciò significa adottare sani stili di vita e ricorrere alle strategie di prevenzione disponibili, a partire dalla vaccinazione che è l’unica fonte gratuita di longevità che ci offre la scienza per evitare la mortalità e la morbilità associate alle malattie infettive più temibili nell’anziano: influenza, polmonite pneumococcica, virus respiratorio sinciziale, herpes zoster”.
Grande attenzione è stata posta al tema dell’esitazione vaccinale, rispetto al quale è stata ribadita la necessità di rafforzare la ‘buona’ comunicazione, cioè che sia chiara, diretta, capillare e soprattutto univoca nei messaggi veicolati all’opinione pubblica. Ancora, gli esperti hanno condiviso l’urgenza di rimuovere alcuni ostacoli di tipo organizzativo che riguardano, per esempio, l’anagrafe vaccinale e l’impossibilità per gli operatori sanitari di accedere agli elenchi dei soggetti fragili verso i quali la vaccinazione è raccomandata. Aspetto, quest’ultimo, fondamentale nell’ottica di potenziare la chiamata vaccinale attiva e realizzare quella medicina d’iniziativa che rappresenta il pilastro di un servizio sanitario che punta sulla prevenzione e la promozione della salute.
Durante i lavori del Forum di Italia Longeva è emerso anche l’importante ruolo dei vaccini per combattere l’antimicrobico-resistenza, un problema prioritario di sanità pubblica che riguarda da vicino gli anziani, più esposti all’aggressione di agenti patogeni in virtù della loro condizione di fragilità.
“L’unica strada percorribile è quella che mette la prevenzione al centro delle strategie di presa in carico della cronicità e della fragilità: ciò significa superare le barriere organizzative e infrastrutturali che pesano su un’efficace implementazione delle campagne vaccinali” ha concluso al riguardo Bernabei ” ma soprattutto sostenere un cambiamento culturale a supporto della corretta informazione sui vaccini e sul loro ruolo di generatori di salute”.