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martedì 10 Dicembre 2024
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Rilmenidina, farmaco “vecchio” che potrebbe essere il futuro nell’anti-invecchiamento

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Roma, 25 novembre – La rilmenidina, comune e ben noto farmaco utilizzato contro l’ipertensione, potrebbe avere anche la fin qui insospettate inaspettate proprietà di essere efficace nella lotta contro l’invecchiamento. L’ipotesi scaturisce da uno studio pubblicato poco meno di due anni fa (febbraio 2023) sulla rivista  Aging Cell, riproposto ieri dal sito italiano ScienzeNotizie.

Nello studio condotto da un’équipe di ricercatori svizzeri, inglesi e statunitensi, il farmaco ha dimostrato di prolungare la vita e migliorare la salute di vermi Caenorhabditis elegans, aprendo uno scenario di straordinario interesse, ovvero di poter  essere impiegato anche per uso umano per contribuire a vivere più a lungo e in salute.

Già ricerche precedenti avevano evidenziato la capacità di rilmenidina di imitare gli effetti della restrizione calorica, che – come dimostrato da numerosi studi come questo condotto dal prof. Vishwa Deep Dixit (nella foto) della Yale School of Medicine e pubblicato sulla rivista Science – ha effetti protettivi contro l’invecchiamento e  le malattie ad esso legate. Il problema è che ottenere la restrizione calorica attraverso il rispetto di una dieta che non può che essere necessariamente rigorosa non solo è tutt’altro che facile, ma non è esente da effetti collaterali (come vertigini, fragilità ossea,  perdita di capelli) che possono risultare scoraggianti.

Il vantaggio della rilmenidina, secondo quanto emerso dallo stadio citato in premessa, è che sembrerebbe assicurare i benefici della restrizione calorica senza dover passare attraverso la drastica riduzione dell’introito calorico. I Caenorhabditis elegans trattati con il farmaco hanno mostrato una vita più lunga e una salute migliore, ed effetti simili sono stati riscontrati anche nei tessuti renali ed epatici dei topi. Questa  proprietàdella rilmenidina, secondo quanto ipotizzato dai ricercatori, dipende da un recettore chiamato nish-1: quando disattivato, i benefici del farmaco scomparivano. Al contrario, il ripristino del recettore riportava i vantaggi, aprendo la strada a futuri interventi mirati.

A rendere la rilmenidina un candidato di sicuro interesse come rimedio anti-aging sono alcune delle sue caratteristiche: è un farmaco noto e ampiamente diffuso, si assume per via orale e ha pochi e generalmente lievi effetti collaterali, oltre a essere già utilizzato per il trattamento della pressione alta, situazione che, laddove gli studi fin qui condotti trovassero conferma anche nei trial sugli esseri umani, potrebbe rendere più agevole ottenere un futuro via libera a un’estensione delle sue indicazioni  terapeutiche e alla sua integrazione in protocolli clinici per rallentare l’invecchiamento.

Ma per ora, nonostante i primi risultati promettenti,  si tratta solo di scenari futuribili e la prospettiva di un uso anti-aging di rilmenidina è ancora molto lontana, attesa come è da un lungo e impegnativo percorso di ulteriori studi approfonditi. Ma resta, ovviamente, una prospettiva di straordinario interesse, perché – come sostenuto da uno degli autori corrispondenti dello studio pubblicato da Aging Cell João Pedro Magalhães (nella foto), oggi docente di Biogerontologia moleculare all’università di Birmingham, disporre di un farmaco in grado di rallentare anche solo lievemente l’invecchiamento avrebbe benefici immensi per una popolazione globale sempre più avanti con l’età.

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