Roma, 29 novembre – Con buona pace della narrazione e dei desiderata del Governo, il modello della famiglia tradizionale, cellula di base di un’ordinata costruzione sociale cementata dai valori religiosi e patriottici – il classico Dio, Patria e famiglia, insomma, che ancora risuona stentoreo nei discorsi degli esponenti della maggioranza che guida il Paese, dove peraltro, a giudicare dalle scelte personali, non sono pochi a predicare bene e razzolare male – non è più l’unico e il solo al quale guardano gli italiani, sempre più orientati a scelte di vita che privilegiano altri modelli.
A dirlo – con la fredda precisione che li distingue – sono i dati rilevati dall’Istat, l’Istituto nazionale di statistica. Che ci dicono che dal 2011 al 2021 le coppie con figli conviventi si riducono di oltre un milione e 200mila, con una tendenza al calo ancora più forte rispetto all’inizio del nuovo millennio (-507 mila dal 2001 al 2011).
Diminuiscono anche le coppie senza figli conviventi (-3% rispetto al 2011) e aumentano invece i nuclei mono-genitore, ovvero padri e madri soli con uno o più figli, che passano da circa 2 milioni 650mila del 2011 a più di 3 milioni e 800mila nel 2021 (+44%).
Vediamo qual è la situazione generale, per comprendere un po’ meglio (sempre che lo si voglia fare…) in quale Paese viviamo: in Italia il Censimento permanente del 2021 ha contato 26.206.246 famiglie con un incremento del 6,5% rispetto al 2011 (quando erano 24.611.766). All’interno delle famiglie è possibile individuare i nuclei familiari, costituti dalle persone che vivono in coppia, con figli e senza figli, o dai genitori soli con figli. La maggior parte delle famiglie è composta da un solo nucleo (il 59,7% del totale), una quota piuttosto esigua (pari a 1,5%) da due o più nuclei, mentre il 38,8% non ha nucleo, come le famiglie uni-personali e quelle formate da più persone senza legami di coppia o di tipo genitore-figlio. Nel complesso, nel 2021, i nuclei familiari censiti sono 16.438.655, in calo rispetto al Censimento del decennio precedente (erano 16.648.813) e di circa 300mila unità in più rispetto al Censimento del 2001.
Famiglie, i mutamenti riflettono le trasformazioni demografiche e sociali
Ciò che cambia negli ultimi decenni non è tanto la consistenza, quanto le modalità con cui si vive in famiglia: alcune forme si consolidano, altre mostrano un declino e altre ancora aumentano, come le coppie dello stesso sesso. Infatti, osservando le principali tipologie di nuclei, diminuiscono in modo significativo le coppie con figli, in misura minore quelle senza figli e crescono i nuclei mono-genitore (padri e madri soli con uno o più figli). I mutamenti nelle forme di vita familiare riflettono le trasformazioni demografiche e sociali in atto ancora oggi in Italia. I cambiamenti degli stili di vita, la contrazione della fecondità, l’aumento delle separazioni e dei divorzi, la crescente instabilità delle relazioni di coppia, il prolungamento della durata di vita favoriscono la formazione di nuclei familiari sempre più piccoli e di strutture familiari più flessibili che si allontanano dal modello tradizionale.
Diminuiscono di oltre un milione e 200mila le coppie con figli, che passano dagli 8.766.690 del Censimento 2011 ai 7.537.874 del 2021, confermando la tendenza al calo già evidenziata all’inizio del nuovo millennio (erano oltre 9 milioni e 200mila). Va in ogni caso rilevato che costituiscono ancora il tipo di nucleo prevalente e rappresentano il 45,8% del totale dei nuclei familiari (erano il 52,7% nel 2011 e il 57,5% nel 2001). Con il Censimento 2021 sono state rilevate 5.078.312 coppie senza figli (30,9% del totale dei nuclei familiari), con un decremento del 3,0% circa rispetto a 10 anni prima (5.230.296). I nuclei monogenitoriali ammontano a 3.822.469 e sono costituiti per la gran parte (77,6%) da madri sole che vivono con i propri figli; queste rappresentano il 18,1% del totale dei nuclei familiari, mentre i padri con figlio/i costituiscono il 5,2%.
Nel corso dell’ultimo decennio inter-censuario sono aumentati sia i mono-genitori di sesso femminile sia quelli di sesso maschile, compensando in parte la riduzione delle coppie. Le madri sole nel 2021 sono 2.967.420, mostrando un incremento del 35,5% rispetto al Censimento 2011 (erano 2.189.201), il numero di padri soli è pari a 855.049 con una variazione dell’85,0% circa (462.626 nel 2011).
Mono-genitorialità, otto genitori “soli” su 10 sono donne
Data la crescente diffusione dei nuclei mono-genitoriali, sia in termini assoluti che relativi, è interessante approfondire alcune caratteristiche demografiche che consentano di descrivere la loro composizione e i motivi che portano il fenomeno a essere così numericamente consistente. Il confronto con il passato mostra il passaggio da una ‘vecchia’ forma di mono-genitorialità, originata specialmente dalla vedovanza, a una nuova forma, derivante soprattutto dallo scioglimento volontario dei matrimoni, dalle nascite fuori dai matrimoni e dai genitori single. Come confermato dai risultati del Censimento 2021, ciò che maggiormente impatta su questo fenomeno è la crescente instabilità coniugale; sono infatti separati (di fatto o legalmente) o divorziati circa la metà dei genitori soli (per un totale di 1.759.628), vedovi il 30,7% (1.174.425), mentre il 22,0% dei mono-genitori non si è mai sposato anche se non è escluso che abbia sperimentato una precedente convivenza in coppia. Al 2011, in occasione dell’ultima rilevazione censuaria decennale, si registrava, al contrario, una maggior incidenza di vedove/i (il 36,5%) e un minor peso di separate/i e divorziate/i pari al 30,4%. A significare che le trasformazioni sociali sono molto più rapide di quanto si sia portati a pensare,
La condizione di ‘genitore solo’ è quasi una prerogativa femminile (otto casi su 10): le donne continuano a vivere con i figli a seguito di una separazione o di un divorzio non solo perché nelle separazioni giudiziali si tende a privilegiare fortemente l’affidamento materno, ma anche perché in tal senso si accordano la maggior parte degli ex coniugi quando ricorrono alla separazione consensuale. Inoltre, gli uomini si trovano più frequentemente a costituire una nuova unione anche in seguito a un evento di vedovanza. Il 45,2% dei genitori soli con figli ha tra i 45 e i 64 anni, il 25,3% ne ha meno di 45 e il rimanente 29,5% è over-65. Gli over-85 rappresentano il 7,1% dei mono-genitori e sono più che raddoppiati nell’arco dell’ultimo decennio inter-censuario (da 125.920 a 272.747), segno del progressivo invecchiamento della popolazione e della necessità di cure agli anziani da parte dei figli.
Coppie con figli, nel Mezzogiorno del Paese la quota più elevata
Osservando la distribuzione territoriale, anche per il 2021 come in occasione dei censimenti passati si evidenzia un divario nella composizione delle famiglie tra le ripartizioni meridionali e quelle settentrionali. Le coppie con figli sono maggiormente rappresentate nel Mezzogiorno, con valori superiori a quello nazionale (45,8%) e massimi al Sud (il 50,5% del totale dei nuclei); al contrario, la percentuale di coppie senza figli è più elevata nel Nord Italia, il picco è nel Nord-ovest con una quota (34,5%) che supera di circa 4 punti percentuali quella italiana (30,9%). A livello regionale, in Basilicata, Campania e Puglia più della metà dei nuclei familiari è composto da coppie con figli (rispettivamente il 51,8 %, il 51,4% e il 50,7%); fra le regioni che registrano valori inferiori al dato italiano nel complesso, oltre alla Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (40,7%) e al Piemonte (il 41,3%), spicca la Liguria che fa registrare il valore minimo pari al 37,2%. Piemonte e Friuli-Venezia Giulia sono, invece, in cima alla graduatoria per incidenza di coppie senza figli con valori che superano in entrambi i casi il 36,0%, mentre tutte le regioni del Sud, le due Isole maggiori e il Lazio non raggiungono la soglia del 30,0%.
Nel decennio inter-censuario il calo delle coppie, e in particolare di quelle con figli, ha coinvolto indistintamente tutto il territorio italiano, seppure con intensità differente. La Sardegna è la regione che ha sperimentato tra il 2011 e il 2021 la riduzione più marcata di coppie con figli, diminuendo di 10 punti percentuali (da 55,9% a 45,8%), seguita da Campania e Calabria (per entrambe circa 8 punti percentuali in meno).
Nell’edizione 2021 del Censimento permanente, la percentuale di mono-genitori sul totale dei nuclei familiari risulta piuttosto simile tra le diverse ripartizioni geografiche; solo per il Centro le quote di madri sole e di padri soli con figli sono più elevate che nel complesso del Paese (pari rispettivamente al 20,6% e al 6,0% del totale nuclei). Le differenze più significative si registrano per il Lazio che presenta le quote massime con il 23,1% di madri e il 6,7% di padri soli con figli, seguito dalla Liguria con il 21,2% e il 5,8% rispettivamente; invece i valori più bassi si osservano per la Provincia autonoma di Trento, la Basilicata e il Veneto, che non raggiungono il 16,0% nel caso dei mono-genitori donne. Anche nel caso dei nuclei mono-genitoriali la variazione rispetto al passato è generalizzata sul territorio, con un aumento tra i censimenti 2011 e 2021 che riguarda tutte le ripartizioni e le Regioni italiane.
Le madri che vivono da sole con prole crescono soprattutto al Centro Italia e al Sud dove, probabilmente, influisce anche il fenomeno dei cosiddetti ‘pendolari della famiglia’ che per opportunità lavorative, specialmente gli uomini, vivono regolarmente in un luogo differente dall’abitazione della propria famiglia e vi fanno ritorno solo periodicamente, contribuendo a generare nuclei familiari formati da donne che rimangono a vivere da sole con i figli. Con riferimento a questi nuclei, per le regioni Abruzzo, Puglia, Sicilia e Umbria si osserva una variazione in termini percentuali superiore a +40,0%. Per i padri soli con figli l’aumento è particolarmente evidente in alcune regioni settentrionali tra cui spiccano Lombardia e Veneto dove questi nuclei sono quasi raddoppiati nell’arco di 10 anni.
Sempre più coppie anziane formate da over 65, diminuiscono le coppie under 45
La caratterizzazione delle coppie in base all’età dei partner fornisce ulteriori elementi utili a comprendere i cambiamenti nella loro composizione interna. Le coppie tendono a essere sempre più anziane: cresce nel tempo il peso di quelle formate da partner ultra-sessantacinquenni per effetto dell’allungamento della speranza di vita che rende più facile che una coppia rimanga intatta nell’ultima parte del ciclo di vita. Tra il censimento del 2011 e quello del 2021, nonostante il calo del numero complessivo di coppie, quelle composte da due individui con più di 65 anni aumentano da 2.911.943 a 3.413.922 e rappresentano, rispettivamente, il 20,8% e il 27,1% del totale. La quota supera il 30,0% in Liguria e in Umbria, le Regioni con la struttura demografica più anziana.
Di contro, si osserva una contrazione delle coppie costituite da due partner con meno di 45 anni (dal 27,3% al 19,2%), su cui presumibilmente impatta la maggiore instabilità coniugale e la scelta di vivere la relazioni di coppia senza coabitare.
Tra le coppie con figli si riduce il peso di quelle in cui entrambi i genitori hanno meno di 35 anni, segno anche di una posticipazione del momento in cui si procrea, trattandosi di coppie che si trovano nella fase iniziale dell’età riproduttiva: al censimento 2011 si registrava un’incidenza pari al 6,8%, mentre al 2021 si scende al 4,7%.