Roma, 29 novembre – Cresce la povertà sanitaria in Italia, dove nel 2024 oltre 463mila cittadini (7 residenti su mille) si sono trovati nella condizione di dover chiedere aiuto a una delle 2.011 realtà assistenziali convenzionate con il Banco farmaceutico per ricevere gratuitamente farmaci e cure che, altrimenti, non avrebbero potuto permettersi.
Il dato – in aumento dell’8,43% rispetto al 2023, quando le persone in povertà sanitaria erano 427.177 – è stato reso noto in occasione della presentazione alla Camera dei deputati di un libro curato dall’Osservatorio sulla povertà sanitaria (Opsan). il team di ricerca istituito nel 2013 da Banco farmaceutico, composto da accademici e esperti nel campo delle discipline mediche, sociali e statistiche. Eloquente il titolo della pubblicazione, Tra le crepe dell’universalismo – Disuguaglianze di salute, povertà sanitaria e Terzo settore in Italia, edita da il Mulino e realizzata grazie al contributo incondizionato di Aboca, Ibsa Italy e Doc Generici.
Dal libro, emerge uno spaccato su un fenomeno, quello dei “poveri sanitari”, che purtroppo continua a crescere. Ma chi sono? Sui 463.176 censiti da Opsan, prevalgono gli uomini (54% del campione, contro il 46% delle donne) e persone in età adulta (18-64 anni, pari al 58%). Ma resta significativa la quota dei minori, che sono 102mila (pari al 22%), più degli anziani che corrispondono al 19% (88mila). Sostanzialmente sovrapponibili sono le quote dei cittadini italiani (49%, pari a 225.594 unità) e di quelli stranieri (51%, pari a 237.583 unità). Considerando le condizioni di salute, i malati acuti (65%) superano in misura consistente i malati cronici (35%).
Ad alimentare il fenomeno contribuisce certamente l’aumento della spesa farmaceutica sostenuta dalle famiglie, in crescita ormai da sette anni consecutivi a fronte della quota a carico del Servizio sanitario nazionale che invece diminuisce. Nel dettaglio, per esempio nel 2023 (ultimi dati Aifa) la spesa complessiva delle famiglie è stata pari a 23,64 miliardi di euro, 1,11 miliardi in più (+3%) rispetto al 2022, quando la spesa era di 22,535 miliardi. Tuttavia, solo 12,99 miliardi di euro (il 55%) sono a carico del Ssn (erano 12,61 nel 2022, pari al 56%). Restano 10,6 miliardi (45%) pagati interamente dalle famiglie (erano 9,91 nel 2022, pari al 44%).
Rispetto all’anno precedente, dunque, le famiglie hanno pagato di tasca propria 731 milioni di euro in più (+7,4%). In sette anni (2017-2023), la spesa farmaceutica a loro carico è cresciuta di oltre 2,5 miliardi di euro (+31,9%). Questa quota a carico riguarda tutte le famiglie, anche quelle povere, che devono pagare interamente il costo dei farmaci da banco a cui si aggiunge (salvo esenzioni) il costo dei ticket, chiarisce il Banco farmaceutico.
Le difficoltà riguardano anche le famiglie non povere. I dati più recenti di Istat rilevano che, complessivamente, 4 milioni e 422mila famiglie (16,8% del totale, pari a circa 9 milioni e 835mila persone) hanno cercato di limitare la spesa per visite mediche e accertamenti periodici di carattere preventivo. Tra queste, 678mila famiglie sono in condizioni di povertà assoluta (31% del totale, composte da circa 1 milione e 765mila persone), mentre 3 milioni e 744mila sono famiglie non povere.
L’unica possibilità per contenere le spese, per le famiglie, è quella di limitare il numero di visite e accertamenti, oppure rinviarle e rinunciare a una parte delle cure necessarie. La strada della rinuncia è seguita, complessivamente, da 3 milioni e 369mila famiglie. Ha rinunciato almeno una volta il 24,5% delle famiglie povere, contro il 12,8% di quelle non povere. Significa che 536mila famiglie indigenti sono particolarmente esposte al rischio di compromettere o peggiorare la propria salute, fanno notare gli esperti.
“I dati e le analisi del nostro Osservatorio sulla povertà sanitaria raccontano di un Paese in cui le persone fragili faticano a prendersi cura della propria salute” commenta Sergio Daniotti (nella foto), presidente della Fondazione Banco farmaceutico Ets “ma indicano anche nella collaborazione ampia e consapevole tra tanti soggetti (realtà non profit, farmacisti, medici, aziende, cittadini e istituzioni) il metodo per rispondere alla loro esigenza di benessere integrale, fatto di esigenze fisiche, ma anche spirituali, di cure mediche e farmacologiche, ma anche di accoglienza e comprensione. Contrastare la povertà sanitaria significa praticare gesti di gratuità in grado di aiutare, concretamente, le persone che hanno bisogno; ma anche” conclude Dainotti ” approfondire il fenomeno attraverso un lavoro culturale che contribuisca a far prendere sempre più coscienza dell’entità del fenomeno, e dell’importanza di quel sistema di realtà del Terzo settore che, insieme alla sanità pubblica e privata, sta garantendo la sostenibilità di un Ssn il cui universalismo è sempre più a rischio”.