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mercoledì 12 Febbraio 2025
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Malattie croniche, in Italia costano 65 miliardi all’anno, servono nuovi paradigmi per gestirle

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Roma,  6 dicembre – Le malattie croniche in Italia colpiscono 24 milioni di persone, sono responsabili dell’85% dei decessi complessivi e generano una spesa sanitaria complessiva, per la loro gestione, che supera i 65 miliardi di euro all’anno.

Questo lo scenario – che evidenzia la necessità di interventi mirati in materia di prevenzione, percorsi di presa in carico e accesso all’innovazione anche al fine di garantire la sostenibilità del Ssn – che è stato discusso e approfondito in occasione della presentazione a Roma del progetto di The European House – Ambrosetti Verso un nuovo paradigma per la gestione della spesa per la cronicità – Un focus sulla spesa relativa al paziente con patologia cardio-nefro-metabolica.  Il progetto ha visto la realizzazione di sei tavole rotonde multidisciplinari regionali con il coinvolgimento di oltre 40 esperti tra clinici, associazioni di pazienti, rappresentanti delle farmacie e decision maker, i cui risultati sono stati raccolti all’interno di un paper che è stato presentato il 3 dicembre a Roma, in occasione dell’evento Ripensare le cronicità – L’impatto dell’innovazione per un Ssn sostenibile.

Il convegno, anche alla luce degli sviluppi della classe degli Slgt2i che ha cambiato il paradigma di trattamento in ambito diabetologico, cardiologico e nefrologico, ha permesso di affrontare anche aspetti di dettaglio per ripensare le cronicità. “I numeri delle cronicità in termini di mortalità, disabilità e impatto economico ci spingono a riflettere sull’evoluzione degli attuali modelli di gestione” ha spiegato Rossana Bubbico, senior consultant di The European House Ambrosetti. “In questo contesto, l’accelerazione delle innovazioni scientifiche e tecnologiche oltre a rappresentare un’opportunità per il nostro sistema sanitario si configura anche come una necessità per migliorare lo stato di salute delle persone e dare una risposta più efficace ai nuovi bisogni di una popolazione sempre più anziana e fragile. Oggi però l’accesso all’innovazione farmacologica è ostacolato da una visione parcellizzata e a silos che guarda soltanto all’aumento della spesa farmaceutica senza considerare l’intero percorso del paziente, e le possibili riduzioni di altre voci di spesa sanitaria e sociale, senza considerare il miglioramento dello stato di salute del paziente”.

Per quanto riguarda il diabete mellito di tipo 2, per esempio, una condizione che interessa 3,7 milioni di individui, gli Sglt2i hanno evidenziato di poter ridurre il tasso di ospedalizzazione, con una riduzione associata dei costi evitati per il sistema sanitario pari a oltre 11 milioni di euro e una potenziale riduzione dei costi indiretti. Nel caso della malattia renale cronica, che riguarda il 7% della popolazione italiana con una spesa associata che nel 2021 ha raggiunto i 4 miliardi di euro, l’utilizzo degli Sglt2i ha dimostrato di rallentare la progressione della malattia.

Anche per il trattamento dello scompenso cardiaco, l’utilizzo di questa classe di farmaci ha migliorato gli esiti clinici, offrendo una gestione più efficace della condizione. Un avvio tempestivo del trattamento, con un ruolo chiave della diagnosi precoce, come nel caso dello scompenso cardiaco, rimane comunque cruciale. Utile all’individuazione della malattia è il test di laboratorio Ntprobnp, un bio-marcatore rilasciato dal cuore in risposta a diversi tipi di stress, come la dilatazione e la disfunzione cardiaca.

“Lo scompenso cardiaco deve essere diagnosticato il più precocemente possibile” ha spiegato Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società italiana di cardiologia (nella foto). “Il progetto in Campania si propone di verificare se, attuando lo screening nelle farmacie che possono effettuare dal prelievo digitale il dosaggio dei peptidi natriuretici, si ottiene una facilitazione del percorso diagnostico, che resta verificato dallo specialista”.

Il Piano nazionale delle cronicità raccomanda l’implementazione di interventi di promozione della salute e prevenzione primaria e secondaria anche sul  territorio, in ambulatori e farmacie, per poi proseguire con una presa in carico specifica, per aumentare le possibilità di intercettare i pazienti.

“Il farmacista sta assumendo un ruolo sempre più attivo nel campo della prevenzione primaria e secondaria” ha spiegato Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini di farmacisti italiani (nella foto) “attraverso prestazioni in costante crescita che vanno dalle analisi di prima istanza ai programmi di screening ai servizi di telemedicina che, in alcune Regioni, sono già rimborsate dal Servizio sanitario regionale. La farmacia di prossimità è e sarà sempre di più un luogo di prevenzione, e il progetto pilota sulla diagnosi precoce dello scompenso cardiaco che verrà implementato nelle farmacie campane è un esempio concreto dell’importante ruolo del farmacista nella presa in carico delle cronicità. Oggi più che mai, rafforzare le opportunità di prevenzione cardiovascolare sul territorio significa investire sulla salute e la qualità di vita dei pazienti e sulla sostenibilità del servizio sanitario”.

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