banner
mercoledì 15 Gennaio 2025
banner

Parkinson, allo studio negli USA farmaco che potrebbe rallentare il declino cognitivo

banner

Roma, 10 dicembre – La malattia di Parkinson, patologia neuro-degenerativa caratterizzata da rigidità muscolare, tremori e difficoltà motorie, è spesso associata anche a disturbi cognitivi che possono degenerare in quadri gravi come la demenza. Si calcola che il 25-30% dei pazienti presenta compromissioni cognitive al momento della diagnosi,  percentuale che nel tempo aumenta fino a superare il 50% dei casi. E se per contrastare i sintomi motori sono disponibili una serie di farmaci, il declino cognitivo rimane invece privo di trattamenti efficaci.

Le cose, però, potrebbero cambiare: da uno studio pubblicato su Experimental Neurology, condotto da ricercatori della University of Arizona di Tucson, emerge che un farmaco chiamato PNA5, derivato da una molecola prodotta naturalmente dal corpo e modificata chimicamente, ha mostrato risultati promettenti nei test pre-clinici su modelli murini. Il farmaco sembra in grado di ridurre l’infiammazione cerebrale e proteggere le cellule nervose dal danno progressivo.

I ricercatori statunitensi hanno evidenziato come l’iperattività della microglia, cellule immunitarie del cervello, contribuisca alla neuro-infiammazione tipica del Parkinson. In condizioni normali, la microglia svolge una funzione protettiva, ma nella malattia diventa iperattiva, danneggiando i tessuti circostanti, specialmente nelle aree legate al declino cognitivo. Il trattamento con PNA5 ha dimostrato di riportare la risposta immunitaria a livelli normali, riducendo l’infiammazione e prevenendo la perdita di cellule cerebrali. I buona sostanza, PNA5 – secondo quanto emerge dallo studio – potrebbe controllare l’eccesso di attività della microglia, proteggendo le cellule cerebrali e rallentando la progressione della malattia, risultato che apre la strada a una possibile terapia capace di migliorare la salute cognitiva dei pazienti con Parkinson e ritardare la comparsa della demenza. “PNA5 sembra poter fermare o ritardare in qualche misura la progressione del Parkinson” affermano i ricercatori di Tucson “migliorare la salute delle cellule cerebrali e bloccare il processo che ne causa la morte”.

I primi incoraggianti risultati della ricerca dovranno ovviamente trovare conferma, in primo luogo relativamente ai profili di efficacia e sicurezza del farmaco, e percorrere il lungo cammino fino ai test clinici su esseri umani.

banner
Articoli correlati

i più recenti

I più letti degli ultimi 7 giorni