Roma, 12 dicembre – Incontro ieri a Roma tra le delegazioni del sindacato Ugl Terziario (composta dal segretario nazionale Luigi Giulio De Mitri Pugno, a destra nella foto, e dai segretari Simone Marazziti, al centro della foto tra le bandiere, ed Emiliano Mancini) e di Assofarm, la sigla delle farmacie pubbliche presieduta da Luca Pieri affiancato dal segretario generale Francesco Schito (da sinistra, nell’ordine). Materia dell’incontro, ovviamente, il rinnovo del Ccnl dei lavoratori delle farmacie di proprietà pubblica.
Ugl ha subito elencato gli argomenti sui quali dovrà essere incardinata la trattativa, dalla carenza di farmacisti sul territorio nazionale alla necessità di valorizzare la professionalità dei farmacisti dipendenti, sulla base dei nuovi servizi ormai espletati nelle farmacie, passando per il superamento de gap economico tra i vari contratti di settore che vedono il privato avvantaggiato con un uso più flessibile di quelle parti accessorie (ad personam, superminimo eccetera) che di fatto finiscono per rendere il contratto di lavoro delle farmacie pubbliche – anche se all’apparenza più vantaggioso sul piano economico – meno appetibile rispetto a quello delle farmaco private.
Elemento di discussione imprescindibile, per Ugl Terziario, è l’introduzione nel Ccnl di misure finalizzate a costituire un welfare strutturato, strumento fondamentale per rinnovare un contratto ancorato nella forma a vecchi modelli e logiche sindacali.
Dopo questa prima presa di contatto, Ugl Terziario attende la definizione di un calendario di incontri nei quali, entrando nel vivo, verrà sottoposta alla partre datoriale la piattaforma Ugl, “nata dal continuo confronto e contributo di chi opera nel settore delle farmacie municipalizzate“, si legge in una nota di Ugl.
L’auspicio di Ugl Terziario è che qualcosa possa cambiare anche in ambito sindacale, con la tavoli di contrattazione per il rinnovo congiunti con le altre organizzazioni sindacali, uscendo dagli irrigidemtni e arroccamenti divisivi che in passato hanno finito per rappresentare, scrive ancora Ugl, “un disvalore per il processo di rinnovo e per i lavoratori stessi”.