Roma, 19 dicembre – Il coro di proteste sollevatesi dalla professione farmaceutica per la “famigerata” proposta emendativa rubricata con il n. 6.0.15 finalizzata a inserire nel ddl Bilancio all’esame del Senato l’abolizione del requisito della specializzazione per l’ammissione ai concorsi per il ruolo di farmacista dirigente del Ssn, alla fine, ha certamente concorso al de profundis dell’improvvido emendamento presentato da sei senatori di Fratelli d’Italia. Emendamento che la sollevazione dell’intero popolo dei farmacisti ha, diciamo così, “suggerito” di ritirare.
Soddisfatti, ovviamente, i rappresentanti della professione farmaceutica, subito insorti dopo la presentazione del 6.0.15, a partire dal presidente della Fofi Andrea Mandelli, che ribadisce le considerazioni alla base delle proteste dei farmacisti: “Non solo si sarebbe indebolita la professione, ma soprattutto sarebbero venute meno le garanzie di sicurezza per i cittadini rispetto alla formazione di questi professionisti della salute” torna a spiegare il presidente della federazione professionale. “È principio generale del D.Lgs. 502/1992 che l’accesso al ruolo della dirigenza del Servizio sanitario nazionale sia subordinato al possesso del titolo di specializzazione. Questo ritiro è una vittoria per la federazione”.
Ma anche, è giusto dirlo, per tutte le altre sigle che hanno immediatamente e pubblicamente fatto sentire lo loro voce contraria nei confronti di una misura ritenuta – oltre che un vulnus per i livelli qualitativi del Ssn – iniqua e vessatoria nei confronti di una sola professione, quella dei farmacisti, prefigurando un ritorno al passato di decenni e un futuro destino da minority profession nel servizio sanitario pubblico. La Sifo, in particolare, aveva scelto la strada dell’interlocuzione diretta con i responsabili di Governo della sanità, rappresentando il proprio sconcerto per l’emendamento al ministro della Salute Orazio Schillaci e al sottosegretario Marcello Gemmato: “Non possiamo che ringraziarli, e con loro gli uffici ministeriali, per la loro azione rapida e incisiva, che ha portato al ritiro dell’emendamento in questione, un testo che aveva creato in Sifo e in tutto il comparto delle professioni sanitarie perplessità e sconcerto” afferma il presidente della Società italiana di Farmacia ospedaliera Arturo Cavaliere (nella foto), sottolineando come l’unità di intenti espressa nelle ultime giornate da molte sigle scientifiche, associative e societarie abbia permesso di “agire nella stessa direzione, confermando una comunanza di visioni sul futuro del Ssn”. Una visione che, conclude il presidente Sifo “si basa anche sulla valorizzazione del farmacista ospedaliero, professionista che oggi interpreta ruoli e responsabilità nell’area dell’alta complessità di cura ospedaliera, integrandosi con quello di comunità che accompagna la cronicità e la presa in carico sul territorio, in un binomio vincente a tutto vantaggio della salute dei cittadini e della qualità delle cure”.