Roma, 21 dicembre – C’è voluto più di un quarto di secolo, il tempo necessario perché il mondo attorno al servizio farmaceutico cambiasse completamente faccia, dopo l’impatto del meteorite (gli annali lo ricordano con la sigla L. 405/2001) che lo ha letteralmente stravolto. Ma alla fine, dopo l’ultima firmata nel lontanissimo 1998, è arrivata la nuova convenzione, o per essere più precisi la firma sull’ipotesi di accordo tra Ssn e farmacie di comunità per la stipula di quello che, per praticità, potremmo anche definire il “contratto di lavoro” tra Servizio sanitario nazionale e farmacie aperte al pubblico. Nella foto del titolo, i sottoscrittori del patto: il coordinatore della Sisac Marco Luca Caroli, il presidente di Assofarm Luca Pieri e il presidente di Federfarma Marco Cossolo; dietro, in piedi, il presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità Marco Alparone.
L’intesa riguarda circa 19.000 esercizi private e 1.700 pubblici e – ovviamente – cambia letteralmente i connotati alle norme risalenti alla fine dello scorso millennio (nessuna iperbole, banale considerazione calendaristica), inglobando nel suo impianto le molte innovazioni legislative, nemmeno immaginabili all’esordio degli anni 2000, che hanno letteralmente trasformato le farmacie negli ultimi due decenni.
La novità principale e più importante è il riconoscimento in sede convenzionale del modello della farmacia dei servizi, che di fatto ridisegna il ruolo e le funzioni delle farmacie di comunità, non più semplici centri di erogazione dei farmaci, ma presidi di sanità territoriali abilitati a erogare nuovi servizi, da quelli di sportello (Cup, cambio medico eccetera) fino alla somministrazione di vaccini, dai test diagnostici alla telemedicina fino all’erogazione di prestazioni professionali da parte di infermieri e fisioterapisti. Un rinnovo, insomma, che – come sintetizza il comunicato stampa ufficiale rilasciato dalla Conferenza delle Regioni – “ridefinisce le farmacie come presidi essenziali di un sistema sanitario sempre più vicino alle esigenze delle persone”.
Nello stesso comunicato, il presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità Alparone (nella foto), ringraziando Sisac, Federfarma e Assofarm per il lavoro svolto e l’obiettivo conseguito, definisce la firma della nuova convenzione “un traguardo importante, raggiunto dopo 26 anni, che valorizza il ruolo delle farmacie nel rispondere ai bisogni di salute dei cittadini, garantendo servizi accessibili direttamente sul territorio, con particolare attenzione alla prevenzione e alla gestione delle patologie croniche”.
I commenti ufficiali dei presidenti delle sigle delle farmacie di comunità provate e pubbliche, Cossolo e Pieri, sono diffusamente riportati in altri articoli del giornale.
In calce all’articolo, rendiamo disponibile il link che rimanda al testo della nuova convenzione, al quale ogni lettore potrà accedere per una più compiuta conoscenza del suo contenuto e per fare le sue personali valutazioni. Una piccola ma necessaria avvertenza: come è quasi inevitabile in questi casi, al momento della firma sono state introdotte alcune modifiche, più di forma che di sostanza e tali quindi da non alterare i contenuti dell’Acn.
Il testo della convenzione è ora atteso dal percorso di ratifica definito nel 2013 da un accordo Stato-Regioni e superare il vaglio di Governo, Comitato di Settore e Corte dei Conti, che dovranno rilasciare i loro pareri. Dopo di che lo step finale dell’intesa Stato-Regioni e la successiva della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che sancirà l’operatività del nuovo Acn Ssn-Farmacie per una durata di tre anni, anche se (viste le esperienze pregresse) il testo precisa che “rimane in vigore fino alla stipula del successivo Accordo”: hai visto mai cadesse un altro meteorite…