Roma, 29 dicembre – Con il voto arrivato nella serata di ieri sul testo approvato dalla Camera, blindato dalla questione di fiducia posta dal Governo che ha precluso la possibilità di cambiare anche una sola virgola, il Senato ha dato il via libera definitivo alla Legge di bilancio per il 2025, evitando così lo spettro dell’esercizio provvisorio.
Per il sesto anno consecutivo, dunque, la manovra finanziaria dello Stato viene licenziata senza la doppia lettura nelle due Camere, circostanza che ha alimentato la durissima reazione dell’opposizione, con l’accusa al Governo di conculcare le prerogative del Parlamento.
In ogni caso, la legge è passata, con il suo carico di misure che “valgono”, in totale, 28,4 miliardi in entrata e altrettanti in uscita, con le misure per Irpef, cuneo fiscale e de-contribuzione per le mamme che assorbono la fetta più grossa (17,4 miliardi). Non mancano ovviamente le misure di diretto interesse per la farmacia e la professione farmaceutica, che sono quelle già illustrate nei giorni scorsi e ricordiamo qui di seguito:
- Prolungamento della sperimentazione della farmacia dei servizi per il 2025, a copertura del quale sono destinati 25,3 milioni di euro. Comitato paritetico e Tavolo tecnico dovranno valutare entro il 30 settembre del prossimo anno gli esiti della sperimentazione, sotto il profilo delle spese e dell’eventuale stabilizzazione dei nuovi servizi erogati dalle farmacie.
- Obbligo di dematerializzare tutte le ricette mediche per la prescrizione di farmaci a carico del Ssn, con l’obiettivo principale di migliorare il monitoraggio dell’appropriatezza prescrittiva e garantire un aggiornamento completo del Fse. Saranno le Regioni a occuparsene, attuando le misure necessarie.
- Borse di studio per i farmacisti specializzandi, che – così come gli specializzandi di veterinaria, odontoiatria, biologia, chimica, fisica e psicologia – avranno diritto a partire dall’anno accademico 2024-2025 a una borsa di studio annuale di 4.773 euro lordi per tutta la durata legale del corso. La misura, oggettivamente modesta sotto il profilo economico, rappresenta però una fondamentale vittoria dal punto di vista del riconoscimento professionale. I fondi necessari troveranno capienza in un aumento di 30 milioni del Fsn 2025 con un vincolo di 30 milioni di euro all’anno a partire dal 2026.
Luci e ombre, invece, per gli altri protagonisti della filiera: la distribuzione intermedia incassa un aumento dello 0,65% della propria quota di spettanza sul prezzo di vendita al pubblico dei farmaci di classe A, che passa così dal precedente 3% al 3,65%, Per contro, l’industria scende dal 66,65 al 66%, ribasso che ha sollevato molte e dure proteste nel comparto industriale, che dalla manovra economica del Governo attendeva ben altre misure, a partire dall’abolizione della “tassa occulta” rappresentata dal payback.
Tornando ai grossisti, la maggiorazione dello 0,65% è soggetta a un vincolo di “non contendibilità” e non è dunque cedibile ad alcun titolo ad altri soggetti della filiera (per dirla in parole povere, i grossisti non la potranno usare per concedere sconti alle farmacie).
Molto deluse dalla manovra, invece, le industrie, che avevano da tempo presentato al Governo un robusto pacchetto di misure per mantenere alta la competitività di un settore trainante per l’economia nazionale. Tra le richieste, l’aumento dello 0,55% del tetto per la spesa farmaceutica, misure a sostegno dei farmaci innovativi e la già citata abolizione del payback dell’1,83% sulla spesa farmaceutica convenzionata e la stabilizzazione, per quest’anno, del payback per la spesa per acquisti diretti. Rinasta sostanzialmente inascoltate, ad eccezione sdi quella sui farmaci innovativi, che a decorrere dal 1° gennaio 2025 accedono al Fondo per un importo non superiore a 900 milioni di euro annui.
Al mal digerito mancato accoglimento delle altre misure, l’industria ha poi dovuto aggiungere il già citato ribasso della quota di spettanza sul prezzo al pubblico del farmaco, per effetto dell’aumento dello 0.65% andato ai grossisti. E il parziale “risarcimento” – ché tale è sembrata essere la concessione alle aziende, dopo le proteste, di una quota aggiuntiva per gli anni 2026 e 2027 di 0,05 euro per ogni confezione di farmaco di classe A con prezzo al pubblico fino a 10 euro, distribuita alle farmacie territoriali, con un limite complessivo di 50 milioni di euro per ciascun anno (le modalità di attuazione saranno definite da un decreto del ministro della Salute, di concerto con il Mef) – non sembra davvero essere bastato a cambiare il durissimo giudizio contro la Manovra 2025, definita senza mezzi termini “una mazzata per la competitività delle aziende farmaceutiche”.
Farmindustria ed Egualia, peraltro, hanno anche appena aperto un altro fronte di contenzioso con il Governo, relativo all’applicazione nel nostro Paese del regolamento Ue sulla tracciatura europea dei medicinali, attraverso un Dlgs che ha avuto il primo via libera nel Consiglio dei Ministri del 30 agosto e al quale il Governo starebbe lavorando in questi giorni. Le informazioni al riguardo destano “vivissime preoccupazioni” nell’industria, spaventata da una normativa di fatto impraticabile per le aziende, che si vedrebbero costrette ad adottare nei loro complessi processi industriali, a partire dal 9 febbraio 2025, disposizioni di cui a oggi non sono note nemmeno le specifiche tecniche e che richiederebbero passaggi amministrativi e autorizzazioni tutt’altro che chiari. Tanto da far prefigurare alle sigle degli industriali, in assenza di immediati correttivi, “il rischio concreto e drammatico di carenze di medicinali, anche per patologie gravi, e di blocco della produzione”, con “effetti critici anche sull’ occupazione”.