Roma, 7 gennaio – Il picco dell’influenza stagionale è ormai dietro l’angolo, almeno secondo Matteo Bassetti (nella foto), primario infettivologo al San Martino di Genova: nell’arco di qualche giorno, i casi saranno più di due milioni a settimana, fino a raggiungere l’apice entro la fine del mese di gennaio, un po’ in ritardo rispetto all’anno scorso, quando invece il picco dei casi si concentrò tra la fine di dicembre 2023 e l’inizio di gennaio 2024.
L’esperto genovese, in un’intervista al quotidiano Il Messaggero, ricorda che l’influenza 2024-25 ha durata maggiore di quella dell’anno scorso, arrivando fino a sette giorni, due in più rispettoalla passata stagione e a quello che normalmente è il suo decorso, con la febbre che persiste più a lungo, anche fino a 39 gradi per cinque giorni. Si tratta dunque di una forma che può debilitare in maniera importante il paziente colpito dall’infezione.
Le terapie per affrontare il malanno stagionale, quest’anno particolarmente insidioso, sono sempre le stesse, a cominciare dal restare a caso al caldo, senza abbandonarsi alla pericolosa (per sé e per gli altri) tentazione di fare gli eroi recandosi comunque al lavoro, con il rischio di spargere il virus in giro. Per contrastare la febbre si possono assumere farmaci come il paracetamolo, con una frequenza di 8/12 ore, ma solo quando la febbre supera i 38 gradi e non alle prime linee di alterazione della temperatura. In presenza di altri sintomi come quelli del o in generale delle infiammazioni alle vie respiratorie, si possono usare anche degli antinfiammatori (come ketoprofene e ibuprofene, o la stessa aspirina). Possibile anche l’impiego di integratori a base di vitamina C, mentre non vanno utilizzati antibiotici, per i quali il “fai da te” è assolutamente sconsigliato: sono farmaci che – come non bisogna mai stancarsi di ricordare – vanno assunti solo su indicazione medica.
La febbre, ricorda Bassetti, solitamente passa senza antibiotici mentre la tosse persiste più a lungo, ma in ogni caso non vanno assunti autonomamente antibiotici, che saranno semmai prescritti dal medico in caso di bronchite. L’infettivologo genovese sottolinea anche la presenza di possibili forme più gravi di influenza, visto che il virus può diventare polmonite molto simile a quella causata dal Covid, fino ad arrivare ai casi più gravi con encefaliti, interessamenti dell’apparato cardiaco e di altri organi.
L’ultimo consiglio, ma non certo meno importante, è quello di evitare di intasare il pronto soccorso a meno che la situazione non sia estremamente grave, soprattutto per i soggetti più fragili, come i malati, i bimbi e gli anziani.