Roma, 9 gennaio – Una dichiarazione, quella rilasciata dal presidente della Regione Lazio Francesco Rocca (nella foto) negli studi del programma Rai XXI Secolo, condotto da Francesco Giorgino, che alle orecchie dei medici di medicina generale della Regione è suonata come un’accusa infamante e inaccettabile: “Nella nostra Regione abbiamo visto che ci sono oltre 200 milioni di euro di inappropriatezza prescrittiva dei medici di medicina generale sulla farmaceutica. Questa è spesa cattiva”.
Secondo le rilevazioni dell’Area monitoraggio della spesa del sistema sanitario regionale, insomma, ci sarebbero migliaia di ricette per farmaci che non avrebbero nessun effetto sulla salute, sufficienti per indurre Rocca a iscrivere nella lavagna dei cattivi gli mmg che le hanno rilasciate e che – nella valutazione del presidente della Regione – evidentemente si dimenticano di prescrivere in “scienza e coscienza”.
Immediata la replica della Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale: “Siamo stupiti dell’ennesima dichiarazione del presidente della Regione Lazio, che continua a sottolineare, non si sa in base a quali dati e con quale criterio, che nel Lazio esistono 200 milioni di spesa per prescrizioni inappropriate, eseguite dai medici di famiglia. Inoltre, cosa nuova, dichiara come ci siano altrettante spese inappropriate per le prescrizioni diagnostiche. Vere fake news”.
“Sulla spesa farmaceutica convenzionata, quella attribuibile ai medici di famiglia” continua la Fimmg “i dati Aifa dicono che siamo sotto il tetto di spesa previsto. Per arrivare, calcolatrice alla mano, ai dati di presunta inappropriatezza dichiarati dal presidente, la popolazione della nostra Regione dovrebbe essere composta prevalentemente da baldi venticinquenni, in linea e sportivi. E non risulta sia così. Quindi la domanda, già posta senza ottenere risposta alcuna al presidente,è: ”Possiamo vedere i dati alla base della sua dichiarazione?” Perché è chiaro che, da medici, i primi interessati a evitare l’utilizzo non congruo di farmaci siamo noi. Ma, non è dato sapere, benché richiesto, aldilà delle accuse, quale sia il corpo del reato. Sull’appropriatezza delle prestazioni diagnostiche e strumentali, poi, siamo al festival dell’ovvio. Ma non ci stupiamo del fatto che alla base delle dichiarazioni ci siano pochi fatti e molto, ma molto, inspiegabile pregiudizio e/o cattiva informazione”. “Sulle prestazioni diagnostiche e strumentali in una Regione che ha molte strutture private, accreditate, di ricerca a carattere scientifico, classificate, non dotate di ricettario regionale, è lapalissiano che tali prestazioni ricadano inevitabilmente sui medici di famiglia” argomentano ancora i medici di medicina generale. “Invece di essere sollevati da oneri burocratici ne siamo seppelliti, vedi ultima vicenda del nomenclatore delle prestazioni piombato dal nulla sui nostri studi”.
Le accuse vengono quindi ribaltate e messe in carico agli amministratori regionali della giunta presieduta da Rocca: “Invece di cercare soluzioni, sollevano accuse senza costrutto e creano ulteriori problemi. Cosa vorrebbe questa Regione che i medici non prescrivano più i farmaci necessari, esami di laboratorio e indagini strumentali richiesti anche da strutture accreditate non fornite di ricettario regionale?” scrive la Fimmg. “Se è una provocazione non ci sembra corretta, se è un’accusa non ci sembra documentata, anzi. Siamo, come sempre, disponibili a collaborare, nel rispetto reciproco” conclude il sindacato dei medici di famiglia, “per migliorare un servizio pubblico al quale noi teniamo più di molti altri, soprattutto per favorire l’uscita dal piano di rientro che comporta un carico fiscale pesante sui cittadini, così come cerchiamo di essere coerenti con le azioni e le dichiarazioni rispetto agli obiettivi prefissati”.