Roma, 13 gennaio – In questa breve scheda biografica proviamo a sintetizzare il percorso davvero ammirevole che mons. Vincenzo Paglia (nella foto), presidente della Pontificia Accademia per la vita, arcivescovo emerito di Terni-Narni-Amelia e Gran cancelliere del Pontificio istituto Giovanni Paolo II, ha compiuto in più di mezzo secolo di impegno pastorale. Lo scopo è quello di consentire una migliore conoscenza di un uomo che è in primo luogo uno straordinario testimone del nostro tempo, più ancora che un alto rappresentante della Chiesa. Un uomo con un’agenda di impegni tanto fitta da risultare impossibile e che però è riuscito a trovare il modo e il tempo per compiere una visita nella sede dell’Ordine dei farmacisti romani per incontrare – e si tratta di un onore e un privilegio – i rappresentanti di una comunità professionale che opera nella sanità di prossimità.
Una comunità di professionisti alla quale l’alto prelato ha così voluto riconoscere non solo la sua oggettiva centralità nello scenario socio-sanitario, ma anche l’impegno profuso e i meriti acquisiti nel servizio professionale quotidiano, assicurando un riferimento certo ai cittadini in un quadro (purtroppo) di sempre più evidenti scricchiolii del sistema di sanità pubblica. ma siccome ai più bravi e capaci è lecito chiedere ere sempre di più, Paglia ha anche voluto sollecitare i farmacisti invitandoli a una dedizione ancora maggiore nella missione (del tutto condivisa e perfettamente coincidente con quella della Chiesa) di realizzare una migliore assistenza dei più deboli e più fragili, oggi prevalentemente individuati nella popolazione anziana.
Nato a Boville Ernica, in provincia di Frosinone, il 21 aprile 1945, Paglia ha frequentato il Seminario Romano e si è laureato in teologia presso l’Università Lateranense, dove ha conseguito anche la licenza in Filosofia. Successivamente, ha conseguito la laurea in Pedagogia presso l’università di Urbino. Ordinato sacerdote nella primavera del 1970, ha iniziato la sua esperienza pastorale come viceparroco della parrocchia di Casapalocco, per assumere poi l’incarico di rettore della Chiesa di Sant’Egidio in Trastevere. Sempre nello storico quartiere romano, dal 1981 al 2000 è stato parroco nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, ricoprendo anche a lungo la funzione di segretario della Commissione presbiterale regionale e di membro della Commissione presbiterale italiana.
Nell’aprile del 2000 è stato consacrato nella Cattedrale di San Giovanni in Laterano vescovo di Terni-Narni-Amelia dal cardinale Camillo Ruini e dal 2004 al 2009 è stato Presidente della Commissione Ecumenismo e dialogo della Conferenza episcopale italiana, per poi assumere la presidenza della Conferenza episcopale umbra dal 2009 al 2012, per la quale è stato anche presidente della Consulta per il problemi sociali, del lavoro, della giustizia e della pace: temi, questi, da sempre al centro del suo impegno pastorale, insieme al dialogo inter-religioso, le relazioni tra i popoli e la comunicazione sociale (è anche iscritto, non certo a caso, all’Ordine dei giornalisti del Lazio e collabora da molti anni con riviste, giornali e programmi radiofonici e televisivi).
Legato fin dagli inizi della sua esperienza sacerdotale alla comunità di Sant’Egidio, ha da subito partecipato attivamente agli impegni dell’associazione “Uomini e Religioni” costituita all’interno della comunità, collaborando all’organizzazione di incontri ecumenici e inter-religiosi. Solo per citare un suo impegno tra i tanti su questo versante, ha recitato un ruolo importante nella visita di papa Giovanni Paolo II in Romania nel 1999, primo viaggio di un pontefice in un Paese a maggioranza ortodossa dallo scisma del 1054.
Sempre sullo scenario delle relazioni internazionali, è stato il primo prete cattolico (inviato da papa Wojtyla) a ottenere il permesso di entrare in Albania ancor prima che si tenessero le prime elezioni libere nel marzo 1991 ed è poi stato membro della delegazione pontificia per la prima storica visita pastorale in quell’allora tormentato Paese di papa Giovanni Paolo II nell’aprile del 1993, ottenendo in questa veste la riapertura del seminario e la riconsegna della cattedrale di Scutari, poi restaurata e riaperta al culto. La sua opera fu fondamentale anche per l’avvio delle relazioni diplomatiche tra Albania e Santa Sede.
Questi impegni – unitamente al complesso delle sue attività per la distensione delle relazioni inter-religiose in un scenario “caldi” e instabile come i Balcani e altre parti del mondo- gli sono valsi l’assegnazione di importanti riconoscimenti internazionali come la Medaglia Gandhi dell’Unesco, il Premio Madre Teresa dal governo albanese, il premio Ibrahim Rugova dal governo del Kosovo e l’onorificenza “Noble Amigo” dal governo di El Salvador.
Ma mons. Paglia, pastore dotato di energie davvero inesauribili, ha avuto modo e tempo di spendersi anche sul terreno accademico, collaborando alla cattedra di Storia Contemporanea alla Sapienza, prima università di Roma, e integrando l’insegnamento con studi e articoli sulla storia sociale e religiosa, nonché sulla storia della povertà. Significativi i suoi studi sul dialogo tra credenti e laici, diventati un riferimento, e numerosi i suoi volumi di carattere religioso-pastorale.
La sua sensibilità ai temi della comunicazione lo ha anche spinto a promuovere la fondazione a Terni del festival cinematografico Popoli e Religioni, diventato in brevissimo tempo una delle più importanti realtà cinematografiche al mondo dedicate al dialogo inter-religioso, tanto da meritargli la Medaglia del Presidente della Repubblica. Il festival assegna il premio Fuoricampo insieme ai festival Tertio Millenio e Religion Today ed è tra i promotori della Tavola internazionale dei festival del cinema spirituale.
Elevato da papa Benedetto XVI alla dignità di arcivescovo nel giugno del 2012, mons. Paglia viene nominato nello stesso anno presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia. Il 15 agosto 2016, contestualmente all’accorpamento del Pontificio Consiglio per la famiglia al nuovo dicastero per i Laici, la famiglia e la vita, papa Francesco lo ha nominato Presidente della Pontificia Accademia per la Vita e Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia.
Dall’ottobre del 2017 è membro della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e da gennaio 2018 membro della Congregazione per le cause dei santi. Nella sua qualità di presidente della Pontificia Accademia per la vita è stato promotore, nel febbraio 2020, della Rome Call che propone un’etica della robotica e dell’intelligenza artificiale e non si è mai sottratto al confronto sui temi più spinosi e controversi.
Sul più problematico di tutti, l’aborto, mons. Paglia non esitò nell’agosto del 2022 a dire con coraggio e non poca sorpresa di molti, soprattutto in ambito cattolico, in un’intervista rilasciata nel corso della trasmissione televisiva Agorà di Rai Tre, che la legge 194 costituiva ormai un “pilastro” della vita sociale italiana, in ragione del suo forte incardinamento nell’ordinamento giuridico del nostro Paese. Affermazione che venne all’epoca strumentalizzata da una parte e dall’altra, con interpretazioni che – in realtà – andavano ben oltre il significato delle parole pronunciate dall’arcivescovo. Paglia, molto semplicemente, non aveva voluto esprimere un giudizio di valore sulla legge, ma solo constatare l’impossibilità ad abolire la legge 194 in quanto elemento ormai strutturale della legislazione nazionale in materia. Sulla qualità, poi, del “pilastro”, Paglia si era espresso nella stessa intervista ad Agorà sottolineando con forza l’urgenza di promuovere quella parte della legge che riguarda la difesa e la promozione della maternità, posizione del resto espressa a suo tempo anche dal cardinale Ruini. Ritenendo più che auspicabile un miglioramento della legge nella direzione di una più piena difesa del nascituro, mons. Paglia non mancò però di mettere in guardia contro il rischio di peggiorare la situazione, come in qualche caso già avvenuto.
Comprensibile, dunque, che anche le istituzioni del nostro Paese abbiano voluto attingere alla straordinaria competenza ed esperienza maturate sul campo da mons. Paglia, anche e soprattutto in materia di assistenza ai più deboli: da qui la decisione dell’allora ministro della Sanità Roberto Speranza di nominarlo, nel 2020, presidente della Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, strumento per favorire un necessario, profondo ripensamento delle politiche di assistenza socio-sanitaria per la popolazione più anziana, aiutando le istituzioni ad indagare il fenomeno e a proporre le necessarie ipotesi di riforma per una più efficace presenza sul territorio attraverso l’assistenza domiciliare, il sostegno alle famiglie e la telemedicina.