Roma, 14 gennaio – “Contro i rischi dell’autonomia differenziata, l’antidoto è sempre lo stesso: un ruolo più forte del Ministero della Salute, che metta in atto politiche per appianare le disuguaglianze e uniformare i sistemi di raccolta dei dati. E, questa volta, non siamo solo noi a dirlo, ma l’editoriale di The Lancet Regional Health Europe”.
Questo il commento del presidente della Fnomceo, Filippo Anelli (nella foto) all’editoriale pubblicato sull’ultimo numero della prestigiosa testata scientifica con un titolo quanto mai eloquente (The Italian health data system is broken), che mette in evidenza uno dei punti deboli del sistema di cure in Italia: la frammentarietà dei sistemi di raccolta e condivisione dei dati sanitari.
Alla radice, evidenzia The Lancet, “l’ampia autonomia regionale, con 20 regioni che operano in modo indipendente e implementano politiche e tecnologie diverse, creando frammentazione normativa e inefficienze”. E implementando la mobilità sanitaria, con cittadini che si spostano da Sud a Nord per curarsi e con un ulteriore effetto collaterale: la duplicazione degli stessi esami, perché le infrastrutture elettroniche delle diverse Regioni non sono in grado di dialogare tra loro, con conseguente spreco di risorse.
“A volte i dati non sono leggibili all’interno di una stessa Asl, ad esempio tra ospedale e territorio o tra due ospedali, a tutto discapito dei cittadini e di un appropriato uso delle risorse. E anche la ricerca ne risente, non potendo utilizzare tutti i dati disponibili. Da qui la richiesta di un’iniziativa politica forte a livello nazionale” aggiunge Anelli “che la Fnmoceo chiede da tempo, per colmare le disuguaglianze. E la riforma sull’autonomia differenziata, come rileva lo stesso editoriale, non farà che peggiorare le cose, in assenza di questo correttivo”.