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mercoledì 12 Febbraio 2025
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Studio italiano su 30mila pazienti, in riduzione l’allergia da contatto da neomicina

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Roma, 14 gennaio – Si va riducendo nella popolazione l’allergia da contatto alla neomicina, antibiotico a largo spettro della famiglia degli aminoglicosidi, A rivelarlo è una ricerca italiana condotta da Luca Cegolon (Uco Igiene e Medicina Preventiva) e da Francesca Larese Filon (direttore dell’ Uco di Medicina del Lavoro) dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi) di Trieste (nelle foto a sinistra).

Lo studio epidemiologico multicentrico portato avanti dai ricercatori e pubblicato sulla rivista internazionale Contact Dermatitis, ha indagato la prevalenza dell’allergia da contatto alla neomicina in oltre 30.000 pazienti visitati e sottoposti a patch test in vari ambulatori allergologici del Nord-Est del nostro Paese (Trieste, Padova, Pordenone, Rovigo e Trento/Bolzano) dal 1997 al 2021 (per un totale di 25 anni). La neomicina agisce bloccando la sintesi proteica ed è efficace contro batteri Gram positivi, Gram negativi ed anaerobi.

“L’ applicazione topica della neomicina trova indicazione contro infezioni di cute, orecchio ed occhio, mentre in soluzione viene utilizzata per trattare infezioni urinarie o per irrigare il peritoneo durante interventi di chirurgia addominale”  riferisce una nota dell’Asugi. “La somministrazione orale di neomicina è anche indicata in odontoiatria e prima di interventi di chirurgia generale per sopprimere la flora batterica intestinale riducendo il rischio di infezioni intra-operatorie. La neomicina viene utilizzata anche in ambito animale, da veterinari, allevatori o venericoltori. Come per tutti gli antibiotici, la neomicina può dare intolleranza (nausea, vomito, colite) e antibiotico-resistenza. La dermatite allergica da contatto indotta da medicamenti topici è un evento abbastanza frequente, spesso sotto-diagnosticato o confusocon infezioni da parte di medici non esperti in allergologia o dermatologia. La presentazione tipica dell’allergia da contatto da neomicina include eritema, edema, vescicole e/o croste in corrispondenza di una ferita chirurgica, qualche giorno dopo l’applicazione di pomate antibiotiche come la neomicina”.

Dopo il primo caso di allergia da contatto da neomicina, descritta nel 1952, l’antibiotico ha acquisito progressiva importanza nel corso degli anni, fino a venire eletto “allergene dell’anno” nel 2010 dall’ American Contact Dermatitis Society.

Nello studio epidemiologico multi-centrico condotto da Asugi e dall’Università di Trieste “la prevalenza di allergia da contatto alla neomicina era 2.29%, in progressiva riduzione nel corso degli anni, soprattutto dopo il 2003. La sensibilizzazione alla neomicina aumentava con l’età, soprattutto in pazienti di sesso femminile di età superiore a 60 anni e affette da dermatite alle gambe” ricordano gli autori. “La maggior parte dei pazienti allergici alla neomicina reagiva anche ad altri allergeni (co-sensibilizzazione), soprattutto versoingredienti utilizzati in creme ed emollienti come lanolina, benzocaina o conservanti con timerosal”.

La progressiva riduzione della prevalenza riflette la ridotta circolazione dell’antibiotico per effetto di politiche dirette a contenerne la  prescrizione.

“La progressiva riduzione della prevalenza di allergia da contatto alla neomicina riscontrata nello studio di Asugi probabilmente riflette la ridotta circolazione dell’antibiotico in Italia, per effetto di politiche dirette a contenerne prescrizione ed acquisto da banco” si legge ancora nella nota.  “In alcuni Paesi come la Danimarca la neomicina è stata addirittura ritirata dal commercio dal 2009 per uso medico sull’uomo. Tali politiche sanitarie sono state implementate anche in Canada, ma non in Usa, dove fra il 2011 ed il 2018 la Neomicina è addirittura arrivata ad essere l’aptene più frequentemente responsabile di allergia da contatto”.

“Anamnesi farmacologica e patch test sono strumenti essenziali in caso di sospetta allergia da contatto alla neomicina” conclude quindi la nota di Asugi “soprattutto in pazienti più avanti con l’età, più frequentemente trattati con medicamenti ed antibiotici topici per varie condizioni, fra cui dermatite da stasi”.

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