Roma, 16 gennaio – Da qualche tempo, la figura dell’assistente farmacista è una fantasmatica presenza che svolazza sulla farmacia italiana, e non solo. La sua manifestazione più eclatante, infatti, ha avuto luogo addirittura in Parlamento, più esattamente alla Camera dei Deputati, quando giusto all’inizio della primavera dello scorso anno si è materializzata la proposta emendativa (da inserire in una disegno di legge, il n. 1523 bis, che in verità s’occupa d’altro) della deputata campana di Fratelli d’Italia, Marta Schifone, titolare di farmacia, finalizzata a trasformare l’appena citata presenza fantasmatica in esseri umani in carne, ossa e camice del tutto simili ai farmacisti.
Nell’emendamento di cui è prima firmataria, infatti, Schifone prefigura e auspica che quelli che al momento sono solo ectoplasmi acquistino presto sembianze umane mediante il “possesso del diploma di scuola secondaria superiore e previa frequenza di un apposito corso di formazione della durata di un anno (sic!)“ e possano così “supportare il farmacista nello svolgimento di compiti di carattere amministrativo che esulano dalle più specifiche competenze professionali del farmacista stesso”. Il tutto – va da sé – con l’intento di ovviare al problema della carenza di laureati in farmacia, prova conclamata della rilevante perdita di appeal subita dalla professione farmaceutica negli ultimissimi anni.
Ora, resta da capire in che modo l’istituzione di una figura infinitamente meno qualificata e che nasce (nella migliore delle ipotesi) per espletare funzioni certamente rispettabili ma dichiaratamente ancillari e di manovalanza, possa rilanciare l’immagine e la forza attrattiva della professione di farmacista. Al riguardo, esiste anzi una fetta della professione farmaceutica molto consistente (a occhio, verrebbe da dire maggioritaria) assolutamente convinta che – per dirla in vernacolo veneto – xe peso el tacon del sbrego.
Ma c’è anche chi, nel mondo della farmacia, non fa davvero mistero di pensarla in modo opposto, come si è avuto modo di constatare nei mesi scorsi e come – in definitiva – testimonia con il suo emendamento la stessa onorevole Schifone, deputata e titolare di farmacia. A confermare che il tema stuzzica e attizza la fantasia di molti interviene ora l’iniziativa della Sda School of management dell’Università Bocconi, che ha organizzato un apposito convegno a Milano nella sua sede il prossimo 27 gennaio (ore 14) (qui a fianco la locandina). Il tema? La figura dell’assistente farmacista, ça va sans dir.
Nell’occasione, verrà illustrata la ricerca condotta dal Channel&Retail Lab della stessa Bocconi che – come ha anticipato un paio di giorni fa la professoressa Erika Mallarini della Sda in un post su LinkedIn, “ha portato all’identificazione di tre tipologie di assistenti di farmacia: assistente esecutivo, assistente operativo e assistente di punto di vendita”.
Tipologie – chiarisce poi in un commento la stessa Mallarini – differenziate non da un percorso universitario triennale (che l’ipotesi bocconiana non prevede), ma attraverso “corsi di tre mesi per adeguare profili amministrativo-gestionali alla specificità dell’esercizio farmacia”. La previsione di tre diverse figure – spiega la docente – è che si devono adattare a tipi diversi di farmacie. Nelle farmacie rurali sussidiate, ad esempio. il farmacista è oberato da attività burocratiche, amministrative e gestionali che non gli permettono di svolgere efficacemente la sua attività professionale ed è “difficile trovare collaboratori in aree mal collegate. Più facile trovare una figura non laureata che, a seguito di un corso, possa sgravare il farmacista da attività che non gli dovrebbero competere. Ciò consente anche alle farmacie più piccole di avere le condizioni per eventualmente erogare i servizi, utili in certe zone più ancora che nelle città metropolitane. Non si parla di togliere lavoro ai farmacisti, ma di metterli in condizione di fare i farmacisti”.
A dibattere della nuova “figura professionale”, che non sarebbe più una ma addirittura trina, saranno – oltre ovviamente a esperti e docenti della stessa Sda – la già più volte citata onorevole Schifone, il presidente della Federfarma Marco Cossolo e il dell’Amf-Stefano Del Missier,moderati da Emanuele Acconciamessa del Dipartimento marketing della Bocconi.
Mallarini non fa cenno ad altri discussant (il che, ovviamente, non ne esclude la presenza). Tra i nomi fatti, in ogni caso, colpisce la mancanza di almeno un rappresentante degli Ordini dei Farmacisti. Proprio dagli organismi professionali, infatti, erano arrivate l’estate scorsa le stroncature più decise alla proposta di istituire la figura dell’assistente farmacista, in particolare dall’Ordine di Messina e da quello di Roma. Il primo aveva indirizzato al presidente della Fofi Andrea Mandelli, e inoltrato per conoscenza a tutti i presidenti di Ordine provinciale, la richiesta di un autorevole intervento della Federazione “per stroncare sul nascere la pessima idea di introdurre nell’ordinamento italiano la figura di assistente del farmacista“. L’Ordine di Roma,in assoluta continuità con posizioni già pubblicamente espresse in passato, era poi subito intervenuto a supporto dell’iniziativa di Messina ribadendo il “no più deciso e totale all’ipotesi dell’assistente del farmacista“, sollecitando “la ferma opposizione del mondo ordinistico, a partire dalla Fofi, ma anche delle sigle che rappresentano la farmacia privata” alla proposta di istituire “una figura tecnica il cui asserito supporto al farmacista altro non sarebbe che il via libera all’esercizio vicario delle sue funzioni da parte di un soggetto inadeguato perché professionalmente meno qualificato”, con l’inevitabile conseguenza di “spalancare le porte alla veloce disgregazione del profilo di professionista sanitario del farmacista, ovvero della sua identità, della sua stessa essenza ontologica”.
In questo modo, osservava l’Ordine romano, la dimensione professionale sarebbe esposta al rischio di essere subordinata a quella economica “con i suoi diktat, le sue necessità e convenienze”, con il concreto pericolo per la farmacia, “una volta erosa proprio dall’interno la figura professionale del farmacista, ovvero la figura che la rende ciò che è e ne giustifica il ruolo e le funzioni pubbliche riconosciute e regolamentate dalla Stato”, di essere “inevitabilmente costretta a un destino da tienda”.
Annotato, solo per la cronaca, il dettaglio che le sollecitazioni alla Fofi e alle sigle della farmacia restarono senza risposta e senza esito, complice probabilmente la stagione estiva e le connesse distrazioni, va evidenziato come al convegno di Sda Bocconi di Milano dedicato al tema non risultino presenti – almeno per quanto è dato sapere – voci del “fronte del no” alla figura dell’assistente farmacista.
Voci tra le quali, per numero di decibel, era spiccata fin da subito quella del Mnlf. Che – non essendo invitato al convegno milanese – non ha comunque voluto rinunciare (questione di Dna, evidentemente) a dire comunque la sua in un commento al post di annuncio dell’evento su LinkedIn: “È molto interessante organizzare un confronto sulla figura dell’assistente farmacista” scrive Mnlf “senza invitare voci dissonanti. Vorrà dire che dobbiamo alzare la voce per far sentire la nostra opposizione a quello che potrebbe essere il colpo mortale alla professione di farmacista. Buon lavoro”.