Roma, 16 gennaio – Fumata nera per la firma del rinnovo del contratto della sanità relativo al triennio 2022-2024, che coinvolge oltre 581mila lavoratori del Servizio sanitario nazionale tra infermieri, tecnici, amministrativi e personale sanitario non medico. Nel corso della due giorni di trattative tenutasi all’Aran il 13 e 14 gennaio, che negli auspici, si sarebbe dovuta concludere con la firma della pre-intesa per il nuovo Ccnl dopo sette mesi di incontri e in seguito all’approvazione della Legge di bilancio, le sigle sindacali Cgil, Uil e Nursing Up non hanno firmato il testo, facendo venir meno la maggioranza necessaria per arrivare alla sottoscrizione dell’accordo.
Si sono dichiarati favorevoli all’intesa soltanto i sindacati Nursind, Cisl e Fials, che rappresentano il 47% dei lavoratori, percentuale ovviamente non sufficiente per permettere la firma del contratto. Il rinnovo avrebbe garantito ai lavoratori un aumento medio mensile di 172

euro per 13 mensilità, oltre a numerose innovazioni contrattuali.
“Sono deluso per il mancato accordo raggiunto” commenta il presidente Aran, Antonio Naddeo (nella foto) “perché c’erano tutte le condizioni per firmare e avviare rapidamente la trattativa per il Ccnl 2025-2027. Va detto poi, che al di là dell’aspetto economico, comunque rilevante, non potranno essere applicati molti degli istituti che avrebbero da subito migliorato le condizioni lavorative e di vita dei lavoratori del comparto sanità. Ora è difficile capire cosa succederà in futuro, perché in queste due intense giornate di contrattazione abbiamo esplorato tutte le vie per giungere a un accordo, e inoltre sta per partire il periodo di elezioni delle Rappresentanze sindacali unitarie( Rsu), in cui diventerà più aspro il conflitto sindacale e saràoggettivamente complicato programmare nuovi incontri per il rinnovo del contratto per il comparto sanità.
Naddeo precisa che fino all’ultima tornata del confronto tra le parti la firma del contratto sembrava possibile: “Abbiamo cercato di rispondere positivamente alle richieste poste anche il 13 gennaio dalle organizzazioni sindacali, in particolar modo di chi sembrava volere la definizione della trattativa” racconta il presidente Aran.”Una disponibilità alla firma che, invece, è mancata quando abbiamo proceduto alle dichiarazioni per la sottoscrizione, previste dalla normativa, da parte di Cgil e Uil – di cui era ampiamente nota la contrarietà all’intesa – ma anche da parte di Nursing Up, nonostante Aran abbia inserito nella versione finale del Contratto tutte le richieste esplicitate questa mattina dallo stesso sindacato in un comunicato stampa. Evidentemente, bisogna ricordare che la contrattazione è una mediazione e non è possibile ottenere tutto” conclude Naddeo. “Il paradosso amaro è che quello che due anni fa andava bene a tutti i sindacati per il rinnovo del precedente contratto, oggi sembra non bastare, eppure il nuovo Ccnl aggiunge e non toglie sia in termini di risorse sia di innovazioni per i lavoratori”.
Esprime delusione anche il segretario nazionale del sindacato degli infermieri Nursind, Andrea Bottega, commenta così il mancato via libera alla pre-intesa, che parla esplicitamente di “un’occasione persa, soprattutto in prospettiva. Non erano le risorse, infatti – troppo poche quelle da distribuire in questa tornata contrattuale con un aumento medio mensile di 172 euro, – il punto di forza del contratto collettivo nazionale del comparto sanità 2022-2024, ma la possibilità di aprire subito la nuova negoziazione per il triennio 2025-2027 e, quindi, di fruire dei fondi già stanziati nella Legge di bilancio”. I
“Per colpa del protagonismo di qualcuno, a farne le spese saranno molti lavoratori, a cominciare dal personale dei pronto soccorso che attendeva ancora l’adeguamento dell’indennità con le risorse stanziate dal giugno 2023” attacca Bottega, riferendosi in modo particolare, con ogni probabilità, a Nursing Up. “Chi si è tirato indietro rispetto a questo atto di buon senso e responsabilità dovrà dare spiegazioni, ad esempio, alle ostetriche cheavrebbero finalmente ottenuto l’equiparazione economica con gli infermieri sull’indennità di specificità. Oltre che agli infermieri, in primis ai turnisti con figli: sul piano della disciplina del rapporto di lavoro, nelle pieghe del contratto, c’era infatti uno sforzo in favore della conciliazione tra tempo professionale e privato”.
“Si è deciso di gettare alle ortiche sette mesi di intenso lavoro negoziale” è la conclusione di Bottega. “Adesso non rimane che sperare di tornare al tavolo in tempi brevi. Per il bene del personale, ma anche per il buon funzionamento del nostro Ssn”.