Roma, 30 gennaio – De minimis non curat praetor. In buona sostanza, la trasposizione e applicazione in farmacia dell’antica massima latina potrebbe essere la chiave che spiega la ragion d’essere della proposta di introdurre nuove figure professionali, gli assistenti di farmacia (e, per carità!, che nessuno li chiami mai più assistenti farmacisti). Lo ha chiarito il convegno tenutosi il 27 gennaio a Milano organizzato dalla Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi, nell’ambito del Channel and Retail Lab, coordinato e condottoda Erika Mallarini (nella foto).
Le nuove figure, molto semplicemente, sarebbero risorse necessarie per consentire ai farmacisti di liberare tempo prezioso per occuparsi di ciò di cui – pro sanitatis tutela – devono occuparsi, anche alla luce del percorso di trasformazione non solo della professione ma della stessa sanità: farmaci, consulenze e servizi di salute.
Mallarini ha appunto tenuto a precisare, sottolineandolo con particolare decisione, che non si tratta di far entrare in farmacia “assistenti farmacisti”, ma assistenti dell’azienda farmacia. Addetti, in buona sostanza, che non avranno a che fare con il farmaco, in ragione della mancanza di ogni specifica qualificazione (non a caso nemmeno richiesta) in materia: caratteristica che dovrebbe essere sufficiente, almeno nel migliore dei mondi possibile, a precludere loro ogni impiego in attività direttamente riferite a questo bene esistenziale: IL loro ambito di intervento saranno le mere funzioni lavorative di supporto, affatto diverse da quelle del professionista del farmaco.
Mallarini: “L’assistente? Strumento per consentire ai farmacisti di fare i farmacisti”
Mallarini ha meglio delineato il campo di azione degli assistenti di farmacia, suddivisi in tre distinte aree di impiego: l’assistente esecutivo, quello a più alto tasso di qualificazione, ovvero una laurea triennale in discipline gestionali (oppure esperienza triennale), con la precisazione tautologica e un po’ spiazzante che il ruolo può essere svolto da un farmacista (e ci mancherebbe pure!..); l’assistente operativo, in possesso di semplice diploma e infine l’assistente di punto di vendita (anche per lui è sufficiente il diploma).
Nessun riferimento, insomma, alla figura dell’assistente farmacista “presente in diversi Paesi europei, che segue un percorso di studi triennale e che non viene preso in considerazione nel nostro studio, in quanto inutile e insostenibile” ha chiarito Mallarini, precisando che i profili considerati sono quelli di operatori che si occupano di attività di gestione (delle scorte e degli ordini, ad esempio) e svolgono “attività di segreteria, magazzino, merchandising eccetera, che oggi rubano tempo al collaboratore, spesso demotivandolo. Oggi abbiamo commessi, magazzinieri e altre figure che non sono formate innanzitutto sui ‘limiti’ che la normativa prevede, oltre che sulle attività che devono svolgere. Non si parla di banco. La professione del farmacista è fondamentale per il successo terapeutico, la prevenzione e il sistema salute, bisogna consentire ai farmacisti di fare i farmacisti, altrimenti si rischia una disaffezione alla professione”.
Alla fine della fiera, insomma, si tratterebbe di una proposta che va in direzione di un upgrading delle figure di supporto – a partire da quella “storica” del magazziniere – presenti da tempo immemorabile in farmacia. Resta da capire perché, se fosse davvero tutto qui (ma non mancano i malfidati e malfidenti che a torto o ragione sospettano che non lo sia), la proposta di queste nuove figure contemplate, mutatis mutandis, anche nella proposta emendativa della deputata Fdi Marta Schifone al ddl n. 1523 bis (poi ritirata dalla stessa proponente lo scorso mese di settembre, come riferiamo nell’articolo di apertura del giornale), abbia sollevato le numerose e vivaci reazioni contrarie di una fetta molto significativa del mondo professionale. Reazioni a dir poco eccessive, se davvero la proposta dibattuta al convegno milanese della Bocconi altro non fosse che una specie di riscoperta (con annessa coloritura) dell’acqua calda. Absit iniuria verbis, ovviamente: l’ipersensibilità sul tema suggerisce di precisare che si tratta di una considerazione che, come dire?, va da sé, del tutto priva di qualsivoglia intento critico o polemico.
Cossolo: “La figura dell’assistente valorizza la professione del farmacista”
A confermare che, in fondo, non c’è niente di nuovo sotto il sole e che la proposta si riduce ad attualizzare una realtà che è già nelle cose e va semplicemente adattata all’evoluzione dei tempi è stato peraltro lo stesso presidente di Federfarma Marco Cossolo (nella foto), intervenuto al convegno, dove ha affermato che le figure di supporto al farmacista, come il magazziniere, “esistono da sempre. In una farmacia che si evolve, e in previsione dell’implementazione di un numero sempre maggiore di servizi, la presenza di personale che affianchi il farmacista nella gestione delle mansioni burocratiche e amministrative può aiutare la farmacia a crescere e nobilita la professione”.
“Crediamo sia lecito nutrire perplessità per l’inserimento di una figura che già esiste nel Ccnl. Il contabile, il magazziniere, il ragioniere, il magazziniere, la commessa sono già contemplati” scrive il Movimento dei liberi farmacisti in uno scambio di opinioni con la stessa Mallarini su Facebook. “Qual è lo scopo d’introdurre questa nuova figura? … Noi crediamo che questa strada sia senza sbocchi e già vediamo il burrone per la professione. Tuteliamo la salute pubblica, vorremmo continuare a farlo in serenità”, conclude Mnlf, invitando la docente della SDA Bocconi a riguardare sotto una luce diversa l’emendamento della deputata Schifone (che però, è il caso di ricordarlo, è stato ritirato dalla stessa proponente). “Vedrà che anche a lei qualche dubbio sopraggiungerà. Che siano altri gli scopi?”
