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martedì 11 Febbraio 2025
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Assistente di farmacia, Cossolo: “Valorizza la professione”. Ma restano molte perplessità

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Roma, 30 gennaio – De minimis non curat praetor.  In buona sostanza, la trasposizione e applicazione in farmacia dell’antica massima latina potrebbe essere la chiave che spiega la ragion d’essere della proposta di introdurre nuove figure professionali, gli assistenti di farmacia (e, per carità!, che nessuno li chiami mai più assistenti farmacisti). Lo ha chiarito il convegno tenutosi il 27 gennaio a Milano organizzato dalla Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi, nell’ambito del Channel and Retail Lab, coordinato e condottoda Erika Mallarini (nella foto).

Le nuove figure, molto semplicemente, sarebbero risorse necessarie per consentire ai farmacisti di liberare tempo prezioso per occuparsi di ciò di cui – pro sanitatis tutela – devono occuparsi, anche alla luce del percorso di trasformazione non solo della professione ma della stessa sanità: farmaci, consulenze e servizi di salute.

Mallarini ha appunto tenuto a precisare, sottolineandolo con particolare decisione, che non si tratta di far entrare in farmacia “assistenti farmacisti”, ma assistenti dell’azienda farmacia. Addetti, in buona sostanza, che non avranno a che fare con il farmaco, in ragione della mancanza di ogni specifica qualificazione (non a caso nemmeno richiesta) in materia: caratteristica che dovrebbe essere sufficiente, almeno nel migliore dei mondi possibile, a precludere loro ogni impiego in attività direttamente riferite a questo bene esistenziale: IL loro ambito di intervento saranno le mere funzioni lavorative di supporto, affatto diverse da quelle del professionista del farmaco.

Mallarini: “L’assistente? Strumento per consentire ai farmacisti di fare i farmacisti”

Mallarini ha meglio delineato il campo di azione degli assistenti di farmacia, suddivisi in tre distinte aree di impiego: l’assistente esecutivo, quello a più alto tasso di qualificazione, ovvero una laurea triennale in discipline gestionali (oppure esperienza triennale), con la precisazione tautologica e un po’ spiazzante che il ruolo può essere svolto da un farmacista (e ci mancherebbe pure!..); l’assistente operativo, in possesso di semplice diploma  e infine l’assistente di punto di vendita (anche per lui è sufficiente il diploma).

Nessun riferimento, insomma, alla figura dell’assistente farmacista “presente in diversi Paesi europei, che segue un percorso di studi triennale e che non viene preso in considerazione nel nostro studio, in quanto inutile e insostenibile” ha chiarito Mallarini, precisando che i profili considerati sono quelli di operatori che si occupano di attività di gestione (delle scorte e degli ordini, ad esempio) e svolgono “attività di segreteria, magazzino, merchandising eccetera, che oggi rubano tempo al collaboratore, spesso demotivandolo. Oggi abbiamo commessi, magazzinieri e altre figure che non sono formate innanzitutto sui ‘limiti’ che la normativa prevede, oltre che sulle attività che devono svolgere. Non si parla di banco. La professione del farmacista è fondamentale per il successo terapeutico, la prevenzione e il sistema salute, bisogna consentire ai farmacisti di fare i farmacisti, altrimenti si rischia una disaffezione alla professione”

Alla fine della fiera, insomma, si tratterebbe di una proposta che va in direzione di un upgrading delle figure di supporto – a partire da quella “storica” del magazziniere – presenti da tempo immemorabile in farmacia. Resta da capire perché, se fosse davvero tutto qui (ma non mancano i malfidati e malfidenti che a torto o ragione sospettano che non lo sia),  la proposta di queste nuove figure contemplate, mutatis mutandis, anche nella  proposta emendativa della deputata Fdi Marta Schifone al ddl n. 1523 bis (poi ritirata dalla stessa proponente lo scorso mese di settembre, come riferiamo nell’articolo di apertura del giornale), abbia sollevato le numerose e vivaci reazioni contrarie di una fetta molto significativa del mondo professionale. Reazioni a dir poco eccessive, se davvero la proposta dibattuta al convegno milanese della Bocconi altro non fosse che una  specie di riscoperta (con annessa coloritura) dell’acqua calda. Absit iniuria verbis, ovviamente: l’ipersensibilità sul tema suggerisce di precisare che si tratta di una considerazione che, come dire?, va da sé, del tutto priva di qualsivoglia intento critico o polemico.

Cossolo: “La figura dell’assistente valorizza la professione del farmacista”

A confermare che, in fondo, non c’è niente di nuovo sotto il sole e che la proposta si riduce ad attualizzare una realtà che è già nelle cose e va semplicemente adattata all’evoluzione dei tempi è stato peraltro lo stesso presidente di Federfarma Marco Cossolo (nella foto),  intervenuto al convegno, dove ha affermato che le figure di supporto al farmacista, come il magazziniere, “esistono da sempre. In una farmacia che si evolve, e in previsione dell’implementazione di un numero sempre maggiore di servizi, la presenza di personale che affianchi il farmacista nella gestione delle mansioni burocratiche e amministrative può aiutare la farmacia a crescere e nobilita la professione”.

A riproporre altre dichiarazioni di Cossolo, in un post su Facebook, è stata il direttore responsabile di iFarma, Laura Benfenati, presente al convegno milanese. Le riproponiamo:  “La farmacia che stiamo delineando sarà sempre più simile a un distretto piuttosto che a un negozio e se i medici di medicina generale andranno nelle case di comunità il territorio per forza si indebolirà: le farmacie dovranno sempre più essere integrate con il sistema sanitario regionale” ha detto il presidente del sindacato dei titolari e riporta Benfenati. “I laureati in farmacia non devono fare lavoro burocratico e di segreteria ma consulenza e servizi. E i titolari non devono fare i manager ma hanno bisogno di un assistente esecutivo, di una segreteria direzionale. Questa nuova figura valorizza la professione del farmacista anche se non risolve il problema della mancanza di vocazione dei farmacisti”.
Chissà se e in che misura la posizione espressa da Cossolo e dagli organizzatori del convegno milanese incontrerà quella del variegato mondo della farmacia. La certezza di molti è che sicuramente suonerà graditissima alle orecchie delle società di capitale proprietarie di catene di farmacie e delle aziende che gestiscono le farmacie comunali: già nello scorso mese di novembre, per dire, l’Azienda Multiservizi Farmacie SpA di Cinisello Balsamo ha indetto un pubblico concorso per “il reclutamento di 15 assistenti di farmacia”.
Altrettanto certo sembra essere il fatto che siano in molti, anzi moltissimi a guardare in tralice la proposta di “istituzionalizzare” in qualche modo la figura dell’assistente di farmacia, che – peraltro – trova già spazio e normazione nel Ccnl del personale delle farmacie. Tra questi il Mnlf, oppositore della prima ora della proposta di istituire la figura dell’assistente, uno o trino che sia.

Crediamo sia lecito nutrire perplessità per l’inserimento di una figura che già esiste nel Ccnl. Il contabile, il magazziniere, il ragioniere, il magazziniere, la commessa sono già contemplati” scrive il Movimento dei liberi farmacisti in uno scambio di opinioni con la stessa Mallarini su Facebook. “Qual è lo scopo d’introdurre questa nuova figura? … Noi crediamo che questa strada sia senza sbocchi e già vediamo il burrone per la professione. Tuteliamo la salute pubblica, vorremmo continuare a farlo in serenità”, conclude Mnlf, invitando la docente della SDA Bocconi a riguardare sotto una luce diversa l’emendamento della deputata Schifone (che però, è il caso di ricordarlo, è stato ritirato dalla stessa proponente). “Vedrà che anche a lei qualche dubbio sopraggiungerà. Che siano altri gli scopi?”

Ma non sono solo i liberi farmacisti a non comprendere fino in fondo la ratio di una proposta che continua a destare molte perplessità, soprattutto tra i farmacisti ‘indipendenti’, come attesta la larghissima prevalenza dei commenti al post di Benfenati, che la giornalista conclude riportando  quest’ultima affermazione di Cossolo al convegno di Milano: “Se la farmacia diventerà quello che è descritto anche nella convenzione, l’indipendente da solo diventerà un ossimoro”.
Cosa davvero il presidente di Federfarma abbia inteso significare avrà certamente modo di chiarirlo: di primo acchito, l’affermazione suona distonica rispetto al percorso di evoluzione che Federfarma ha assecondato e promosso negli anni anche al fine di implementare gli skills manageriali dei suoi associati, i titolari di farmacia, con l’obiettivo di aiutarli a competere meglio e con più sicurezza su un mercato sempre più difficile, resistendo alle “sirene” della cessione dell’attività e imparando a  “sfruttare” le opportunità offerte dall’aderire – valutandone vincoli e condizioni – a uno dei network di farmacie presenti sul mercato, pur salvaguardando la propria indipendenza e garantendosi dunque la conduzione della propria farmacia e della propria squadra di lavoro, a partire dagli obiettivi quali-quantitativi fino alla  selezione, gestione,  formazione,  motivazione e ovviamente remunerazione dei collaboratori.
 
Sulla figura dell’assistente ancora critiche, dubbi e perplessità
Le reazioni suscitate dal post di Benfenati sull’assistente di farmacia, pur diversificate, sottendono quasi tutte un giudizio negativo: si va da un’apodittica  “È un regalo alle catene, che terranno un solo laureato per punto vendita”  a una più pragmatica  “Il titolare deve essere il manager della farmacia a 360 gradi. Per fare i lavori di segreteria può andar bene chiunque, assistente o meno”. E c’è spazio anche per commenti più articolati, come quello di Guido Torelli, componente del Consiglio direttivo dell’Ordine di Roma: “Più che chiedersi se serve una figura ‘ancillare’, che bene o male sotto mentite spoglie è sempre esistita, il magazziniere che fa gli ordini, il magazziniere che fa la contabilità, o il figlio del titolare che assolve a questi compiti, ogni farmacia si è sempre organizzata per come gli era più confacente, mi viene da chiedere chi è il farmacista dell’epoca che andiamo ad affrontare” scrive il farmacista romano, spostando dunque il discorso.  “Se è un professionista con una formazione clinica molto più avanzata di quella attuale, o un professionista con capacità gestionale e di governo dei flussi di bisogni, di materiali e di denaro, con quindi un’ottica marcatamente orientata al business management, se è un preparatore in un contesto di un laboratorio galenico moderno e strutturato e dotato di tutte le certificazioni di qualità, se è infine un analista clinico, in grado di performare e interpretare le analisi su sangue capillare e le altre analisi che si svolgono in farmacia, o piuttosto se è un hub a disposizione della medicina specialistica e del paziente, facente da interfaccia intelligente ed esperto fra i due nel processo di presa in carico. Gli aspetti sono tanti e le necessità formative differenti” afferma Torelli, per poi concludere che “prima di immaginare una figura ancillare (che potrebbe anche avere la sua utlità)”, sarebbe forse più utile “ragionare sul professionista farmacista nella sua accezione territoriale (insisto sul fatto che il territorio e la competenza logistica sono le due nostre polizze assicurative), e su come tutte queste attività possano essere fruibili al pubblico in maniera sostenibile”.
Mnlf avvia un’azione di protesta, un fiocco nero sul bavero del camice
Alla fine, la questione sembra essere una di quelle destinate inevitabilmente a tenere banco ancora per un po’ nell’immediato futuro. E non meraviglia che gli oppositori della prima ora dell’introduzione della figura dell’assistente di farmacia abbiano deciso di passare subito ad azioni dimostrative di opposizione e protesta: il Mnlf ha infatti invitato i farmacisti collaboratori (ma non solo) ad appuntare sul bavero del camice un fiocchetto nero (vedi foto a lato), e a rispondere a chi dovesse chiederne il motivo “Perché stanno uccidendo questa professione”.
Ammesso e non concesso che sia così, ovvero che qualcuno stia davvero attentando alla sopravvivenza della professione farmaceutica, ci sentiamo di rassicurare i timori apocalittici di Mnlf ricordando che i farmacisti hanno alle spalle  – anno più anno meno – otto secoli di storia, più che sufficienti a dimostrare di quale scorza dura siano fatti e di quali e quante straordinarie doti di resistenza, capacità evolutiva e resilienza dispongano. Farli fuori, insomma, sarà tutt’altro che semplice, anche se a invadere le farmacie fosse (e l’ipotesi è improbabile) un intero esercito di assistenti.
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