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mercoledì 12 Febbraio 2025
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Aviaria, documento Ecdc-Efsa: “34 mutazioni aumentano il rischio di diffusione nell’uomo”

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Roma, 31 gennaio – Influenza aviaria, cresce l’allarme: alle preoccupazioni USA dopo la rilevazione, in un allevamento di anatre in California, di una variante del virus, la H5N9, molto più patogena di H5N1, anche le autorità sanitarie europee alzano il livello dell’attenzione. A lanciare l’ultimo alert sono stati il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), in un parere scientifico basato su un approccio One Health appena pubblicato nel quale valutano le mutazioni dei patogeni aviari e la probabilità che prendano piede nell’uomo, dettando raccomandazioni sul duplice fronte salute pubblica-salute animale. In particolare, gli esperti delle due agenzie Ue hanno identificato “34 mutazioni genetiche che potrebbero aumentare il rischio di diffusione dei virus dell’influenza aviaria negli esseri umani”. Inevitabile la conclusione: “Il  virus dell’influenza aviaria rappresentano una minaccia crescente” scrivono Ecdc ed Efsa, per la sua capacità potenziale “di adattarsi agli esseri umani e di innescare future pandemie”.

“Gli sviluppi globali richiedono di rimanere vigili e assicurarci che l’Europa sia pronta a rispondere alla minaccia dell’influenza aviaria” afferma Pamela Rendi-Wagner (nella foto), direttrice dell’Ecdc. L’agenzia, spiega, “sta supportando gli Stati membri dell’Unione europea/Spazio economico europeo nella preparazione, prevenzione e contenimento di potenziali futuri focolai negli animali e negli esseri umani. Avere solidi piani di preparazione è fondamentale per proteggere la salute pubblica in Europa”.

“Nel 2024 i virus dell’influenza aviaria hanno ampliato il loro raggio d’azione, infettando specie precedentemente non colpite”  evidenzia Bernhard Url (nella foto),direttore esecutivo facente funzione dell’Efsa. “Il nostro lavoro identifica mutazioni chiave legate a una potenziale diffusione agli esseri umani, che richiedono una rapida individuazione e risposta. La collaborazione e la condivisione dei dati lungo la catena degli attori coinvolti rimangono essenziali per affrontare le situazioni emergenti”.

Per redigere il nuovo documento Ecdc ed Efsa hanno esaminato dati estesi tra cui analisi genetiche, studi di casi umani di aviaria e presenza di anticorpi, con l’obiettivo di delineare i rischi attuali e le strategie di mitigazione, illustrano le due agenzie Ue. L’invito rivolto ai laboratori di sanità pubblica e animale è “fare riferimento all’elenco delle mutazioni a rischio, che dovrebbe essere costantemente aggiornato, per monitorare l’emergere di ceppi” virali “che potrebbero potenzialmente trasmettersi all’uomo”.

Tra i fattori che potrebbero favorire l’adattamento dei virus aviari ai mammiferi, uomo compreso, oltre alle mutazioni genetiche gli esperti indicano “il mescolamento di materiale genetico tra virus e l’interazione con la risposta immunitaria dell’ospite”, insieme a elementi “estrinseci come attività umane e cambiamenti ambientali che aumentano il contatto tra fauna selvatica, pollame, bestiame ed esseri umani. L’agricoltura ad alta densità, le scarse pratiche di biosicurezza, la deforestazione, l’urbanizzazione e il commercio globale – avvertono Ecdc ed Efsa – amplificano il rischio di ricadute, dagli animali agli esseri umani”.

Le raccomandazioni principali delle due agenzie riguardano l’analisi genetica, per rilevare precocemente mutazioni o adattamenti del virus ai mammiferi; la sorveglianza degli animali, specie di mammiferi malati o morti che hanno avuto contatti con uccelli selvatici, pollame o altri mammiferi infetti; la sorveglianza della salute pubblica, testando le persone esposte ai patogeni influenzali e sotto-tipizzandone con regolarità i campioni.

“Soprattutto durante le epidemie negli animali” sottolineano gli esperti “gli ospedali dovrebbero migliorare la sorveglianza e la vigilanza, specie durante i picchi della stagione influenzale, quando aumenta il rischio di mescolamento genetico tra virus”. Ma non basta:; servono anche misure di bio-sicurezza per i lavoratori esposti, formazione del personale, vaccinazioni al pollame. Infine: aumentare la consapevolezza dei pericoli tra i gruppi ad alto rischio, addestrare gli operatori sanitari a riconoscere e gestire l’influenza aviaria, garantire piani di risposta coordinati per i casi umani, sviluppare linee guida e procedure operative standard per i test su persone esposte e contatti, inclusi protocolli preventivi.

Ecdc ed Efsa hanno sviluppato diagrammi di flusso che per cinque scenari di epidemia delineano le azioni di risposta interdisciplinare uomo-animale-ambiente. L’auspicio è che questo lavoro possa aiutare gli Stati membri a elaborare linee guida nazionali personalizzate.

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