Roma, 3 febbraio . L’Amr, la resistenza microbica ai farmaci, continua a essere un osservato speciale dell’Ecdc, il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie, che lo scorso 30 gennaio è tornata a puntare i riflettori sul fenomeno, considerato da tutte le autorità sanitarie mondiali una delle principali minacce per la salute globale.
La situazione in Europa continua a rimanere preoccupante e il consumo di antibiotici nei Paesi dell’Unione (che persegue l’obiettivo di ridurne il consumo del 20% entro il 20230) è aumentato nel quinquennio 2019-2023 dell’1%.
“Per raggiungere gli obiettivi della Ue entro il 2030 è necessaria una risposta unita e urgente in tutta l’Unione per impedire che l’Amr comprometta l’assistenza sanitaria” afferma Pamela Rendi-Wagner (nella foto), direttrice dell’Ecdc, osservando che la pronta mobilitazione e l’impegno convinto e concreto di tutti i Paesi membri è fondamentale “per proteggere i pazienti e sostenere l’efficacia degli antibiotici per le generazioni future”.
Per contrastare con successo l’Amr e avvicinarsi all’obiettivo del -20% di consumi di antibiotici entro il 20230 serve un’accelerazione e un significativo supplementodi impegno, muovendosi soprattutto in tre direzioni: la prevenzione e il controllo delle infezioni, misure e campagne finalizzate a un uso prudente degli antimicrobici e investimenti per sviluppare nuovi antibiotici e l’accesso agli stessi.
I fronti su cui intervenire – insiste l’Ecdc – sono quelli già più volte indicati, primo tra tutti quello degli ospedali, le strutture sanitarie che maggiormente concorrono allo sviluppo di batteri antibiotico-resistenti. E l’Italia – ricordarlo è opportuno – in Europa è da anni tra i Paesi con le più alte percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici utilizzate in ambito ospedaliero. Fondamentale, dunque, moltiplicare l’impegno nell’adozione di tutte le misure utili per la prevenzione e il controllo delle infezioni: migliorare l’igiene delle mani, aumentare gli screening sui batteri resistenti, favorire l’isolamento in stanze singole dei pazienti colpiti da infezioni sostenute da batteri resistenti, aumentare il personale da impiegare nella prevenzione e nel controllo delle infezioni.
Ma è fuori dagli ospedali che si consuma il 90% degli antibiotici per uso umano, molto spesso in modo del tutto inappropriato. Bisogna dunque intensificare, e molto, gli sforzi in materia di informazione e sensibilizzazione del pubblico, affiancandoli con interventi sociali ed educativi per prevenire l’uso improprio di questimw’0.
Insomma, il contrasto all’Amr in Europa è ancora insufficiente, osserva l’Ecdc, i Governi dei Paesi membri dell’Unione debbono avviare azione di sanità pubblica mirate, più forti e convinte e, soprattutto, devono farlo subito e con rapidità. Se ciò non accadrà, sarà estremamente improbabile che la Ue raggiunga gli obiettivi di contenimento dell’Amr fissati per il 2030, con il risultato che i batteri resistenti continueranno a prosperare e i Paesi Ue continueranno a piangere ogni anno 35mila morti correlati all’antibiotico-resistenza, oltre a sborsare (come fanno) la non trascurabile somma di 11,7 miliardi di euro (sempre all’anno).