Roma, 4 febbraio – L’uso estensivo dei fungicidi azolici (azoli), in particolare in agricoltura, può portare a un aumento del rischio che i funghi Aspergillus sviluppino resistenza ai trattamenti antifungini essenziali. A lanciare l’allarme è un rapporto firmato dalle cinque agenzie europee per la salute e l’ambiente (Efsa, Ecdc, Ema, Echa e Aea), con il sostegno del Centro comune di ricerca (Ccr) della Commissione europea. Le cinque authority per la prima volta hanno analizzato congiuntamente come l’uso di sostanze azoliche (al di fuori della medicina umana) influisca sulla salute pubblica.
I medicinali azolici “sono essenziali per il trattamento dell’aspergillosi, una grave infezione causata dal fungo Aspergillus” riporta l’Ema in una nota. “Tuttavia, questi funghi stanno diventando sempre più resistenti alle terapie con azoli, rendendo il trattamento meno efficace”. Il loro uso estensivo al di fuori della medicina umana, in particolare in agricoltura, contribuisce al rischio che l’Aspergillus sviluppi resistenza agli azoli.
Le sostanze azoliche sono ampiamente utilizzate nei prodotti fitosanitari (pesticidi) per controllare le malattie fungine in agricoltura e orticoltura, come medicinali veterinari per il trattamento delle infezioni fungine negli animali, come biocidi nel trattamento del legno, come prodotti chimici industriali (ad esempio intermedi e coloranti) e nei cosmetici (ad esempio come agenti antiforfora).
Il rapporto mette in luce come il loro uso estensivo al di fuori della medicina umana, in particolare in agricoltura, contribuisca al rischio che l’Aspergillus sviluppi resistenza agli azoli. L’esposizione a certi ambienti in cui vengono utilizzati o sono presenti fungicidi azolici, come i rifiuti agricoli e orticoli e il legname fresco di taglio, potrebbe far aumentare il rischio di infezione da Aspergillus resistente agli azoli.
“L’uso di fungicidi azolici in agricoltura e in altri settori al di fuori della medicina umana” ha spiegato Bernhard Url, direttore esecutivo ad interim dell’Efsa “con il loro impatto sulla resistenza agli antifungini evidenzia la necessità cruciale di bilanciare prassi efficaci con la tutela della salute e dell’ambiente. L’approccio ‘One Health’ ci consente di riunire competenze diverse per affrontare questa sfida e salvaguardare la salute pubblica per le generazioni future”.