Roma, 4 febbraio – Comprendere meglio i modi in cui i consumatori interagiscono con i loro farmacisti e scoprire altri modi in cui i farmacisti possono supportare la loro salute generale. Questo l’obiettivo della survey lanciata nello scorso mese di gennaio da Rite Aid, la pharmacy company statunitense in fase di ripresa dopo le vicissitudini (di mercato, finanziarie e giudiziarie, queste ultime legate al suo presunto ruolo nella crisi degli oppioidi negli Stati Uniti e alle conseguenti cause che ne sono scaturite) che l’avevano portata nell’autunno del 2023 a un debito di 8,6 miliardi di dollari e a dichiarare bancarotta.
Superato il percorso di ristrutturazione finanziaria partito dopo il fallimento, oggi Rite Aid ha 1259 farmacie negli States, in prevalenza negli Stati della costa Est. Più di un quarto degli esercizi (352) sono in Pennsylvania. Si tratta di una realtà aziendale ovviamente diversa da quella che – dopo Cvs e Walgreens – era arrivata a essere la principale protagonista del retail farmaceutico USA, prima del rovinoso fallimento dell’ottobre 2023, comunque determinata ad attestarsi solidamente nel mercato di riferimento. E proprio per capire meglio quel mercato e interpretarne le tendenze, la company americana ha lanciato alla fine del 2024 la ricerca sui consumatori di cui riferisce Business Wire.
“Dalla ricerca di settore (condotta il 9 e 10 dicembre 2024 intervistando 2000 persone adulte, NdR) emerge che molti consumatori visitano il loro farmacista molto più frequentemente del loro medico, poiché gli appuntamenti con i pazienti possono richiedere settimane per essere fissati” ha affermato
Karen Staniforth, chief pharmacy officer di Rite Aid (nella foto). “Nel corso degli anni, ho visto in prima persona l’impatto positivo che le relazioni personalizzate tra farmacista e consumatore possono avere sui risultati sanitari. I farmacisti possono parlare e consigliare su molti aspetti della salute di un individuo, dalla gestione dei farmaci, ai test per l’influenza e lo streptococco, alle consulenze sulla salute in viaggio, fino alla prescrizione di determinati farmaci in determinati stati. Nonostante la loro accessibilità nella comunità, notiamo un divario nel modo in cui i consumatori utilizzano la loro farmacia o il loro farmacista al massimo delle loro capacità”.

Consumatori, la maggior parte ha percezioni tradizionali sul ruolo del farmacista
Dalla survey è emerso che la maggior parte degli intervistati ha familiarità con i servizi farmaceutici più tradizionali, come la distribuzione di farmaci (72%), la guida ai prodotti da banco (64%), i consigli sulla salute e il benessere (53%) e le vaccinazioni (53%).
Tuttavia, molti non sono a conoscenza di altri servizi farmaceutici, che possono includere: prescrizione di determinati farmaci in alcuni stati (30%), gestione della terapia farmacologica (27%), test point-of-care in alcuni stati (23%), programmi per smettere di fumare (24%). Mentre più della metà degli intervistati (55%) ritiene che i farmacisti possano aiutare con problemi minori di assistenza sanitaria e benessere, molti sono meno consapevoli del supporto disponibile per altre aree sanitarie, come la salute sessuale (29%) e la salute delle donne (26%).
Considerazione fiduciaria da una parte, scarsa interazione personale dall’altra
Il 62% degli intervistati considera il proprio farmacista come parte del proprio team di assistenza sanitaria e benessere (ma i tre quarti di coloro che dato questa risposta non hanno un rapporto personale con un professionista del farmaco). Inoltre, molti non si collegano con la propria farmacia per discutere le precauzioni per l’assunzione di farmaci e integratori. Degli intervistati, il 68% assume più di un farmaco e/o integratore, ma solo il 46% ha dichiarato di aver discusso potenziali interazioni o effetti collaterali con il proprio farmacista.
Opinioni sulle funzioni e sui servizi del farmacista, i divari generazionali
Gli intervistati della generazione più giovane dichiarano di trascorrere più tempo con i farmacisti rispetto agli intervistati più anziani, con il 55% della Gen Z (nati dal 1995 al 2010) e il 50% degli intervistati della Millennial (i nati dal 1980 al 1994) che interagiscono con loro per più di cinque minuti, rispetto al 35% della Gen X (nati dal 1965 al 1980) e al 27% degli intervistati della Baby Boomer. Secondo inoltre una maggiore consapevolezza e di aver utilizzato i servizi clinici dei farmacisti più delle generazioni più anziane. Il 29% della Gen Z e il 25% dei Millennial intervistati si recano dal farmacista per farsi prescrivere determinati farmaci (ove consentito), rispetto al 20% della Gen X e al 12% dei Baby Boomer intervistati. Le generazioni più anziane considerano la distribuzione dei farmaci come il servizio principale per cui si sono rivolte al farmacista: il 73% dei Baby Boomer e il 67% della Gen X, rispetto al 52% dei Millennial e al 43% della Gen Z.
“I risultati mostrano che il ruolo dei farmacisti è sottoutilizzato e anche ampiamente sconosciuto” conclude Staniforth. “In Rite Aid, i nostri farmacisti sono impegnati a servire e supportare la comunità, rendendo l’assistenza sanitaria accessibile e personale. Ci impegniamo a fornire un’assistenza clinica affidabile e personalizzata per supportare i nostri clienti, ovunque si trovino nel loro percorso sanitario”.