Roma, 7 febbraio -L’Ecdc, il centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie, ritorna sull’allarme antibiotico-resistenza, segnalando sul suo portale l’insorgenza e la diffusione di batteri estremamente resistenti agli antibiotici “di ultima linea” come i
carbapenemi e la colistina.
Si tratta, scrive il centro europeo, di “un grave problema per la salute pubblica e una minaccia per la sicurezza dei pazienti e le economie a livello europeo e mondiale. Quando gli antibiotici di ultima linea non sono più efficaci, ciò significa che non sono più disponibili
antibiotici con i quali curare un paziente e, di conseguenza, le infezioni diventano potenzialmente fatali per i bambini e gli adulti; inoltre la resistenza agli antibiotici di ultima linea compromette l’efficacia di interventi medici salvavita come la terapia oncologica e il trapianto di organi”.
Diventa assolutamente imperativo, dunque, “contenere subito la diffusione di questi
batteri estremamente resistenti, soprattutto se si considera che la pipeline degli antibiotici è sterile, non prevedendo lo sviluppo di nuovi antibiotici, e probabilmente rimarrà tale per anni”.
L’Ecdc ricorda quindi acquisizioni ben note ma che è certamente opportuno ricordare: i pazienti infettati da batteri resistenti agli antibiotici sono più propensi a sviluppare complicazioni e presentano un rischio di morte fino a tre volte maggiore a causa dell’infezione. Secondo le stime, se non si prendono provvedimenti il numero complessivo di decessi potrebbe raggiungere i 10 milioni annui entro il 2050, con gravi problemi per il funzionamento dei sistemi sanitari e costi elevatissimi per la società e i bilanci di ogni Paese.

L’Ecdc rivolge quindi ai Paesi Ue/See una serie di raccomandazioni:
♦ rafforzare il coordinamento nazionale delle misure di controllo tra ospedali e regioni e supportare gli ospedali nell’implementazione di tali misure. Se non è già in atto, dovrebbe essere istituito un team di gestione nazionale multidisciplinare dedicato al livello nazionale appropriato e dovrebbe essere stabilito un piano d’azione Cre, che delinei obiettivi, azioni, tempistiche e budget, e includa una regolare rendicontazione pubblica sui progressi.
♦ Implementare misure Ipc potenziate negli ospedali per interrompere la trasmissione di K. pneumoniae resistente ai carbapenemi e di altri Cre, incluso l’isolamento preventivo e lo screening dei pazienti per portatori asintomatici di Cre al momento del ricovero ospedaliero, in base alla loro storia di ospedalizzazione nei 12 mesi precedenti.
♦ Applicare la gestione antimicrobica per preservare l’efficacia dei carbapenemi e degli antimicrobici di recente approvazione. Ciò include linee guida nazionali per il trattamento delle infezioni da Cre e verifiche della loro implementazione.
♦ Rafforzare la sorveglianza, incluso il sequenziamento dell’intero genoma quasi in tempo reale per supportare il rilevamento di focolai di Cre, fonti e modelli di trasmissione. Questo approccio supporta anche il rilevamento precoce della diffusione di E. coli resistente ai carbapenemi nella comunità.
♦ Fornire un’adeguata capacità di laboratorio per il rapido rilevamento e caratterizzazione di Cre, inclusi test di sensibilità antimicrobica e identificazione di geni carbapenemasi per l’uso mirato di antimicrobici di recente approvazione.
♦ Rafforzare l’innovazione e l’accesso agli antimicrobici indicati contro le infezioni da Cre.
L’Ecdc invita tutti i Paesi Ue/See e gli ospedali a intensificare i loro sforzi per affrontare questa situazione epidemiologica in deterioramento, mitigare l’elevato rischio di ulteriore diffusione di Cre e, in ultima analisi, proteggere pazienti e comunità.