Roma, 11 febbraio – L’ipotesi di Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con le farmacie pubbliche e private, meglio e più sbrigativamente nota come convenzione farmacie-Ssn, sarà il piatto forte della prossima seduta della Conferenza Stato-Regioni in calendario il 13 febbraio.
Il nuovo accordo (del quale il nostro giornale ha già diffusamente riferito in occasione della sigla apposta lo scorso 20 dicembre, dopo l’approvazione incassata nelle rispettive assemblee, da Federfarma e Assofarm nella sede Sisac, vedi foto del titolo) apre le porte al modello della farmacia dei servizi, alla quale sono dedicati un intero capitolo (il Capo III del Titolo II del documento) e un allegato dedicato (il n. 4, rubricato con un titolo di precisione quasi pedantesca: Linee guida per l’esecuzione in farmacia delle attività vaccinali, dei test che prevedono il prelievo di sangue capillare e/o del campione biologico a livello nasale salivare o orofaringeo, delle prestazioni analitiche diagnostiche e di telemedicina effettuate mediante utilizzo di dispositivi strumentali, a norma del decreto legislativo 3 ottobre 2009, n.153).
Dopo l’ultimo passaggio di giovedì prossimo e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, la nuova convenzione, che coinvolge le circa 20700 farmacie di comunità che operano sul territorio nazionale, 19mila private e 1700 pubbliche, sarà operativa e aprirà – a ben 26 anni dal vecchio accordo – una nuova storia nei rapporti tra le farmacie di comunità e il servizio sanitario. Il nuovo accordo convenzionale copre infatti l’ampio spettro dei servizi, dal Cup alle vaccinazioni, dalla diagnostica alle prestazioni professionali di infermieri e fisioterapisti, dall’erogazione di tamponi e test che prevedono il prelievo di sangue o campione biologico alla telemedicina, che un quarto di secolo fa non erano neppure immaginabili, e ovviamente interviene anche sui requisiti logistici e strutturali (spazi, strumentazioni eccetera) necessari per garantirli.
Il profilo che prevedibilmente richiederà più attenzione è il doppio regime di competenze inevitabilmente previsto dall’accordo sia per quanto riguarda le modalità di erogazione sia per la remunerazione: oltre a quelle attribuite centralmente (si tratta in genere dei requisiti minimi ai quali le farmacie debbono uniformarsi), vi sono infatti anche quelle demandate agli accordi integrativi regionali.
Ciò che più conta, però, è la svolta – davvero storica – che il nuovo accordo convenzionale imprime al rapporto Ssn-farmacie, considerando queste ultime come presidi essenziali di un sistema sanitario sempre più vicino alle esigenze delle persone. Un salto di qualità che non a caso venne sottolineato da Marco Alparone (nella foto), presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità, nel commento rilasciato ufficialmente in occasione della sigla dell’accordo in Sisac il 20 dicembre 2024, nel quale si preoccupò di rimarcare come la nuova convenzione valorizzi “il ruolo delle farmacie nel rispondere ai bisogni di salute dei cittadini, garantendo servizi accessibili direttamente sul territorio, con particolare attenzione alla prevenzione e alla gestione delle patologie croniche”.