banner
mercoledì 19 Marzo 2025
banner

Semaglutide sempre più multitasking, studio conferma la riduzione della voglia di alcol

banner

Roma, 14 febbraio – Oltre che per le sue eclatanti performances di mercato, il semaglutide di Novo Nordisk, l’agonista recettoriale del Glp-1 che cura il diabete e ottiene risultati portentosi nella terapia dell’obesità. potrebbe passare alla storia per la sua versatilità di impiego che ne fa una sorta di farmaco multitasking. Una nuova prospettiva di utilizzo emerge infatti da una recente ricerca dell’University of Southern California, che conferma una promettente azione di semaglutide nella riduzione del desiderio di alcol e il consumo eccessivo di alcolici.

La prospettiva era emersa già qualche mese fa, dopo l’osservazione di un insolito effetto collaterale di semaglutide riscontrato da molti pazienti e dai loro medici: le persone trattate con il farmaco, infatti, riferivano spesso di non aver più voglia di bere vino, cocktail o altre bevande a base di alcol.

Gli autori del lavoro, pubblicato su Jama Psychiatry, hanno dimostrato che la somministrazione una volta a settimana del farmaco, rispetto al placebo, ha ridotto il desiderio di bere alcol e tagliato sia la quantità di bevande alcoliche assunte che la frequenza dei giorni di consumo eccessivo di alcol.

La scoperta potrebbe aiutare a colmare un importante vuoto terapeutico. Si stima che solo negli USA possano essere attribuiti all’alcol 178mila decessi l’anno, informano gli esperti ricordando che l’alcol è collegato a malattie epatiche, cardiovascolari, ed è una causa nota di cancro. Pochissimi, fra coloro che rientrano nei criteri che inquadrano un problema di alcolismo, oggi cercano o ricevono un trattamento. I ricercatori hanno dunque indagato su questa osservazione comune dell’improvvisa perdita del desiderio di bere alcol dopo che i pazienti iniziavano con le iniezioni settimanali di semaglutide per curare l’obesità o il diabete. Si tratta del primo studio clinico randomizzato e controllato con placebo sulla semaglutide progettato per studiare il fenomeno, evidenzia Christian Hendershot (nella foto), primo autore dello studio e direttore della ricerca clinica nell’Institute for Addiction Science dell’Usc.

I ricercatori hanno reclutato 48 adulti con disturbo da uso di alcol che non stavano attivamente cercando un trattamento e avevano una storia di consumo di alcol nell’ultimo mese pari a più di 7 (per le donne) o 14 (per gli uomini) drink standard in una settimana, nonché 2 o più episodi di consumo eccessivo di alcol (4 o più drink per le donne e 5 o più per gli uomini). Una settimana prima della prima iniezione, i ricercatori hanno invitato i partecipanti a bere le loro bevande alcoliche preferite per un periodo di 2 ore in un ambiente di laboratorio confortevole, con istruzioni di ritardare il consumo se lo desideravano. Poi sono stati assegnati casualmente a due gruppi, uno sottoposto a iniezioni a basso disaggio di semaglutide per 9 settimane, l’altro a placebo. Partecipanti e ricercatori sono poi tornati al laboratorio di analisi delle bevande per ripetere il processo e vedere cosa era cambiato.

I risultati, misurati in grammi di alcol consumato e concentrazione di alcol nel respiro, hanno indicato che le iniezioni di semaglutide hanno ridotto il desiderio settimanale di alcol, ridotto la media dei drink nei giorni in cui si beve e portato a maggiori riduzioni nei giorni in cui si beve molto, rispetto al placebo. Una scoperta chiave è stata che l’entità degli effetti di semaglutide su diversi risultati di consumo di alcol era relativamente maggiore di quanto spesso si veda con i farmaci esistenti per ridurre il desiderio di alcol, anche se semaglutide è stato somministrato solo alle dosi cliniche più basse.

Nell’ultimo mese di trattamento, i soggetti del gruppo semaglutide hanno ridotto significativamente il numero di giorni di bevute pesanti. Inoltre, quasi il 40% ha segnalato di non aver avuto questi giorni di consumo intenso nell’ultimo mese di trattamento, rispetto al 20% del gruppo placebo. Tra un piccolo sottogruppo di partecipanti che fumavano sigarette all’inizio, quelli trattati con semaglutide hanno avuto riduzioni significativamente maggiori nella media delle sigarette al giorno rispetto a quelli nel gruppo placebo.

“Questi dati suggeriscono il potenziale del semaglutide e di farmaci simili per colmare un bisogno insoddisfatto per il trattamento del disturbo da uso di alcol” osserva l’autrice senior Klara Klein della University of North Carolina School of Medicine. “Sono necessari studi più ampi e più lunghi su popolazioni più ampie per comprendere appieno la sicurezza e l’efficacia nelle persone con disturbo da uso di alcol, ma questi risultati iniziali sono promettenti”.

La popolarità del semaglutide e di altri agonisti del recettore Glp-1, conclude Hendershot, aumenterebbe le possibilità di un’ampia adozione di questi trattamenti, se approvati per questa indicazione, per il disturbo da uso di alcol.

banner
Articoli correlati

i più recenti

I più letti degli ultimi 7 giorni