Roma, 14 novembre – I nuovi anti-diabetici ad azione dimagranti a base di agonisti dell’ormone Glp-1, universalmente noti anche (se non soprattutto) per la loro efficace azione dimagrante, potrebbero appendere al loro già consistente curriculum di effetti terapeutici quello di un’azione protettiva contro il cancro al colon.
Invita a lavorare su questa ipotesi uno studio dell’università di San Diego (California), pubblicato su Cancer Investigation, dal qualeemergono “prove convincenti” sulla possibilità che l’azione gli agonisti del Glp-1 vada ben oltre la riduzione della glicemia e del peso. Con un’analisi condotta su oltre 6.800 pazienti affetti da tumore del colon in tutti i centri sanitari dell’università della California, i ricercatori hanno infatti scoperto che “chi assumeva agonisti Glp-1 presentava un rischio di morte entro 5 anni più che dimezzato (15,5% contro 37,1%) rispetto a chi non li assumeva“. Da qui l’appello degli autori: “Sebbene i risultati siano osservazionali, sottolineano l’urgente necessità di studi clinici per verificare se questi farmaci possano migliorare i tassi di sopravvivenza al cancro, in particolare nei pazienti con tumori correlati all’obesità”.
Il lavoro è stato condotto da Raphael Cuomo, professore associato del Dipartimento di Anestesiologia della Facoltà di Medicina dell’università della California (Uc) di San Diego e membro dell’Uc San Diego Moores Cancer Center. Gli scienziati hanno utilizzato dati clinici reali dell’University of California Health Data Warehouse per valutare i risultati registrati nei centri medici universitari dello Stato. Dopo aver corretto i dati per età, indice di massa corporea Bmi, gravità della malattia e altri fattori di salute, “gli utilizzatori di Glp-1 agonisti hanno comunque mostrato probabilità di decesso significativamente inferiori, suggerendo un effetto protettivo forte e indipendente” conferito da medicinali anti-obesità come Ozempic o Wegovy (entrambi a base di semaglutide) e Mounjaro (tirzepatide), sono i marchi citati dagli scienziati.
“Il beneficio in termini di sopravvivenza” riferiscono i ricercatori “è apparso più pronunciato nei pazienti con Bmi molto alto (oltre 35), suggerendo che gli agonisti Glp-1 possano contribuire a contrastare le condizioni infiammatorie e metaboliche che peggiorano la prognosi del cancro al colon”.
I ricercatori ritengono che “diversi meccanismi biologici possano spiegare questo collegamento. Oltre a regolare la glicemia, infatti, gli agonisti Glp-1 riducono l’infiammazione sistemica, migliorano la sensibilità all’insulina e promuovono la perdita di peso, tutti fattori che possono inibire i percorsi che alimentano il tumore”. E, ricordano ancora gli autori, “studi di laboratorio suggeriscono inoltre che questi farmaci possano prevenire direttamente la crescita delle cellule cancerose, innescarne la morte e rimodellare il microambiente tumorale”.
In ogni caso, puntualizzano in conclusione Cuomo e colleghi, “sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi meccanismi e determinare se il beneficio in termini di sopravvivenza osservato in questa analisi real-world rappresenti un effetto antitumorale diretto o il risultato indiretto di una migliore salute metabolica”.


