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giovedì 11 Dicembre 2025
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Nomina DG Aifa, la Stato-Regioni rinvia a sorpresa il suo parere

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Roma, 21 ottobre – Andando contro ogni attesa e previsione, la Conferenza Stato-Regioni, riunitasi ieri a Roma, non si è espressa sulla decisione della ministra della Salute Beatrice Lorenzin di nominare Mario Melazzini direttore generale dell’Aifa, in luogo del dimissionario Luca Pani.

Il parere della Conferenza non è vincolante e quindi, tecnicamente, il rinvio non rileva in alcun modo. Ma è difficile credere che il silenzio dell’organismo di negoziazione tra le amministrazioni centrali e il sistema delle autonomie regionali non abbia un significato politico, soprattutto se si considera che la nomina in questione riguarda un ruolo-chiave dell’amministrazione della sanità pubblica.
I rumors che filtrano dalla politica – e in primis proprio dal partito più importante della maggioranza di governo, il Pd – riferiscono di un malcelato fastidio per la scelta di Lorenzin: in discussione non sarebbe tanto Melazzini, il cui profilo tecnico-scientifico è fuori discussione (le sole perplessità riguardano semmai la sua appartenenza politica al Ncd, lo stesso partito di Lorenzin, e il suo ruolo di consigliere regionale in Lombardia: quanto si concilia con il ruolo di DG Aifa?),  ma le modalità con cui la scelta è stata effettuata.

Pur in presenza di precise, forti e reiterate sollecitazioni del Parlamento per procedere alla nomina del nuovo DG Aifa avviando processi pubblici e trasparenti, coerenti con la nuova procedura di nomina dei nuovi direttori generali Asl, espresse anche in un’interpellanza dei deputati M5S della Affari sociali e in una chiara inequivocabile presa di posizione della capogruppo Pd nella stessa Commissione, Donata Lenzi, la titolare della Salute ha infatti preferito tirare dritto e indicare  Melazzini, senza (pare) informare i sodali della maggioranza di Governo della sua scelta.

Che, peraltro, lascia scoperta un’altra casella, quella della presidenza dell’Agenzia regolatoria, occupata dal dicembre dello scorso anno proprio da Melazzini, che dovrà subito essere riempita con un nome che metta tutti d’accordo, per restituire all’Agenzia la sua piena operatività in una fase delicatissima (c’è infatti  in ballo, ed è sempre più urgente dopo la manovra di bilancio, la nuova governance farmaceutica).

Inevitabile l’alzata di scudi dei deputati M5S, con le immediate accuse di preferire i criteri della lottizzazione a quelli della trasparenza. Ma altrettanto inevitabile – e il rinvio del parere della Conferenza Stato-Regioni ne sarebbe un evidente, probante riflesso – l’imbarazzo del Pd per la “fuga in avanti” decisa dalla ministra, ritenuta inopportuna per almeno due motivi. Il primo è che, in presenza di espliciti warning e inviti del Parlamento sull’argomento e in considerazione dell’importanza della nomina, non si poteva né doveva tirare dritto facendo finta di nulla.

Il secondo è che Lorenzin, con la sua scelta da “donna sola al comando”, non solo avrebbe sostanzialmente mancato di rispetto al Parlamento, ma anche – e ancora prima – ai suoi “compagni di banco” della maggioranza di governo, tenuti fuori da una decisione che non poteva né doveva essere presa solo guardando al merito e alla sostanza, ma anche alla forma, che nei rapporti politici e istituzionali non è certamente un dettaglio.

Secondo indiscrezioni di palazzo, la questione avrebbe riportato tensione nei rapporti tra il principale partito della maggioranza di governo e la titolare della Salute, già incrinati appena un mese fa dalla vicenda del Fertility Day, con il capo del governo Matteo Renzi costretto – di fronte alle polemiche provocate dalla campagna di comunicazione del ministero – a prendere pubblicamente le distanze dalla ministra della Salute. Se è davvero così, lo si comprenderà meglio nei prossimi giorni.

Della nomina di Melazzini a DG Aifa, in ogni caso, le Regioni torneranno a occuparsi tra una settimana, nella seduta della Conferenza già fissata per il 27 ottobre.

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