Roma, 22 ottobre – “No alla professione governata per decreti”. È uno dei punti da cui bisogna partire “per progettare il futuro del Servizio sanitario nazionale”, emerso ieri a Roma dagli Stati Generali della professione medica convocati dalla Fnomceo, la federazione professionale dei camici bianchi.
Obiettivo della manifestazione, ha spiegato la presidente federale, Roberta Chersevani, è appunto quello si mettere a punto una piattaforma professionale per il rilancio del Servizio sanitario nazionale.
Gli Ordini dei medici, riferisce una nota Ansa, hanno messo a punto, al riguardo, una sorta di decalogo con richieste precise, Le prime sono espressione di rifiuti tanto chiari quanto decisi: “No ai protocolli di Stato suggeriti da chi è lontano dalla professione; no agli obblighi amministrativi che tolgono tempo alla relazione di cura; no a una formazione che non si confronta con i bisogni di salute; no a uno Stato nemico del medico”.
La Fnomceo dice invece “sì a una professione libera di curare; a una formazione finalizzata alle esigenze del Ssn; a una informatizzazione che offra anche occasioni di conoscenza dei bisogni; al nostro impegno professionale, civile ed etico; alla verifica dei comportamenti e della meritocrazia; ai medici per la persona”.
Il “decalogo” è indirizzato in via prioritaria e prevalente alle istituzioni: “Vogliamo che il governo risponda immediatamente alle nostre istanze. Non è più il tempo della diplomazia e della mediazione” avverte la Fnomceo. Infatti, “siamo organi ausiliari dello Stato quando questo Stato ci considera risorse funzionali alle politiche per la salute, ma – conclude la Federazione degli Ordini – non ci riconosciamo come tali se siamo solo strumenti per tagli al Ssn”.
“Le problematiche attuali – ha sottolineato ancora Chersevani – sono legate a fattori economici e stanno mettendo a serio rischio la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale”.
Ma la presidente Fnomceo ha fatto riferimento anche a una delle questioni che più stanno a cuore ai medici, ovvero la frammentazione della governance in sanità, già espressa dal titolo emblematico degli Stati Generali, “‘Una sanità a pezzi – Regione che vai, sanità che trovi’:
“Una delle criticità principali – conferma Chersevani – è proprio la frammentazione dei servizi e le differenze tra le Regioni. Ma l’altro punto è che i cittadini cominciano seriamente ad avere problemi nel riuscire a curarsi”.
Una situazione giusnta quasi al punto di non ritorno, insomma, e tale da rendere necessaria, secondo Fnomceo, “la chiamata a raccolta dei sindacati da parte della Federazione per condividere un percorso che possa togliere dall’impasse la sanità italiana”
Tra le richieste del “manifesto” presentato ieri dai medici, spiccano quelle di porre fine alla politica di definanziamento e di sottofinanziamento del SSN con i continui tagli che portano al razionamento delle risorse e alla costante riduzione delle prestazioni, di una corsia rapida in Parlamento per la discussione del testo unico sulla responsabilità professionale e la sua approvazione, dell’apertura immediata del tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro dei medici della dipendenza e dei medici convenzionati; l’autonomia, la libertà e la responsabilità della professione nella gestione dei percorsi diagnostico-terapeutici e delle strutture sanitarie; la difesa dei principi del SSN equo, solidale ed universalistico, che superi la eccessiva parcellizzazione e frammentazione dei tanti modelli regionali indotti dalla revisione del Titolo V della Costituzione esitato in mero aumento della spesa sanitaria”.
Al contempo, si legge ancora nel “manifesto”, i professionisti della sanità si impegnano, tra l’altro, ”a perseguire l’appropriatezza delle prescrizioni diagnostiche e terapeutiche, ispirata alle evidenze scientifiche ed alla medicina basata sul valore”
Milillo (Fimmg): “Risposte concrete
o a dicembre scendiamo in sciopero”
A gettare benzina dello scontro in atto tra professione medica e Governo è intervenuto anche il presidente della Fimmg Giacomo Milillo con la minaccia di “scendere in sciopero a dicembre se non avremo risposte concrete”.
“C’è una politica marcia – ha affermato ieri il segretario Fimmg, a margine degli Stati generali – che si occupa dei suoi equilibri e non degli interessi del Paese.”.
Milillo ha annunciato di aver già “creato le condizioni di legge al fine di poter dichiarare lo sciopero“, che potrebbe appunto avere luogo a dicembre, anche se “valuteremo sia la data sia le modalità sulla base dell’astensione che riceveremo”. Lo sciopero, tuttavia, sembra fuori discussione, soprattutto se – afferma il sindacalista – “continueranno ad arrivare solo dichiarazioni superficiali e di stima ma non basate su fatti concreti, che mettano la collaborazione dei professionisti sanitari davanti alle istanze della Conferenza delle Regioni ed alla tecnocrazia delle Regioni stesse”.
Quello che i medici chiedono, ha ribadito Milillo, è un “progetto nazionale coerente per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale e per il riconoscimento dell’uguaglianza di tutti i cittadini”. Il problema, ha avvertito, è che “purtroppo il governo si relazione oggi con 21 interlocutori diversi e schizofrenici che sono appunto le diverse istituzioni regionali”.
Dopo aver definito le sanzioni ipotizzate per i medici nel decreto sull’appropriatezza, “soltanto un dettaglio della degenerazione del Sistema sanitario nazionale”, Milillo ha voluto fare riferimento alla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, che “sta rispondendo con un’attenzione, ma non ha ancora avuto possibilità di dare risposte concrete”.