Roma, 21 giugno – La legge regionale del Lazio n. 9/2024, intervenuta in modo importante e non senza sorpresa (il provvedimento si occupa di tutt’altro) in materia di distribuzione dei farmaci per conto del servizio sanitario regionale, continua a sollevare dure reazioni nel mondo della farmacia. Dopo i giudizi negativi espressi (peraltro in una comunicazione interna alle farmacie associate) da Federfarma Roma, arrivano quelli – questa volta assolutamente pubblici – del coordinamento regionale di Assofarm Lazio.

Che ha espresso in un comunicato ufficiale firmato dal suo coordinatore regionale Enrico Cellentani (nella foto) e diramato ieri, la sua netta contrarietà, “nel metodo e nel merito”, nei confronti delle disposizioni contenute nell’art. 6 del provvedimento, che prevedono “una fortissima riduzione dell’aggio riconosciuto alle farmacie del territorio” per il servizio di Dpc, “portandolo al livello minimo nazionale, senza alcuna ponderazione né motivazione atta a giustificare il come e il quanto di tale riduzione, che condurrebbe a un taglio medio nei bilanci delle farmacie che potrebbe aggirasi intorno ai 20mila euro annui” per ciascun esercizio.
La Dpc, ritiene opportuno ricordare Assofarm Lazio, “è quel sistema grazie al quale alcuni farmaci importanti vengono acquistati da parte delle Regioni ma distribuiti ai pazienti attraverso le farmacie, meccanismo che agevola fortemente gli utenti che altrimenti dovrebbero recarsi presso Asl e ospedali”.
Il nuovo aggio ipotizzato, scrive la nota di Assofarm Lazio entrando nel vivo della questione, “non consente di remunerare nemmeno il mero costo del personale farmacista adibito alla gestione del servizio, che per ciascuna operazione oscilla tra i 6 e gli 8 euro, senza contare i costi di struttura, per aggi che in alcuni casi sarebbero dell’ordine di un euro“.
Il già precario equilibrio in cui versano molte farmacie comunali, che spesso prestano la loro attività in condizioni sociali o territoriali a dir poco marginali, continua la nota firmata da Cellentani, “rischia di venire gravemente colpito da tale ingiusta iniziativa che, giova rammentarlo, è stata assunta all’insaputa delle rappresentanze di categoria che pure avevano in corso interlocuzioni dirette volte a trovare un punto di equilibrio tra i diversi interessi e legittime aspettative delle parti coinvolte”.
La decisione di intervenire unilateralmente e con un taglio pesante sugli aggi della Dpc per le farmacie, peraltro, arriva insieme ad altre scelte che sollevano dubbi e perplessità su quale sia la reale considerazione del governo regionale sul ruolo delle farmacie nello scacchiere dell’assistenza di prossimità: il Lazio è infatti “una delle poche (Regioni) in cui non è ancora partita alcuna sperimentazione in materia di remunerazione del Ssn per la ‘farmacia dei servizi’ e che ha previsto l’uscita dal circuito delle farmacie dei presidi di diagnostica per diabetici”.
Per Assofarm Lazio, però, esistono ancora margini per rivedere il disposto della legge 9/2024: il coordinamento regionale delle farmacie di proprietà pubblica, “nel rispetto della mission dell’associazione”, si dichiara infatti pienamente disponibile “a operare per una revisione concordata della suddetta disposizione, in un quadro di intese e non di forzature, affinché si possa rafforzare e non indebolire il ruolo delle farmacie in generale e di quelle pubbliche in particolare, favorendo la distribuzione sul territorio dell’assistenza farmaceutica, l’equo riconoscimento dell’impegno delle farmacie, il consolidamento della farmacia dei servizi”.
“Noi ci saremo” conclude la nota di Assofarm Lazio. “Ma confidiamo di trovare la disponibilità di tutti ad aprire un vero tavolo di confronto,sgombro da scelte unilaterali, poiché desideriamo evitare rotture traumatiche che penalizzerebbero innanzitutto i cittadini”
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