Roma, 14 marzo – Il mercato dei farmaci dimagranti aperto da Ozempic e Wegovy di Novo Nordisk, diventato in questi ultimi anni una sorta di Eldorado per i produttori di farmaci, tanto da essere subito “aggredito” anche da altre aziende (Eli Lilly su tutte), potrebbe presto registrare un nuovo agguerrito concorrente.
Grazie a un algoritmo di intelligenza artificiale, un team della Stanford Medicine, ha infatti identificato una molecola, chiamata Brp, che nei test sugli animali ha dato risultati del tutto simili a quelli dei farmaci a base di semaglutide, sopprimendo l’appetito e portando a una importante perdita di peso. Con un significativo plus: Brp sembra essere privo di alcuni dei fastidiosi effetti collaterali che sono il prezzo da pagare per chi dimagrisce usando semaglutide, ovvero nausea, irregolarità intestinale e perdita di massa magra. I risultati dello studio sono pubblicati sulla rivista Nature.
I risultati delle ricerche condotte a Stanford si annunciano molto promettenti: il team coordinato da Katrin Svensson (nella foto), docente di Patologia e Affinity group leader dello Stanford Diabetes Research Center, sembra aver compiuto un passo avanti davvero significativo, identificando e registrando una molecola naturale (Brp, appunto) che, almeno nei test preclinici sugli animali, ha dato risultati che fanno ben sperare. Brp è un piccolo peptide naturale composto solo da 12 aminoacidi che agisce come un ormone, interagendo con recettori di neuroni cerebrali che controllano l’assunzione di cibo e il metabolismo energetico.
Gli stessi ricercatori hanno subito ammesso che la scoperta sarebbe stata impossibile senza l’utilizzo di un algoritmo di intelligenza artificiale. L’idea di partenza era infatti quella di scandagliare l’universo dei pro-ormoni, cioè precursori inerti di molecole attive. Quando un pro-ormone viene tagliato da specifici enzimi, si generano uno o più ormoni, che però sono relativamente rari e sono quasi impossibili da isolare dal resto dei prodotti naturali di degradazione o elaborazione delle proteine che si trovano in un organismo.
Per questo motivo gli scienziati hanno dovuto innanzitutto ridurre il campo di indagine. Hanno quindi deciso di concentrarsi sull’attività dell’enzima pro-ormone convertasi 1-3 che di mestiere taglia i pro-ormoni in specifici siti e si sa già essere coinvolto nei meccanismi dell’obesità. Uno dei prodotti già noti, infatti, è Glp-1, un peptide che regola l’appetito e i livelli di zucchero nel sangue e che viene imitato da quella che oggi è la star delle molecole dimagranti, semaglutide.
Il secondo passaggio è stato quello di progettare un algoritmo di intelligenza artificiale, chiamato Peptide Predictor, per identificare i punti in cui l’enzima andrebbe ad agire in tutti i 20mila geni umani che codificano per proteine. Un’ulteriore scrematura è stata possibile concentrandosi sui geni che codificano per proteine che vengono secrete all’esterno delle cellule (che è una caratteristica degli ormoni).
In questo modo il campo di ricerca è stato ristretto a “soli” 373 pro-ormoni che, secondo Peptide Predictor, possono generare la cifra di 2.683 peptidi attivi. Di questi però, riferiscono gli autori del lavoro, non tutti avevano le caratteristiche per agire a livello del cervello, e alla fine il team ha analizzato 100 di questi peptidi per verificare la loro capacità di attivare i neuroni coltivati in vitro.
Nel corso di questa analisi-setaccio, la molecola poi battezzata Brp si è fatta notare perché in grado distimolare 10 volte di più l’attività dei neuroni rispetto ai controlli (in confronto la molecola Glp-1 aumentava l’attività delle cellule neuronali solo di 3 volte).
Gli scienziati hanno quindi deciso di testare gli effetti di Brp su topi e maiali. Da questi esperimenti è emerso che un’iniezione di Brp prima del pasto riduce fino al 50% l’assunzione di cibo nell’ora successiva. Inoltre, somministrata per 14 giorni a topi obesi, ha promosso la perdita di peso in termini quasi esclusivi di massa grassa e ha migliorato la tolleranza al glucosio e quella all’insulina.
Per contro, il team di ricerca non ha osservato cambiamenti comportamentali negli animali. autorizzando la conclusione che Brp non produca gli stessi effetti collaterali di Glp-1 e semaglutide, ossa ansia e rallentamento della funziona intestinale. Il motivo – che deve però essere ancora verificato – è che, diversamente da Glp-1 e semaglutide che interagiscono anche con recettori in altre parti del corpo, Brp agisca solo a livello di recettori cerebrali.
Il prossimo step sarà ovviamente quello di verificare se i risultati ottenuti su modelli murini e suini saranno ottenuti anche sugli umani. Se così dovesse essere, per semaglutide e assosrtita compagnia dimagrante si profilano se Brp manterrà le sue promesse anche nell’essere umano.