A detenere il primato della fecondità più elevata è ancora il Trentino-Alto Adige, con un numero medio di figli per donna pari a 1,39 nel 2024, comunque in calo rispetto all’1,43 del 2023. E sul podio si confermano anche la Sicilia e la Campania. Le tre prime della classe, diciamo così, registrano anche un’età media più giovane delle madri: l’età media al parto è di 31,7 anni in Sicilia e di 32,3 in Trentino-Alto Adige e Campania.
La Sardegna conferma il primato negativo della fecondità più bassa ed è l’unica che anche nel 2024 ha registrato un numero medio di figli per donna inferiore a uno: 0,91, stabile rispetto all’anno scorso. Tra le Regioni con i valori più bassi di fecondità si collocano il Molise (1,04), la Valle d’Aosta (che registra anche la flessione maggiore, da 1,17 a 1,05) e la Basilicata (1,09, stabile sul 2023). Basilicata, Sardegna e Molise sono anche le Regioni con il calendario riproduttivo più posticipato, dopo il Lazio (33,3 anni): nelle prime due l’età media al parto è pari a 33,2 anni, per il Molise è uguale a 33,1.
Il calo della popolazione femminile in età fertile – Un numero che concorre a spiegare le ragioni strutturali del calo delle nascite è quello che riguarda la popolazione femminile in età convenzionalmente considerata riproduttiva (15-49 anni), che in trent’anni – dal 1° gennaio 1995 al 1° gennaio 2025 – ha perso ben tre milioni di unità, passando da 14,3 milioni a 11,4 milioni. Gli uomini nella stessa fascia di età erano 14,5 milioni trent’anni fa e sono passati agli 11,9 milioni di oggi. Colpisce che nel 1995, con una fecondità solo poco superiore a quella odierna (1,19 figli per donna contro l’1,18 di oggi, come già ricordato in premessa) le coppie misero comunque al mondo 526mila bambini, ossia 156mila in più di quelli nati nel 2024.


