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venerdì 24 Ottobre 2025
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Italia, l’inverno demografico si fa glaciale: nel 2024 record negativo assoluto per il Tft

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Roma, 1 aprile – Ma non è che, ridendo e scherzando, gli italiani hanno imboccato la via dell’estinzione? La domanda è ovviamente provocatoria, ma gli allarmi lanciati a proposito del cosiddetto inverno demografico che è calato ormai da molti anni sul nostro Paese sono sempre più giustificati. I numeri parlano chiaro e dimostrano un fatto incontrovertibile: il nostro Paese è (forse) buono per viverci, ma non per nascerci. I dati pubblicati ieri dall’Istat registrano infatti un ulteriore calo della fecondità in Italia, che nel 2024 ha raggiunto il suo livello minimo: con un tasso di fecondità totale (Tft) di 1,18 figli per donna nel 2024 è stato superato quello che fino a ieri era il record negativo risalente al 1995, 1,19 figli per donna nel 1995. Ma se 30 anni, nel ’95, erano nati 526mila bambini, quelli venuti al mondo nel 2024 sono stati solo 370mila, con un calo del -2,6% rispetto al 2023. Così, nonostante siano in calo anche le morti (651mila, – 3,1% rispetto al 2023), il saldo naturale, ovvero la differenza tra nascite e decessi, è ancora molto negativo, meno-281mila: in pratica è come se una città come Verona fosse scomparsa dalla faccia del nostro Paese con tutti i suoi residenti e un buon numero di turisti in visita.
Il calo del tasso di fecondità nelle Regioni – Il fenomeno riguarda in particolar modo le Regioni del Nord e quelle del Sud, dove il numero meglio di figli per donna scende rispettivamente a 1,19 (era 1,21 nel 2023) e a 1,20 (dall’1,24 dell’anno precedente). Le Regioni del Centro, invece, si mantengono stabili, con un numero medio di figli per donna si mantiene stabile fermo a 1,12, peraltro il più basso delle tre macro-aree.

A detenere il primato della fecondità più elevata è ancora il Trentino-Alto Adige, con un numero medio di figli per donna pari a 1,39 nel 2024, comunque in calo rispetto all’1,43 del 2023. E sul podio si confermano anche la Sicilia e la Campania. Le tre prime della classe, diciamo così, registrano anche un’età media più giovane delle madri: l’età media al parto è di 31,7 anni in Sicilia e di 32,3 in Trentino-Alto Adige e Campania.

La Sardegna conferma il  primato negativo della fecondità più bassa ed è l’unica che anche nel 2024 ha registrato un numero medio di figli per donna inferiore a uno: 0,91, stabile rispetto all’anno scorso. Tra le Regioni con i valori più bassi di fecondità si collocano il Molise (1,04), la Valle d’Aosta (che registra anche la flessione maggiore, da 1,17 a 1,05) e la Basilicata (1,09, stabile sul 2023). Basilicata, Sardegna e Molise sono anche le Regioni con il calendario riproduttivo più posticipato, dopo il Lazio (33,3 anni): nelle prime due l’età media al parto è pari a 33,2 anni, per il Molise è uguale a 33,1.

Il calo della popolazione femminile in età fertile – Un numero che concorre a spiegare le ragioni strutturali del calo delle nascite è quello che riguarda la popolazione femminile in età convenzionalmente considerata riproduttiva (15-49 anni), che in trent’anni  – dal 1° gennaio 1995 al 1° gennaio 2025 –  ha perso ben tre milioni di  unità, passando da 14,3 milioni a 11,4 milioni. Gli uomini nella stessa fascia di età erano 14,5 milioni trent’anni fa e sono passati agli 11,9 milioni di oggi. Colpisce che nel 1995, con una fecondità solo poco superiore a quella odierna (1,19 figli per donna contro l’1,18 di oggi, come già ricordato in premessa)  le coppie misero comunque al mondo 526mila bambini, ossia 156mila in più di quelli nati nel 2024.

Età media del parto in crescita continuaAccanto alla riduzione della fecondità, nel 2024 continua a crescere l’età media al parto, che si attesta a 32,6 anni (+0,1 in decimi di anno sul 2023). Il fenomeno della posticipazione delle nascite è di significativo impatto sulla riduzione generale della fecondità, poiché più si ritardano le scelte di maternità più si riduce l’arco temporale a disposizione delle potenziali madri per la realizzazione dei progetti familiari. L’aumento dell’età media al parto si registra in tutto il territorio nazionale, con il Nord e il Centro che continuano a registrare il valore più elevato: rispettivamente 32,7 e 33,0 anni, contro 32,3 anni delle Regioni del Sud.

In calo anche i matrimoni Diminuiscono anche i matrimoni che, ormai da tempo, non sono più un passaggio obbligato per la nascita di un figlio. Nel 2024 (dati provvisori) i matrimoni sono stati 173mila, 11mila in meno sul 2023, con una forte riduzione di quelli celebrati con rito religioso (-9mila). Ma i dati registrano anche un calo di quelli celebrati con rito civile (-2mila). Complessivamente, nel 2024 il tasso di nuzialità continua lievemente a scendere, portandosi al 2,9 per mille dal 3,1 del 2023. Il Mezzogiorno continua a essere la ripartizione con il tasso più alto, 3,2 per mille contro 2,8 per mille di Nord e Centro, ma è allo stesso tempo l’area in cui risulta più forte la contrazione sul 2023.

Il fenomeno delle famiglie mono-componente – Oltre una famiglia su tre è formata da una sola persona. Le famiglie in Italia, nel biennio 2023-2024, sono poco più di 26 milioni e 300mila, oltre 4 milioni in più rispetto all’inizio degli anni Duemila. La crescita del numero di famiglie – spiega l’Istat – dipende soprattutto dalla progressiva semplificazione delle strutture familiari, sia nella dimensione sia nella composizione. La principale causa di questo processo è l’aumento delle famiglie uni-personali, attualmente la forma familiare più diffusa. Oggi oltre un terzo delle famiglie è formato da una sola persona (il 36,2%), mentre 20 anni fa questa tipologia rappresentava appena un quarto delle famiglie (25,5%). Le famiglie composte da almeno un nucleo, in cui cioè è presente almeno una relazione di coppia o di tipo genitore-figlio, sono il 61,3%.

Speranza di vita in crescita, superati i livelli pre-pandemia Dopo gli anni drammatici della pandemia e quelli immediatamente successivi, torna a crescere la speranza di vita, che ha raggiunto gli 83,4 anni, con un guadagno di 5 mesi rispetto al 2023. Gli uomini possono ora aspettarsi 81,4 anni di vita, le donne 85,5.

Un Paese sempre più vecchio –  L’età media della popolazione ha raggiunto i 46,8 anni e crescono le fasce degli over 65 (14,6 milioni, pari al 24,7% della popolazione) e. in modo davvero rilevante, quelle degli ultra85enni (2,4 milioni) e degli ultracentenari (oltre 23.500, l’83% dei quali donne). L’altra e desolante faccia della medaglia è che solo l’11,9% della popolazione ha meno di 14 anni.

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