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venerdì 24 Ottobre 2025
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Cattani: “Quadro globale incerto, per i farmaci urgente puntare su strategie pro-innovation”

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Roma, 3 aprile –  Inutile girarci tanto intorno: i dazi imposti dagli Stati Uniti anche sui farmaci sono un ulteriore e fortissimo elemento di instabilità per l’industria europea e italiana e rendono molto incerti e complessi gli scenari operativi, all’interno di un quadro  geo-economico globale che appare sempre più confuso. Una situazione difficilissima, dunque, che però non ammette inerzie o paralisi, ma deve indurre a trovare – il prima possibile – reazioni efficaci per garantire un futuro alla filiera produttiva del farmaco su questa sponda dell’Oceano.

Questo, in buona sostanza, l’argomento clou del convegno Ricerca e futuro. Il contributo dell’industria farmaceutica per la salute di domani tenutosi ieri a Roma all’Auditorium della Conciliazione con il patrocinio del ministero dell’Università e della Ricerca. E proprio la titolare del Mur, Anna Maria Bernini (nella foto),  ha introdotto i lavori con una considerazione di ordine generale: “Il settore farmaceutico italiano è sinonimo di coraggio, spirito d’iniziativa, esperienza e visione del futuro. Rappresenta un motore di crescita economica per l’intero Paese” ha detto la ministra, sottolineando che “università, ricerca e industria farmaceutica non possono che essere alleati strategici. Perché la formazione senza applicazione pratica resta sterile erudizione, la ricerca senza sbocchi imprenditoriali si ferma in laboratorio e l’impresa senza nuove idee finisce per stagnare. Sono tre anelli di una stessa catena, i pilastri su cui si regge l’ecosistema delle Life Sciences. E su questi continueremo a investire per costruire un futuro di crescita e progresso per il nostro Paese”.

Comprensibilmente più circostanziato l’intervento di Marcello Cattani, presidente di Farmindustria (nella foto), che ha fornito una panoramica dettagliata dello stato delle cose: “Sono 24.000 le molecole oggi in sviluppo nel mondo, secondo recenti dati Citeline, metà di sintesi chimica, metà biotecnologica. Con previsioni di investimento globale in R&S da parte delle aziende farmaceutiche di 2.000 miliardi di dollari tra il 2025 e il 2030” ha esordito il presidente dell’associazione degli industriali farmaceutici italiani. “E l’Italia ha le capacità di attrarne una parte, grazie alle sue molte eccellenze, pubbliche e private. Nel 2024 l’industria farmaceutica ha investito oltre 2 miliardi di euro nel Paese in ricerca e sviluppo e altrettanti in impianti di produzione ad alta tecnologia e digitalizzazione. Una quota pari al 7% del totale degli investimenti, in crescita del 21% negli ultimi 5 anni (+4% in media all’anno). Gli addetti R&S, pari a 7.300, sono in aumento del 3% rispetto al 2023, equivalenti a oltre il 10% del totale degli addetti. E oggi in Italia se un milione di persone in più sopravvive dopo una diagnosi di tumore in dieci anni, se in 20 anni la mortalità totale è diminuita del 25% e quella per patologie croniche del 35%, se più di 270 mila persone sono guarite dall’epatite C, se sono disponibili oltre 200 farmaci orfani, lo si deve anche agli straordinari sforzi fatti dalla ricerca farmaceutica”.

Per Francesco De Santis, vicepresidente per la Ricerca e lo Sviluppo di Confindustria, ricerca e sviluppo sono le leve principali per essere protagonisti delle trasformazioni in atto, da quella tecnologica a quella geopolitica: “Siamo in un momento critico: possiamo e dobbiamo definire una nuova strategia europea in grado di guardare al medio temine ma anche di potersi poi ri-orientare rapidamente, con interventi che guardino a tutti i diversi aspetti e che sia condivisa con gli stati membri e con le imprese” ha detto De Santis, indicando nella necessità di costruire un ambiente che favorisca la R&S la condizione per raggiungere gli obiettivi di crescita, rafforzamento della capacità tecnologica, indipendenza produttiva e sicurezza. Una strategia che, ha concluso il vicepresidente di Farmindustria, “deve essere costruita insieme, dal pubblico e dal privato e nella quale le imprese sono chiamate a svolgere un ruolo fondamentale”.

Per Cattani, la ricerca innovativa è un driver indispensabile per aumentare l’aspettativa e la qualità di vita, apportare i miglioramenti organizzativi necessari per rendere più semplici i percorsi di cura per i pazienti e più sostenibile la spesa complessiva di welfare e rispondere alla trasformazione demografica e facilitando la prossimità e la domiciliazione delle cure, risultati che renderebbero più forte l’economia italiana. “La ricerca Made in Italy ha tante sfaccettature e specializzazioni: nei medicinali, nei vaccini, negli emoderivati, nei farmaci orfani, nei principi attivi” ha affermato il presidente Farmindustria. “E ha una posizione rilevante nelle terapie avanzate, sviluppate anche in collaborazione tra imprese e altri soggetti – in una logica di open innovation – dell’ecosistema nazionale della R&S. Un ruolo di primo piano lo rivestono gli studi clinici: sono oltre 700 i milioni di euro investiti dalle imprese farmaceutiche ogni anno. Con vantaggi per i cittadini, che accedono a terapie innovative, per i professionisti della salute, che hanno l’opportunità di una crescita professionale, e per il Servizio sanitario nazionale, che ha anche vantaggi economici”.

Al riguardo, Cattani ha citato i risultati di un’indagine dell’Altems dell’Università Cattolica), secondo i quali ogni euro investito dalle aziende genera un beneficio complessivo per il Ssn pari a 3 euro, in termini sia di spese dirette connesse allo studio sia di spese indirette per la fornitura di farmaci e la gestione dei pazienti, che si traducono in costi evitati.

Bisogna dunque muovere in modo sinergico in un un’unica direzione e – in un mondo sempre più veloce, complesso e competitivo che vede gli scenari cambiare alla velocità della luce – “guardare lontano”,  come suggerisce il titolo del convegno svoltosi ieri e come  – ha sottolineato Cattani – l’industria farmaceutica già fa. “La prospettiva è quella di un confronto tra aziende e stakeholder, con tutti gli attori del sistema – dalle istituzioni ai medici, dai pazienti alle Università – che è concreta applicazione del protocollo firmato con MUR e Crui nel giugno scorso, per migliorare la capacità di tutto l’ecosistema nella ricerca e innovazione e offrire così nuove possibilità e speranze di cura ai cittadini” ha ribadito il presidente4 di Farmindustria.

L’evento di ieri è stato anche l’occasione per l’associazione degli industriali del farmaco di firmare un protocollo con il Consiglio nazionale delle ricerche per una collaborazione strategica su progetti in aree comuni di interesse e di modelli innovativi per il trasferimento tecnologico, open innovation, sviluppo clinico di farmaci e formazione specialistica accademica e post-accademica.

I farmaci nell’attuale scenario mondiale

Guerra dei dazi, instabilità delle filiere produttive e aumento dei costi di approvvigionamento (+30%)  sono alcune delle cause che oggi rendono lo scenario geo-economico mondiale estremamente complicato e instabile, E all’interno di questo quadro, purtroppo, l’Europa è costretta a registrare un declino della sua competitività, anche per  la dipendenza per i principi attivi da Cina e India (75%), così come per l’alluminio (60%).

Ma criticità ancora più decisive sono in arrivo da altri fenomeni, come l’aumento della popolazione: secondo le stime, entro il 2042 la popolazione mondiale crescerà di 1,2 miliardi di persone, con un aumento significativo della popolazione anziana, con l’inevitabile rilevante aumento della prevalenza di malattie croniche e neuro-degenerative. Sul mercato globale stanno poi emergendo con forzaanche nella R&S – nuovi competitor, con la Cina in testa (ma avanzano anche altri Paesi come l’India, l’Arabia, la Corea del Sud). Il leader indiscusso del gigante dell’Estremo Oriente, Xi Jinping, ha piena consapevolezza che  il vero campo di battaglie tra le potenze mondiali è l’innovazione hi-tech, tanto da averlo dichiarato pubblicamente nell’estate del 2024.

L’Europa deve quindi necessariamente (e rapidamente) invertire l’attuale tendenza a perdere terreno. Recenti dati internazionali di Iqvia mostrano che dal 2009 al 2024 la Cina ha visto un’impressionante crescita del numero di studi clinici avviati dalle aziende con sede nel Paese, che ha raggiunto nel 2024 il 30% avvicinandosi alla quota del 35% degli Stati Uniti, mentre per contro l’Europa continua a perdere attrattività, scendendo dal 44% al 21%. E negli ultimi 25 anni il nostro vecchio continente ha perso il 25% di investimenti in ricerca e sviluppo rispetto agli Stati Uniti.

Velocità, attrattività, competenze e sburocratizzazione per tornare competitivi

«Quale sarà l’Europa di domani?£ si è chiesto Cattani. “Le possibilità sono solo due: quella che abbiamo conosciuto finora, lenta, burocratica, disincentivante, penalizzante, che ha bruciato in pochi anni il vantaggio competitivo e che considera la salute come un costo. O quella che, con visione, considera le Life Sciences un investimento e passa dalle parole ai fatti. In molti documenti è stata riconosciuta l’importanza strategica dell’industria farmaceutica, individuata anche tra i settori chiave per la sicurezza e lo sviluppo. Ora è il tempo di passare all’azione, costruendo un ecosistema davvero pro-innovation. La velocità e la semplificazione burocratica sono le fondamenta necessarie per attrarre investimenti e offrire innovazione”.

Per concludere, Cattani ha fatto riferimento all’intelligenza artificiale che – come più in generale il digitale e le nuove tecnologie – assorbe un’impressionante quantità di investimenti nel mondo, aprendo incredibili possibilità di sviluppo.

“L’Ia ha fatto registrare una crescita del 400% sull’identificazione di molecole in sviluppo tra il 2020 e il 2023 e un tasso di successo di quelle nella prima fase di sperimentazione clinica tra l’80 e il 90%” ha ricordato il presidente di Farmindustria. “E riduce del 40% i tempi di ricerca pre-clinica. Ecco perché è arrivato il momento di accelerare, rendendo il contesto più competitivo, tutelando la proprietà intellettuale e facilitando l’uso secondario dei dati clinici per enti pubblici e aziende a fini di ricerca, nel rispetto della privacy. Un percorso necessariamente veloce volto a migliorare l’accesso all’innovazione per i cittadini, grazie anche a una formazione costante per sviluppare le competenze, soprattutto digitali, necessarie alle esigenze di oggi” ha quindi concluso Cattani. “Non possiamo permetterci di perdere un tesoro così prezioso. Siamo al fianco del Governo che si sta adoperando con convinzione sia in Italia sia in Ue per mantenere la nostra nazione e l’Europa tra le prime della classe“.

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