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mercoledì 29 Ottobre 2025
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Farmaci, Cattani: “Taglio prezzi USA e dazi rafforzano la Cina, l’Europa si deve svegliare”

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Roma, 15 maggio – Per ora non ci resta che attendere e stare calmi, ma ben svegli, attenti e pronti a reagire. Questo l’invito che Marcello Cattani, presidente di Farmindustria (nella foto), ha voluto rivolgere al mondo del pharma italiano (ma anche alle istituzioni, in particolare quelle europee) a proposito dell’ordine esecutivo con il quale il presidente USA Donald Trump ha disposto un taglio d’imperio dei prezzi dei farmaci sull’altra sponda dell’Atlantico.

A margine di un evento ospitato a Pisa dai Laboratori Guidotti, dedicato al tema Innovazione e produzione di valore. L’industria del farmaco: un patrimonio che l’Italia non può perdere, il presidente delle aziende del farmaco si è espresso con chiarezza sulla reazione che, a suo giudizio, il pharma italiano deve opporre alla decisione americana.  “La nostra reazione è di grande equilibrio, ovvero stiamo alla finestra. Abbiamo visto ad inizio anno quando c’era un certo stress per il tema dei dazi e io continuavo a ripetere attenzione e aspettiamo” ha detto Cattani. “Ero fiducioso allora che i dazi non sarebbero arrivati. L’amministrazione Usa ha il diritto di seguire le strade che ritiene opportune, noi crediamo che né i dazi né la de-valorizzazione dei farmaci siano la strada maestra per difendere ricerca, innovazione e sicurezza dei paesi. E soprattutto tutelare i cittadini americani di fronte alla carenza dei farmaci. Quindi dazi e de-valorizzazione dei farmaci hanno l’effetto immediato di rafforzare la posizione della Cina che è il Paese che sta galoppando su ricerca, produzione e innovazione, industriale grazie a strategia con obiettivi chiari”.

Quanto accade in Cina e negli USA, a giudizio di Cattani, deve dare la sveglia all’Europa e all’Italia: “La Cina è forte nello sviluppo di farmaci e terapie biotecnologiche, grazie ad investimenti e rafforzamento della proprietà intellettuale. Apriamo gli occhi, quello che sta succedendo in Usa e in Cina deve essere uno stimolo forte all’Europa”  avverte  il presidente di Farmindustria. “Una sveglia affinché si agisca immediatamente sulla proprietà intellettuale come chiediamo da tre anni. Il tempo è scaduto e dobbiamo valorizzare quei settori che danno maggior valore aggiunto al Paese e l’industria farmaceutica è il primo” ha concluso Cattani, ricordando che“non c’è stato americano che crei valore aggiunto superiore per dipendente rispetto all’industria del farmaco italiana”.

A rafforzare le affermazioni sul ruolo cruciale del pharma italiano per l’economia del Paese,  Cattani ha anche fornito alcuni aggiornamenti sull’andamento del comparto: “Il 2025 sta andando benissimo, gennaio e febbraio +32% nell’export. Questa è forza di un settore che vive una fase di trasformazione continua, siamo dei serpenti e ogni anno cambiamo pelle grazie ad innovazione, alla ricerca clinica e tecnologia industriale dove l’Italia è fortissima” ha detto il presidente di Farmindustria.  “Facciamo continuamente innovazione, da Nord a Sud da Est a Ovest dell’Italia. Siamo il primo Paese dell’Unione europea per produzione farmaceutica ed export anche grazie a una popolazione delle aziende, dove ci sono i terzisti che sono i migliori al mondo”.

Ma non mancano davvero i problemi, che per Cattani arrivano proprio là da dove non dovrebbero mai arrivare. Primo tra tutti, il payback, che quest’anno costerà alle industrie  più di 2,5 miliardi: “Sono una tassa sopra le tasse, il mio sconforto è assistere a presidenti di Regione che festeggiano quando il Tar respinge dei ricorsi sul brevetto” afferma il presidente Farmindustria. “Io vorrò vedere quel presidente di Regione cosa dirà quando le aziende licenzieranno i dipendenti. Non c’è nulla da festeggiare perché le tasse sono tasse, gli oneri accessori sulle imprese possono essere mortali come abbiamo visto con i dispositivi medici. L’industria farmaceutica paga un conto salatissimo che frena ulteriormente la capacità di essere competitivi. La nostra volontà è far crescere il Paese”.

Sulla questione del taglio dei prezzi USA è intervenuto, a margine dello stesso convegno, anche il il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato (nella foto), che a una domanda sulla possibilità che l’abbassamento del costo dei farmaci oltre Atlantico abbia impatti sull’export dell’industria farmaceutica italiana, ha risposto dicendosi ottimista. “Guardo all’aspetto positivo, significa che in Italia abbiamo un prezzo dei farmaci congruo” ha detto l’esponente di governo “e questo ci racconta di un’Aifa performante che in questo momento è riuscita a contrattare, al momento dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei farmaci, dei prezzi bassi”.

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