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sabato 25 Ottobre 2025
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Ccnl, manifestazione a Roma nel giorno dello sciopero, incontro Federfarma-sindacati

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Roma, 3 luglio – Il clima di una Piazza San Giovanni arroventata dal sole e soffocata dall’afa (con temperature percepite vicine e in certi momenti superiori ai 40°), perfetta metafora della attuale bollente situazione dei rapporti sindacali all’interno delle farmacie italiane, non ha impedito a una folla decisamente consistente di farmaciste e farmacisti collaboratori di manifestare pubblicamente, lo scorso 1° luglio, per protestare conto la situazione di stallo sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro.

Il presidio organizzato davanti alla sede nazionale di Federfarma dalle sigle dei sindacati confederali (in piazza, a dimostrazione di quanto la protesta sia trasversalmente sentita e condivisa dall’intera comunità dei collaboratori, c’erano però anche altre rappresentanze, come ad esempio una delegazione Usi), ha dato plastica visibilità al malcontento sfociato nello sciopero di quattro ore (dalle 8 alle 12) proclamato dalle sigle sindacali per la stessa giornata del 1° luglio, con un affollato sit-in sotto la sede nazionale di Federfarma nella centralissima e iconica piazza romana.

Fin troppo note le motivazioni della protesta: la distanza delle posizioni, in particolare in materia retribuiva, tra sindacati e Federfarma, che (ricordano i rappresentanti dei dipendenti), “ha confermato la proposta di un aumento salariale complessivo di soli 120 euro per i prossimi tre anni“. Proposta che era già stata respinta al mittente fin dalla sua prima formulazione dalle organizzazioni sindacali, perché ritenuta“inadeguata e irricevibile“. Il sindacato dei titolari di farmacia non si è però dato per inteso della replica delle sigle dei dipendenti ed è tornato ad avanzarla, provocando così di fatto un’interruzione delle trattative e  la scelta dei sindacati di scendere sul piede di guerra.

Non ha poi sortito alcun effetto la nota ufficiale con la quale la scorsa settimana, dopo le prime manifestazioni pubbliche di protesta svoltesi in diverse città d’Italia e l’annuncio dello sciopero del 1° luglio, Federfarma aveva diffuso per provare a spiegare le ragioni della sua proposta di aumento (per la quale i sindacati hanno speso anche l’aggettivo “vergognosa”) e per auspicare una pronta ripresa delle trattative con i sindacati, “al fine di pervenire, in tempi ragionevolmente brevi, al rinnovo contrattuale e scongiurare, nell’immediato, le iniziative di astensione lavorativa che danneggerebbero in primo luogo i cittadini”.

Il tentativo – po’ perché giunto tardivamente, un po’ perché risultato agli occhi dei sindacati non troppo convincente sul piano delle motivazioni, prevalentemente incentrate sulla necessità di tutelare la sostenibilità delle farmacie rurali e a basso giro economico – non è però riuscito nell’obiettivo di scongiurare lo sciopero dell’altro ieri, né di fermare lo svolgimento della manifestazione romana.

“In piazza c’erano 600 lavoratori (cifra decisamente sovrastimata, come sempre accade in queste occasioni: stime più realistiche quantificano meno di 300 partecipanti, NdR) –nonostante la morsa dell’afa e le temperature roventi. Alcuni delegati sindacali presenti sono stati ricevuti da Federfarma ma l’incontro con il presidente Cossolo non è stato risolutivo” ha spiegato Gianni Lanzi di Filcams Cgil Roma e Lazio (nella foto) in una dichiarazione all’agenzia Adnkronos Salute. “Ci ha detto che Federfarma non ha pregiudiziali sui 120 euro ed è pronta a rilanciare. Da parte nostra abbiamo chiesto di non convocarci più al tavolo se Federfarma non mette per iscritto una proposta economica vera e rispettosa delle lavoratrici e dei lavoratori delle farmacie”.

“Aspettiamo una proposta seria ma se non dovesse arrivare la protesta andrà avanti, abbiamo ancora un pacchetto di 12 ore di sciopero, 8 a livello nazionale e 4 a livello regionale” ha aggiunto Lanzi. Non c’è alcuno spazio, insomma, per tergiversazioni, manovre tattiche dilatorie, offerte inadeguate e altre variamente assortite perdite di tempo: i sindacati vogliono al più presto un nuovo Ccnl finalmente in grado di garantire ai farmacisti collaboratori il riconoscimento che meritano sotto ogni profilo, a partire appunto da quello retributivo, e manterranno alta la mobilitazione,  inasprendo le azioni sindacali (se sarà il caso) per ottenerlo.

Per quanto riguarda l’adesione allo sciopero, in attesa dei dati definitivi, Lanzi non ha esitato ad affermare che è stato un successo: “A Roma e nel Lazio molte farmacie sono rimaste chiuse perché i loro titolari non sono farmacisti e nella maggior parte si sono comunque verificati disagi perché il personale era ridotto. Insomma, un risultato che va oltre ogni più rosea aspettativa”.

A testimoniare la partecipe attenzione degli Ordini professionali al problema contrattuale (che esula dalle loro competenze), ha raggiunto il presidio di San Giovanni il presidente dell’Ordine romano Giuseppe Guaglianone che – senza entrare ovviamente nel merito dell’aspro contenzioso in atto – ha voluto esprimere ai manifestanti la piena consapevolezza dell’ente di rappresentanza professionale del fatto che “il mancato rinnovo del contratto non è solo una questione sindacale, ma anche una questione di dignità e riconoscimento, da affrontare nel rispetto dei diversi ruoli — collaboratori e titolari — promuovendo condizioni eque, sostenibili e orientate alla qualità del servizio farmaceutico”.

L’Ordine di Roma, come si ricorderà, ha voluto introdurre nel dibattito contrattuale la proposta di un formale riconoscimento del ruolo sanitario dei farmacisti collaboratori attraverso l’inserimento nel Ccnl di categoria di una voce ad hoc, l’indennità di specificità sanitaria, sulla falsariga di quanto avvenuto in occasione del recente rinnovo del contratto di lavoro dell’Area medica e veterinaria del Comparto Sanità pubblica. La proposta – nata anche dalle sempre più pressanti esigenze espresse quotidianamente  dai collaboratori delle farmacie di comunità della Capitale e provincia –  è stata ufficialmente portata all’attenzione della Fofi nello scorso mese di maggio, con la richiesta di una valutazione finalizzata, se del caso, a sostenere il percorso per un formale riconoscimento.

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