Roma, 17 luglio – Se mai fosse stato necessario un chiarimento, in sede politica, su cosa sia e cosa possa fare la ‘farmacia dei servizi? per lo sviluppo della sanità di prossimità, a fornirlo ci ha pensato il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato (nella foto), e in una sede quanto mai opportuna, ovvero la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali della transizione demografica prodotta da denatalità e invecchiamento della popolazione, fenomeno che – non c’è davvero bisogno di spiegarlo – cambierà tutti i paradigmi, a partire proprio da quelli dell’assistenza sanitaria.
Audito martedì scorso dai componenti della Commissione a Palazzo San Macuto, Gemmato – alla luce della necessità di “mettere a terra” un nuovo modello strutturale di assistenza coerente con le trasformazioni demografiche in atto – ha ribadito che le risposte dovranno essere necessariamente date sul territorio, facendo leva su quanto di buono già esiste. E la farmacia è sicuramente un presidio imprescindibile di ogni nuovo modello di organizzazione sanitaria che punti al necessario rafforzamento dell’assistenza di prossimità. Proprio per questo, ha detto il sottosegretario, “la sperimentazione della farmacia dei servizi, finanziata con risorse aggiuntive dal Ministero della Salute e che, al termine di un quinquennio,
è in fase di valutazione per potersi inserire stabilmente come servizio”.
Alla farmacia, in buona sostanza, va riconosciuto e formalizzato il suo status di presidio sanitario del distretto, nodo di prossimità di una rete costituita dalle case della comunità, dagli ospedali di comunità, dalla rete dell’assistenza primaria, integrati dalla regia delle Centrali operative territoriali. Uno status che – di fatto – è già nelle cose, grazie alla capillarità delle farmacie, presenti ovunque e in grado dunque di erogare alla comunità nazionale, in ogni angolo del Paese, “servizi di supporto alla corretta presa in carico, di valutazione dello stato di compenso della cronicità e di aderenza alla terapia che hanno, come obiettivo ultimo, il guadagno di salute e la qualità della vita della popolazione più anziana, spesso affetta da patologie croniche, misurabile attraverso un minor ricorso all’ospedalizzazione e al pronto soccorso per queste fasce di età”.
E qui Gemmato ha spiegato che, in definitiva, “la sanità di prossimità non è solo una questione di logistica o tecnologia. È un vero e proprio cambio di paradigma, che pone la persona al centro e valorizza la relazione, l’ascolto e il coinvolgimento del tessuto sociale. E la sanità digitale, in questo contesto, diventa un alleato indispensabile per rafforzare e rendere più efficiente questo nuovo modello”.
Nel corso dell’audizione, Gemmato ha anche proposto alcune considerazioni su come la sperimentazione della farmacie dei servizi si inserisca in una visione della centralità del concetto di prossimità nella politiche sanitarie, per tre diversi ordini di motivi. Il primo riguarda la “posizione fisica” della farmacia nel vivo del territorio, e dunque il suo essere costitutivamente in condizione e in grado di “portare l’assistenza nei luoghi di vita e di lavoro delle persone, attraverso servizi territoriali e domiciliari”. Il secondo motivo risiede in quelle che sono l’attitudine e la postura nell’erogazione delle cure: in farmacia le relazioni sono modellate dalla disponibilità all’ascolto, dalla conoscenza profonda dei bisogni, anche quelli non esplicitati, di chi varca la soglia di questo presidio, nel quale sa di poter contare su una relazione fiduciaria e maggiore equità. Il terzo motivo richiamato dal sottosegretario, infine, è la partecipazione, “che coinvolge la società civile, le associazioni, il Terzo settore e tutte le risorse presenti sul territorio, per costruire un sistema più condiviso e comunitario”.
Parlando di transizione demografica e del bisogno di assistenza soprattutto per la popolazione anziana, Gemmato ha poi ricordato le norme messe in campo per promuovere “una modalità di intervento multiforme, basata sul lavoro d’équipe e sull’integrazione dei punti di vista, attraverso il confronto tra professionalità differenti, in particolare provenienti dall’ambito sociale e da quello sanitario, che lavorano in maniera congiunta alla valutazione e al trattamento dei bisogni assistenziali complessi che richiedono un’assistenza multidimensionale, continuativa e integrata”. In questo fondamentale cambio di passo per la tutela e il benessere delle persone anziane, ha affermato il numero due del dicastero, “si punta sempre più sulle cure domiciliari e territoriali, per ridurre ospedalizzazioni e costi, mantenendo gli anziani il più possibile nelle loro case”.
“Si tratta di un cambio di paradigma impresso dal Ministero della Salute, che ha finalizzato a questo scopo le risorse messe a disposizione dal Pnrr” ha quindi sottolineato Gemmato. “L’obiettivo di garantire interventi domiciliari per almeno il 10% degli assistiti over 75 risponde a questa visione strategica e ha portato a un significativo aumento nell’erogazione di prese in carico domiciliare, anche grazie allo sforzo, ancora da completare, di integrazione fra ambito sociale di competenze dei comuni e ambito sociosanitario delle Asl. In questo senso – ha concluso il sottosegretario – un ulteriore elemento centrale nelle politiche sanitarie è costituito dal concetto di prossimità. In quest’ottica il Servizio sanitario è chiamato a fare uno sforzo ulteriore per garantire a queste categorie un’assistenza più vicina e accessibile”.
♦ L’audizione di Gemmato a San Macuto


