Roma, 28 agosto – L’ultimo allarme arriva dalla Sicilia, dove – secondo quanto riferito tre giorni fa da Palermo Today riportando i dati dell’Asp del capoluogo sull’uso di psicofarmaci nella provincia – il consumo di psicofarmaci registra un aumento significativo e in crescita costante, ancor più preoccupante se si considera l’esistenza di un sommerso non tracciabile.
Il fenomeno, come più volte rilevato, si sta diffondendo soprattutto tra i giovani, alimentato anche da un inteso traffico di ricette false, oltre che canali illeciti online. Secondo il Rapporto Espad 2024 uscito alla fine dello scorso mese di maggio, l’11 per cento degli adolescenti in Italia ha fatto uso lo scorso di farmaci senza prescrizione, in particolare tranquillanti e sedativi (6,3%, nel 2019 la percentuale era del 4,3%) utilizzati al di fuori dalle indicazioni terapeutiche, per lo più a scopo ludico.
I farmaci più interessati dl fenomeno sono per lo più benzodiazepine, antidolorifici oppioidi, come l’ossicodone e il tramadolo, e antalgici. Un problema ben noto ai farmacisti, che – per il loro ruolo di “trincea” sanitaria sul territorio – sono i professionisti più impegnati nel contrastarlo, agendo come “sentinelle del territorio”, per usare la definizione del presidente della Fofi Andrea Mandelli (nella foto), più volte intervento per richiedere alla sua comunità professionale la massima attenzione e vigilanza sulle ricette di psicofarmaci presentate da giovani. E non è davvero un caso se la massima parte delle segnalazioni relative a ricette false di psicofarmaci aut similia arrivi proprio dalle farmacie italiane.
Già dalla scorsa primavera, la federazione professionale aveva infatti opportunamente diramato a tutti gli Ordini provinciali i necessari warning per vigilare sul fenomeno, considerata la gravità dei rischi legati all’abuso degli psicofarmaci, invitando tutti i farmacisti iscritti all’Albo professione “a verificare, con la massima attenzione, le prescrizioni mediche all’atto della dispensazione, adoperandosi per assicurare lo scrupoloso rispetto della normativa vigente in materia”, chiedendo anche di “comunicare eventuali rilevazioni di prescrizioni illegittime, in modo da garantire la massima diffusione informativa tra gli iscritti e prevenire la circolazione delle stesse sul territorio“.
Il fenomeno, almeno per quanto riguarda la sua diffusione tra i giovani, va in ogni caso correttamente inquadrato in una cornice più ampia: già dopo i tre anni della stagione pandemica era emersa un’impennata del consumo di psicofarmaci e tranquillanti tra le generazioni più giovani, accompagnata anche da un aumento dell’uso improprio di alcol e la crescente diffusione del gioco d’azzardo, altre evidenti spie di un forte disagio. E se la Relazione annuale 2025 (dati relativi al 2024) sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia a cura del Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha registrato qualche segnale incoraggiante, rilevando tra i giovani una diminuzione del consumo di sostanze più pericolose e complesse (rimane però sempre significativo il consumo di cannabis, che resta la droga più diffusa tra i ragazzi), trova conferma l’aumento del consumo di sostanze psicoattive tra i giovani.
I dati del già ricordato rapporto Espad Italia 2024 che ha coinvolto 20.201 studenti tra i 15 e i 19 anni delle scuole secondarie di secondo grado, distribuite su tutto il territorio nazionale, non lasciano spazio a molti dubbi: a partire dal 2021si è registrato un incremento costante nel consumo di psicofarmaci senza prescrizione medica tra i giovani, tendenza che lo scorso anno ha raggiunto i valori più alti di sempre. La stima è di 510 mila studenti di 15-19 anni che hanno fatto uso di queste sostanze senza prescrizione nel corso della vita, mentre nella fascia 15-18 anni non ancora compiuti sarebbero 180 mila ad averne fatto uso solo nel 2024 (il 12% del totale di questa fascia di età), con una prevalenza più che doppia tra le studentesse.
L’uso improprio di queste sostanze, ovviamente, comporta gravi conseguenze, che possono anche diventare estreme. Qualche dato: il catinone sintetico Mdphp, implicato in un decesso come unica sostanza, ha anche causato un’altra morte insieme ad altri catinoni, unitamente a benzodiazepine e psicofarmaci.
Il fentanyl è stato identificato in due intossicazioni acute mortali e implicato nella causa di morte: in una, in co-assunzione con alcol; in un’altra, insieme a benzodiazepine e psicofarmaci.
L’ossicodone è stato identificato come sostanza implicata nella causa di morte in tre casi: in uno come unica sostanza, in altri due insieme ad altre sostanze (alcol e metadone).
Ai decessi droga-correlati, oltre a quelli per intossicazione acuta letale, vanno aggiunti quelli ascrivibili a un danno d’organo (138 casi), cioè quei decessi compatibili con gli effetti tossici delle sostanze psicotrope a carico di organi o sistemi, anche se le sostanze implicate non erano in concentrazioni tali da essere considerate letali.
In questi decessi la sostanza maggiormente rilevata è stata l’alcol (29%), seguita da cocaina (26%), benzodiazepine (19%), psicofarmaci (15%) e metadone (10%).
“Gli psicofarmaci, come gli antidepressivi, gli ansiolitici e gli antipsicotici, agiscono sul sistema nervoso centrale e, quando vengono assunti insieme all’alcol, i loro effetti possono essere notevolmente amplificati, portando a un aumento del rischio di sedazione profonda, perdita di coordinazione, confusione, e potenzialmente overdose” si legge nell’ultimo rapprto Espad. Ed è un motivo che basta e avanza per intensificare e rafforzare il contrasto al fenomeno, guardando anche alle nuove sostanze, spesso presenti anche in prodotti da svapo o edibili, come suggeriscono gli esperti del Centro nazionale Dipendenze e Doping (Cndd) dell’Istituto superiore di sanità, nella relazione al Parlamento 2025. Nel mirino, ad esempio, i catinoni sintetici, tenuti sotto stretta osservazione: “Mimano l’effetto di cocaina e anfetamine e sono stati considerati a lungo ed erroneamente come meno dannosi” spiegano gli esperti dell’Iss. “Oltre a questi, gli oppioidi sintetici e i nuovi derivati semi-sintetici della cannabis, sempre più presenti anche in prodotti da svapo oppure come caramelle o cioccolata, cosa che li rende più ‘appetibili’ a un pubblico giovane”.