Roma, 1 settembre – Mentre ancora infuria la battaglia sui dazi imposti (anche sui farmaci) dal presidente USA Donald Trump, e la Cina assiste sorniona alla guerra tariffaria tra le due sponde dell’Atlantico che si tradurrà inevitabilmente in un consolidamento della sua ormai raggiunta leadership mondiale nella produzione di farmaci, in particolare nei principi attivi farmaceutici (soprattutto antibiotici), tanto da diventare un fornitore essenziale proprio per Ue e Stati Uniti, Il Sole 24 Ore, in un articolo del caporedattore Luca Orlando, offre un interessante e puntuale aggiornamento sul peso determinante della farmaceutica per l’export italiano.
Orlando lo chiarisce già nell’incipit del suo pezzo: senza la spinta proveniente dai farmaci, l’export italiano nel 2025 sarebbe in rosso. È quanto emerge dai risultati del primo semestre 2025 delle nostre vendite all’estero, cresciute del 2,1% (un risultato positivo, soprattutto in considerazione del contesto) ma solo per la grande, decisiva influenza della “crescita dirompente del comparto farmaceutico, responsabile di un progresso che sfiora il 40%”.
Il guadagno è fortemente influenzato proprio dall’andamento delle vendite negli Stati Uniti, e ovviamente i dazi c’entrano, eccome: nel corso dell’anno è apparsa infatti del tutto evidente la volontà dei produttori di stoccare merce in anticipo oltre Atlantico, per cautelarsi per quanto possibile dalle imprevedibili evoluzioni sulle tariffe. I farmaci esportati verso gli Usa hanno così quasi raddoppiato i valori, passando dai 4,78 miliardi dei primi sei mesi 2024 agli 8,5 dello stesso periodo 2025.
L’accelerazione è stata particolarmente evidente nell’ultimo periodo, con un export progressivamente lievitato dai 2,1 miliardi del primo trimestre 2024 ai 2,7 del secondo, per arrivare a 2,84 miliardi del periodo ottobre-dicembre. Soglia però superata di slancio in avvio di 2025 con 4,1 miliardi tra gennaio e marzo, valore bissato nel secondo trimestre, che vede un quasi raddoppio rispetto allo stesso periodo 2024.