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mercoledì 15 Ottobre 2025
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Farmaci, tagli ai prezzi e investimenti, Big Pharma si accorda, funziona il metodo Trump

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Roma, 16 ottobre – Il presidente degli USA Donald Trump continua a tenere nel mirino l’industria del farmaco, puntando a due obiettivi: aumentare gli investimenti delle aziende pharma nel Paese e ridurre i prezzi dei medicinali per i pazienti americani.

Sono queste le stelle polari che guidano le interlocuzioni del Commander in Chief con i rappresentanti delle grandi aziende farmaceutiche, nelle quali il presidente degli States adotta la sua ormai ben nota tattica di alternare bastone e carota, lavorando sui picchi di pressione: agli annunci minacciosi di dazi del 100% delle scorse settimane, aveva subito fatto seguire sulla sua piattaforma Truth post che promettevano esenzioni dai rincari delle aziende che avessero costruito fabbriche negli States.  Ancora prima, a fine luglio, Trump aveva indirizzato una lettera ad alcune grandi pharma company (17, secondo i media)  indicando le misure da adottare per abbassare i prezzi dei farmaci da prescrizione negli Stati Uniti e allinearli ai prezzi più bassi offerti in altre nazioni sviluppate, secondo la logica Mfn, ‘Most-favored-nation’.

In quelle comunicazioni, il presidente  fissava anche una scadenza (il 29 settembre) per l’abbassamento volontario dei prezzi, come già chiesto in un ordine esecutivo di maggio, nel quale veniva peraltro paventato (ove i prezzi non fossero stati abbassati) un piano per imporre la politica del prezzo Mfn). Come dire, insomma, che – piacesse o meno, con le buone o le cattive – il risultato voluto dal presidente sarebbe stato portato a casa.

Il carrot and the stick method trumpiano sembra in ogni caso sortire gli effetti voluti, a giudicare dagli esempi di colossi come Astra Zeneca e Pfizer. L’azienda anglo-svedese AstraZeneca, firmataria pochi giorni fa dell’ultima intesa in ordine di tempo, sembrerebbe aver acconsentito a soddisfare tutte le richieste di Trump. Nell’ambito dell’accordo, la multinazionale europea fornirà la vendita secondo la formula Dtc (Direct to consumer) “ai pazienti idonei con prescrizione per malattie croniche con uno sconto fino all’80% sui prezzi di listino”. E “parteciperà alla piattaforma di acquisto diretto TrumpRx, che consentirà ai pazienti di acquistare farmaci da AstraZeneca a un prezzo scontato”. Ma non basta: l’azienda ha anche raggiunto un accordo per “rinviare di 3 anni l’applicazione dei dazi previsti dalla Sezione 232″ finalizzato a consentirle di far sì che tutti i farmaci venduti in America siano realizzati negli Stati Uniti. Obiettivo che sarà raggiunto con il “recente investimento di 50 miliardi di dollari annunciato dall’azienda nella produzione di farmaci e nella ricerca e sviluppo negli Usa nei prossimi 5 anni”. Un impegno peraltro già testimoniato dal “più grande investimento singolo” operato da AstraZeneca “in uno stabilimento produttivo fino ad oggi, in Virginia”, investimento che  raggiungerà quota 4,5 miliardi di dollari.

Pfizer, da parte sua, è stata la prima a rispondere alle “sollecitazioni” trumpiane, siglando un accordo lo scorso 30 settembre, commentato con toni soddisfatti dall’azienda e dalla Casa Bianca. Anche in questo caso, sono state accolte tutte le richieste del presidente  illustrate nella lettera di fine luglio per il taglio dei costi. Pfizer, in una nota ufficiale successiva alla firma dell’intesa, annuncia anch’essa la partecipazione alla piattaforma di acquisto diretto ‘TrumpRx’, per proporre ai pazienti alcuni medicinali con sconti e l’impegno a “destinare risorse senza precedenti, con ulteriori 70 mld di dollari per progetti di ricerca, sviluppo e investimento negli Stati Uniti nei prossimi anni”.

E  già altre aziende, in previsione dei dazi, avevano in precedenza iniziato a investire miliardi nella costruzione o nell’ampliamento di stabilimenti negli Stati Uniti. Come riportava di recente il New York Times grandi realtà come Johnson & Johnson, Eli Lilly, Merck, Gilead Sciences, Roche, Gsk, e Novo Nordisk hanno avviato la costruzione di nuovi impianti in North Carolina, Indiana, Delaware, California, Pennsylvania e Maryland.

Insomma, alla luce dei risultati incassati finora, almeno nel pharma il carrot and stick method  di Trump sembra funzionare.

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