Roma, 24 ottobre – In materia di finanziamenti alla sanità, almeno per la Fondazione Gimbe non tutto è oro quel che luccica, nemmeno i 7,7 miliardi di euro sonanti (2,4 miliardi nel 2026 e 2,65 miliardi nel 2027 e nel 2028) che la manovra 2026 destina in totale al Fondo sanitario nazionale (Fsn). Un finanziamento che il Governo ha molto insistito nel presentare enfaticamente come la plastica dimostrazione della grande attenzione che il Governo riserva alla sanità pubblica, e che porterà il Fsn a disporre nel 2028 di 145 miliardi di euro. Una cifra imponente, che perde però in effetti molto del suo fascino se tradotta in termini percentuali: varrà infatti il 5,9% del Pil, segnando un sensibile arretramento rispetto al 6,3% del 2024.
E già qui si capisce il senso delle critiche avanzate da Gimbe, che peraltro riguardano anche il finanziamento 2026, che – a giudizio della fondazione guidata da Nino Cartabellotta (nella foto) – registra un gap di 6,8 miliardi di euro rispetto alle stime di spesa sanitaria: “La coperta delle Regioni è sempre più corta e dal governo solo misure frammentate, e nessun rilancio del Ssn”.
Questa la lapidaria affermazione che, alla fine, scaturisce dall’analisi indipendente di Gimbe, in vista della discussione parlamentare sul Ddl Bilancio 2026, sul testo bollinato dalla Ragioneria Generale dello Stato, valutando in particolare le risorse assegnate alla sanità.
“L’obiettivo – precisa Cartabellotta – è verificare se, al di là delle cifre assolute, la Manovra 2026 rappresenti davvero un’inversione di tendenza, con un rilancio progressivo e strutturale del Fondo sanitario, oppure se si tratti dell’ennesima illusione contabile, che abbaglia con numeri altisonanti abilmente combinati”. E sembrerebbe, secondo Gimbe, che la risposta sia “la seconda che hai detto”, anche alla luce di altre evidenze, come il trattamento riservato ai professionisti sanitari, ai quali “vanno solo briciole, mentre le assunzioni di infermieri sono possibili solo dall’estero”.
“In termini assoluti, l’aumento di risorse per il triennio 2026-2028 risulta sostanzialmente uniforme, senza alcun segnale di rilancio progressivo del Fsn” rileva Cartabellotta. “L’auspicata inversione di rotta, ancora una volta, è rimandata alla prossima Legge di Bilancio. Dopo l’incremento del 2026, infatti, il Fondo sanitario nazionale in termini assoluti si stabilizza: cresce di soli 995 milioni di euro (+0,7%) nel 2027 e di 867 milioni (+0,6%) nel 2028. In rapporto al Pil, la quota destinata alla sanità passa dal 6,04% del 2025 al 6,16% del 2026, per poi ridursi al 6,05% nel 2027 e al 5,93% nel 2028”.
In sintesi, conclude il presidente Gimbe, “le cifre assolute per il 2026 appaiono consistenti perché includono risorse già stanziate dalle precedenti manovre, ma la quota di ricchezza del Paese investita in sanità, dopo il lieve rialzo del 2026, torna a diminuire“.


