”banner
martedì 28 Ottobre 2025
”banner

Aree interne, convegno in Senato, la salute come volano contro lo spopolamento

banner

Roma, 27 ottobre – Promosso dal senatore abruzzese Guido Quintino Liris (nella foto), capogruppo in Commissione Bilancio di FdI e presidente dell’Intergruppo parlamentare aree interne, si è tenuta giovedì scorso in Senato la presentazione del Manifesto nelle aree interne, i comuni montani e le isole minori, realizzato da Osservasalute – Osservatorio nazionale sulla salute come bene comune in collaborazione con Lastmile Solutions.

Un’iniziativa che vuole essere un impegno concreto per riportare al centro dell’agenda politica la coesione territoriale e il diritto alla salute, ha spiegato Liris, in coerenza con le politiche fin qui messe a terra dal Governo, da ultimo con la Legge di bilancio 2026, che ha  investito in sanità, digitalizzazione e rigenerazione dei territori montani e periferici. “Crediamo in un modello di sviluppo che unisca salute, ambiente e identità locale” ha detto Liris “un’Italia che non lasci indietro nessuno, ma valorizzi ogni comunità, parte identitaria e genuina della nostra Nazione”.

Il Manifesto della salute nelle città come bene comune propone un modello di salute integrato, resiliente e sostenibile, che valorizza salute, ambiente, alimentazione e inserimento sociale. Il futuro delle aree interne – che coprono complessivamente il 60% dell’intera superficie del territorio nazionale, il 52% dei Comuni ed il 22% della popolazione –  passa attraverso un sistema socio-sanitario di prossimità, la rigenerazione dell’ambiente costruito, la corretta alimentazione e l’integrazione sociale, per costruire appunto un bene comune e comunità più sane, forti e coese.

L’obiettivo primario del Manifesto è quello di combattere il processo di desertificazione delle aree interne, territori di inestimabile valore culturale, ambientale e sociale, custodi di tradizioni, biodiversità e modelli di vita sostenibili che meritano di essere preservati e valorizzati e rischiano invece di scomparire, un’Italia “vera” e anche più autentica nella quale i suoi abitanti chiedono  di poter ancora risiedere o, se costretti ad andar via, di poter tornare. Non si tratta solo di una sfida per la “restanza”, come viene definita con un sostantivo oggi molto usato, ma di una sfida per un rilancio e uno sviluppo sostenibili.

Da qui la necessità e l’urgenza di avviare politiche e iniziative per combattere lo spopolamento, la carenza di servizi essenziali, le difficoltà di accesso alle cure sanitarie, aggravate dall’isolamento geografico e dalle fragilità economiche. Gli strumenti per spezzare il circolo  vizioso “meno servizi-più spopolamento-meno popolazione-ulteriore perdita di servizi” non mancano, e riguardano principalmente la salute che nelle aree più periferiche e disagiate non può essere considerata solo una questione di assistenza medica, ma deve essere affrontata con un approccio integrato e sistemico, che tenga conto delle specificità territoriali e sociali. E qui un grande contributo può arrivare dal progresso tecnologico, investendo in servizi si telemedicina e digitalizzazione, oltre che rafforzando le infrastrutture sanitarie locali e valorizzando le risorse locali.

Bisogna puntare dunque a un modello di sanità diffusa e di prossimità, che utilizzi la telemedicina, la digitalizzazione e il rafforzamento delle infrastrutture sanitarie locali per garantire un accesso equo alle cure. Allo stesso tempo, la promozione della salute deve passare attraverso la valorizzazione delle risorse locali, come l’agricoltura sostenibile, le produzioni tipiche, l’educazione alimentare e il turismo legato al benessere, per stimolare sviluppo economico e inclusione sociale, e questo perché – come sintetizzò con  mirabile efficacia Ferdinand de Saussure –  tout se tient, tutto si tiene.

Migliorare la qualità della vita nelle aree interne significa non solo fornire servizi sanitari adeguati, ma anche favorire il benessere psico-fisico, la mobilità sostenibile, la rigenerazione dell’ambiente costruito e la tutela ambientale, in un’ottica di One health di stretta relazione tra salute umana, animale e ambientale. E vuol dire ancora promuovere la coesione sociale per contrastare l’isolamento e la marginalizzazione, rafforzando il senso di appartenenza e la partecipazione attiva delle comunità locali, attraverso la creazione di reti di supporto, il coinvolgimento del terzo settore e la formazione di leader di comunità.

Si tratta, in altre parole, di intervenire per ridurre il divario tra le aree urbane e quelle interne, investendo non solo in sanità, ma anche in istruzione, trasporti, innovazione e sviluppo economico, con una visione integrata e sostenibile che coniughi sanità, ambiente, cultura e inclusione sociale. Soltanto così – e su questo il Manifesto sulla salute come bene comune nelle aree interne, i comuni montani e le isole minori ha registrato la massima convergenza  sarà possibile garantire il diritto alla salute e al benessere per tutti, facendo delle aree interne non luoghi marginali, ma territori di opportunità e innovazione.

Farmacia possibile punto di partenza per rilanciare i servizi 

Nel contesto appena ricordato ha un ruolo preciso e importante anche la farmacia, presidio di sanità territoriale radicato come forse nessun altro nelle comunità territoriali, come è peraltro emerso nel convegno di presentazione del Manifesto al Senato, al quale è intervenuto in rappresentanza di Federfarma il segretario nazionale del sindacato Michele Pellegrini Calace (nella foto).

“La farmacia è il presidio di saluto più capillarmente presente anche nelle aree interne del Paese e, come tale, può essere un punto di partenza per riavviare quei servizi, in primis sanitari, necessari a contrastare il fenomeno dello spopolamento” ha voluto ricordare il segretario del sindacato nazionale dei titolari di farmacia privata, registrando con orgoglio che proprio i presidi con la croce verde sono stati citati da molti dei relatori intervenuti al convegno come un presidio chiave sul territorio.

“La farmacia anche in quelle zone può essere un punto da cui ripartire” ha concluso Pellegrini Calace “per riavviare quei servizi che magari sono andati persi nel tempo, in modo da invogliare la gente a restare o addirittura a trasferirvisi”.

banner
Articoli correlati

i più recenti

I più letti degli ultimi 7 giorni