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martedì 28 Ottobre 2025
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Survey, Ai già radicata nell’uso quotidiano degli europei, ma la maggioranza non lo sa

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Roma, 28 ottobre – Secondo quanto emerge dagli esiti di una ricerca condotta nell’area Emea (Europe, Middle East and Africa) da Equinix, società di infrastrutture digitali a livello globale, l’intelligenza artificiale (Ai) è già radicata nell’uso quotidiano degli europei, anche se la maggior parte non se ne rende conto. E questo anche se “bazzichiamo” con l’Ai quando effettuiamo ricerche su Google o utilizziamo dispositivi di monitoraggio della salute, o ancora fruiamo dei benefici invisibili della scoperta di farmaci e cerchiamo di pianificare il futuro pensionistico. Il paradosso è che la maggioranza dei cittadini del Vecchio Continente afferma di essere sicura di comprendere come funziona l’Ai (56%), ma solo il 33% riconosce di utilizzare servizi o applicazioni alimentati dall’intelligenza artificiale ogni giorno, e Il 18% afferma addirittura di non usarli mai, rivelando un chiaro divario di conoscenza nella comprensione pubblica di questa tecnologia emergente.

Lo studio, su 6.000 intervistati tra Finlandia, Germania, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito, ha rilevato che il 77% delle persone non è preoccupato per il ruolo crescente dell’intelligenza artificiale nella società. Anzi, oltre la metà si dichiara fiduciosa nei confronti dell’Ai,  dato che – se confrontato con i tassi iniziali di fiducia nei confronti di innovazioni passate, come internet o il telefono cellulare – porta a ritenere che l’Ai sarà la tecnologia adottata più rapidamente nella storia moderna.

A giudizio di Bruce Owen (nella foto), presidente Emea di Equinix,  “l’Ai è già nelle nostre tasche, al nostro polso e nelle nostre caselle di posta, ma i dati emersi dalla ricerca mostrano che la maggior parte delle persone ancora non se ne rende conto”.

“Se vogliamo sfruttare il vero potenziale dell’Ai” aggiunge Owen “dobbiamo quindi aumentare la consapevolezza di come la stiamo già utilizzando. L’innovazione parte dall’educazione”. Un esempio? “Le piattaforme di Ai oggi possono progettare molecole farmaceutiche che raggiungono le sperimentazioni cliniche in meno di 18 mesi invece che in diversi anni, permettere ai termostati intelligenti di apprendere le routine quotidiane, regolare la rete elettrica per risparmiare energia e costi e persino migliorare la qualità degli alimenti, ottimizzando i processi produttivi e riducendo gli sprechi”.

Per Owen “ora è il momento in cui governi e industrie devono agire per dare priorità all’educazione sull’AI e allo sviluppo delle infrastrutture, affinché l’innovazione sia accolta con chiarezza, e non con confusione”.

Secondo la ricerca, il livello di fiducia nell’Ai varia notevolmente tra le fasce d’età, con il 72% degli under 35 che si sente fiducioso, percentuale che scende drasticamente (41%) tra gli over 55. Nell’area Emea, esiste poi un notevole divario di genere, con il 62% degli uomini che si dichiara fiducioso nei confronti dell’Ai contro solo il 50% delle donne. Ancora, quattro consumatori su cinque (77%) non si sentono preoccupati o impauriti dal ruolo crescente dell’Ai nella società e un terzo (33%) degli intervistati afferma di utilizzare servizi o applicazioni alimentati dall’intelligenza artificiale quotidianamente, mentre un quarto (25%) poche volte a settimana.

“Sebbene i benefici dell’Ai siano già evidenti in numerosi settori, continua a persistere un mix di ottimismo e comprensione limitata riguardo all’intelligenza artificiale” osserva Emanuela Grandi (nella foto), managing director di Equinix Italia. “Quando vengono introdotte nuove tecnologie, è fondamentale che siano sostenute da infrastrutture solide e affidabili, per garantirne un’adozione fluida, sicura e scalabile”.

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