Roma, 30 ottobre – Il settore farmaceutico? In un Paese come l’Italia ha un’importanza fondamentale, è un settore strategico che contribuisce in maniera determinante al Pil della nazione.
Lo ha affermato il ministro della Salute Orazio Schillaci (nella foto del titolo con Antonella Levante di Iqvia in un momento del convegno), nel suo intervento all’evento L’industria farmaceutica: il ruolo di Italia ed Europa tra dazi, innovazione e nuove sfide globali, organizzato da BonelliErede all’interno del ciclo Leader Insights, confronto di alto profilo tra istituzioni, industria e ricerca su un comparto cruciale per l’economia europea e italiana tenutosi a Roma due giorni fa, con la partecipazione tra gli altri del presidente di Novartis AG, Giovanni Caforio, della senior vice president e general manager Italia e Grecia di Iqvia Antonella Levante e del Ceo di Petrone Group e presidente di Assoram Pierluigi Petrone.
A comprovare il peso e la rilevanza del settore farmaceutico sono i dati: l’industria farmaceutica italiana è uno dei motori produttivi più solidi del Paese, con oltre 70 mila addetti e un export farmaceutico che ha toccato i 54 miliardi di euro nel 2024 e conferma l’Italia tra i leader manifatturieri d’Europa. Ma il momento è complesso e le criticità non mancano. Il ministro, al riguardo, ha fatto riferimento alla fibrillazione per quello che concerne gli aspetti regolatori che vanno inquadrati in maniera multipla”, guardando a “come sono affrontati a livello europeo, ma anche in mercati più grandi come gli Stati Uniti o la Cina. È un momento nel quale l’industria italiana è apprezzata per produrre medicinali di qualità e prodotti finiti, ma anche i costi sotto tanti punti di vista sono aumentati e c’è una grande attenzione sui principi attivi. Non dobbiamo dimenticare, come successo durante la pandemia, che rischiamo di essere tutti dipendenti da principi attivi che provengono principalmente da Cina o India”.
“Un aspetto centrale per il settore è il diritto alla salute, come riconosciuto dall’articolo 32 della Costituzione” ha detto ancora Schillaci. “È un diritto che non può dipendere da dove una persona vive, se al Nord o al Sud, o da quanto guadagna. Noi siamo tornati nel 2024 a essere la seconda nazione più longeva al mondo, ma dobbiamo convivere con una demografia che cambia e non possiamo accontentarci. Se oggi l’aspettativa di vita è così cambiata lo dobbiamo anche ai farmaci. Accanto alla ricerca non si può non affiancare l’industria che ha permesso con lo sviluppo e l’innovazione l’allungamento della vita”.
Da qui, l’appello a una visione di sistema che unisca scienza, impresa e formazione: “L’Italia ha ricercatori di grande qualità, alcuni dei quali tra i principali al mondo, ma non sempre si riesce a tradurre questo patrimoni’ umano in progetti concreti” ha osservato il titolare della Salute, evidenziando la necessità di “guardare il più possibile all’Open Innovation, alle startup innovative” e di “investire in ricerca e nei giovani in un Paese ricco di talenti come il nostro”.
Il ministro ha quindi ricordato il riordino e la semplificazione normativi del settore che il Governo vuole perseguire con il Testo unico della legislazione farmaceutica, “voluto fortemente” e “prioritario per mettere ordine nel campo farmaceutico e non solo, guardando all’innovazione come elemento cardine. I destinatari del Testo Unico devono essere i cittadini e i pazienti” ha sottolineato Schillaci, affinché “possano accedere a cure più innovative”.
E a proposito di innovazione, il ministro ha chiarito quella che, a suo giudizio, deve essere una delle direzioni da imboccare: “Penso agli hub innovativi in ambito Life Science e a tutte le possibili compartecipazioni pubblico-privato che possano rendere l’Italia un punto di riferimento in questo settore” ha detto il ministro, che ha anche citato il contributo che si sta portando “per il Biotech Act dell’Unione europea del 2030, per tutte le attività che riguardano il settore”, senza mancare di fare un cenno all’intelligenza artificiale, osservando che almeno il 50% delle attività svolte con l’Ai sono nel settore sanitario.
Dall’incontro è emerso che per garantire competitività all’Italia e all’Europa serve una politica industriale stabile, capace di coniugare innovazione, autonomia strategica e sostenibilità economica. In un mondo in cui i dazi e le tensioni commerciali possono ridefinire le catene del valore da un giorno all’altro, il futuro del farmaco, e della salute pubblica, passa dalla capacità di costruire alleanze solide tra pubblico e privato, e di trasformare la ricerca in sviluppo concreto.


