Roma, 20 novembre – La guerra ormai da tempo dichiarata dall’Unione europea alla resistenza antimicrobica (Amr) vede, almeno per ora, soccombere proprio la Ue: i batteri resistenti alle terapie antibiotiche continua infatti ad aumentare in tutti i Paesi della Ue e dello Spazio economico europeo (See), minacciando di vanificare anni di progressi in campo medico.
A diramare lo sconsolato bollettino è l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, nella Giornata europea degli antibiotici, occasione quanto mai propizia per rilanciare l’allarme super-batteri: secondo le stime dell’agenzia europea, causano nell’Ue/See oltre 35mila morti l’anno. “Nonostante gli sforzi determinati dei Paesi e degli operatori sanitari, l’Europa non è sulla buona strada per raggiungere 4 dei 5 obiettivi antimicrobici fissati dal Consiglio dell’Ue per il 2030” ammette l’Ecdc, dichiarando che “è tempo di agire, non di reagire”.
“Dal 2019 l’incidenza stimata delle infezioni del torrente circolatorio causate da Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi è aumentata di oltre il 60%, nonostante l’obiettivo di una riduzione del 5% entro il 2030″ riferisce l’Ecdc. “Analogamente, quelle causate da Escherichia coli resistente alle cefalosporine di terza generazione sono aumentate di oltre il 5%, nonostante l’obiettivo di una riduzione del 10%. Anche il consumo di antibiotici è aumentato nel 2024, in contrasto con l’obiettivo di riduzione del 20%. Nel frattempo la percentuale di antibiotici di prima linea utilizzati – quelli appartenenti al gruppo Access della classificazione Aware dell’Organizzazione mondiale della sanità, che dovrebbero coprire almeno il 65% dell’uso totale – è rimasta stagnante intorno al 60%”.
“L’aumento dell’Amr, insieme alla carenza di nuovi trattamenti efficaci” sottolinea ancora il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie “rappresenta una grave crisi di salute pubblica in continua evoluzione in Europa e nel mondo”. E in un mondo interconnesso com’è quello di oggi, “l’Amr complica ulteriormente le sfide sanitarie derivanti da malattie non trasmissibili, cambiamenti demografici e carenza di personale sanitario”. Per
Pamela Rendi-Wagner (nella foto), direttrice dell’Ecdc, “affrontare la resistenza antimicrobica richiede un’innovazione critica su 3 fronti chiave: un’azione decisa per un uso responsabile degli antibiotici; pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni durature e standardizzate; nuovi antibiotici in fase di sviluppo”.
L’emergenza superbug è “una crisi umana e sociale”, rimarca l’Ecdc. “Costituisce un onere sostanziale per le persone, le società e i sistemi sanitari”, perché “l’aumento delle infezioni resistenti mina la medicina moderna mettendo a repentaglio procedure salvavita come i trapianti, le terapie oncologiche, gli interventi chirurgici e la terapia intensiva”, avverte l’ente europeo.
“Dietro ogni statistica” afferma Diamantis Plachouras (nella foto),
responsabile della Divisione Resistenza antimicrobica e infezioni correlate all’assistenza sanitaria dell’Ecdc “c’è una persona le cui opzioni di trattamento si stanno esaurendo: un bambino, un genitore, un nonno. La resistenza antimicrobica non è solo un problema medico, ma sociale. Dobbiamo garantire che nessuno in Europa rimanga senza un’opzione terapeutica efficace”.
Per l’agenzia Ue l’aumento dell’Amr e, insieme, la mancanza di nuovi antibiotici efficaci costituiscono una tempesta perfetta. Dietro la crescita delle infezioni difficili da trattare ci sono “diversi fattori”, analizza l’Ecdc: “L’invecchiamento della popolazione con patologie croniche, che rende questi pazienti più vulnerabili alle infezioni; la trasmissione transfrontaliera di microrganismi resistenti; il persistente elevato utilizzo di antibiotici; lacune nella prevenzione e nel controllo delle infezioni. Allo stesso tempo la pipeline globale di antibiotici rimane limitata, soprattutto contro microrganismi critici per la salute pubblica come i batteri Gram-negativi resistenti ai carbapenemi”.
Per l’Ecc sono necessarie soluzioni innovative per rallentare l’aumento della resistenza antimicrobica, ma sono pochissimi gli antibiotici prossimi all’approvazione che offrono nuovi meccanismi d’azione. Inoltre, l’uso degli antibiotici di prima linea appartenenti al gruppo Access dell’Oms è subottimale e la dipendenza dagli antibiotici di ultima istanza è crescente. Queste sfide – indicano gli esperti – evidenziano la necessità di un’azione coordinata per garantire un accesso equo, una produzione sostenibile e un uso responsabile degli antibiotici esistenti e futuri.
“La resistenza antimicrobica è una sfida in continua evoluzione, ma l’Europa può ancora compiere progressi concreti” conclude Plachouras. “Insieme possiamo costruire un futuro più sicuro, in cui trattamenti efficaci rimangano disponibili per le generazioni future”.


