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giovedì 20 Novembre 2025
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Farmindustria: “Antibiotici, aziende impegnate a investire in R&S, ma servono incentivi”

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Roma, 20 novembre – Al momento, nel mondo ci sono 90 farmaci antibiotici in sviluppo clinico, 232 in sviluppo pre-clinico e 155 vaccini allo studio contro le infezioni batteriche resistenti. Sono i dati (fonte Oms) che Marcello Cattani (nella foto), presidente di Farmindustria, ha voluto ricordare nell’appello a “uno sforzo corale e concreto” contro l’antibiotico-resistenza, criticità globale che “minaccia la salute, i sistemi sanitari e le economie di tutto il mondo”, lanciato in occasione della Giornata europea degli antibiotici 2025, che si celebra nell’ambito della Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica promossa dall’Oms.

“Le infezioni da batteri resistenti stanno aumentando e l’impegno a rafforzare consapevolezza, investimenti e azioni deve proseguire” ha affermato Cattani, ricordando il tema scelto quest’anno per la campagna, Act now: protect our present, secure our future, che richiama la necessità di agire subito per contrastare una crisi che non è più futura, ma già in atto. Senza una risposta forte e coordinata, entro il 2050 sono previsti 39 milioni di morti nel mondo (fonte Oms), mentre le precedenti stime effettuate nel 2014 parlavano di 10 milioni di decessi. A livello globale, si stima che l’Amr costi ai sistemi sanitari 66 miliardi di dollari all’anno.

“L’Italia ha compiuto un passo importante con la Legge di Bilancio 2025, destinando 100 milioni di euro annui dal Fondo per i Farmaci Innovativi agli antibiotici reserve (ossia di ultima istanza, da utilizzare solo nei casi più gravi), garantendone la permanenza fino alla scadenza brevettuale” ricorda Cattani in una nota diffusa da Farmindustria. “Una misura di prospettiva, annunciata nel corso dell’ultima presidenza italiana del G7, che riconosce il valore strategico di questi farmaci per il Ssn e per la salute pubblica e che ci porta a essere l’unica nazione del G7, insieme a Regno Unito, a creare un incentivo forte che premia l’innovazione in questa area, contribuendo anche a rivitalizzare gli investimenti a livello internazionale, come riconosciuto da una recente pubblicazione sulla rivista Lancet. Occorre proseguire su questa strada”.

“L’industria farmaceutica e l’Italia sono protagoniste nella lotta all’antibiotico resistenza” conclude Cattani “in coerenza con l’approccio One Health, che integra salute umana, animale e ambientale. Le aziende sono impegnate a investire in ricerca e sviluppo e garantire l’accesso ai nuovi trattamenti, ma servono incentivi strutturali per la ricerca e una collaborazione continua fra i diversi stakeholder coinvolti nella lotta a questo fenomeno. L’Italia su questo sta facendo da apripista”.

Resta però il fatto – e va ricordato – che il nostro Paese continua a segnalarsi per quella che era e resta una criticità, ovvero l’elevato consumo di antibiotici, che secondo i dati Aifa segna un +10% rispetto alla media europea nel 2024, con le Regioni del Sud che mantengono il primo posto per consumi, rispetto al Centro e al Nord, nonostante la meritoria e promettente riduzione di circa il 5% registrata nel 2024.

Secondo l’ultimo Rapporto Osmed, nel 2024 quasi 4 persone su 10 hanno ricevuto nel nostro Paese almeno una prescrizione di antibiotici, con livelli d’uso più elevati nei bambini fino a 4 anni di età e negli anziani con più di 85 anni. I numeri dell’Aifa dicono che con 22,3 dosi giornaliere per mille abitanti nel 2024, il consumo di antibiotici, pur in calo rispetto all’anno precedente, è ancora molto distante dall’obiettivo fissato per il 2030, pari a 17,8 dosi.

Siamo anche lontani dal target del 65% di incidenza di consumi degli antibiotici del gruppo Access, ovvero le molecole di prima scelta per trattare le infezioni comuni, grazie al loro spettro d’azione ristretto e al buon profilo di sicurezza: raggiungiamo appena il 51,3%, nonostante il lieve miglioramento degli ultimi anni (+2,4% rispetto al 2019), mentre la media europea è del 60,3% e diversi Paesi hanno già centrato l’obiettivo.

Insomma, sul fronte antibiotici tra i Paesi europei, nonostante flebili segnali di miglioramento su alcuni obiettivi specifici, l’Italia resta una delle  le realtà più critiche. Ed è fondamentale mettere in campo un impegno più deciso e robusto, investendo (anche se non soprattutto) in campagne di sensibilizzazione per un uso consapevole degli antibiotici e per migliorare l’appropriatezza prescrittiva.

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