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lunedì 24 Novembre 2025
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Fadoi: “Politerapia negli anziani, rischio clinico enorme per i pazienti, ma anche per il Ssn”

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ROma, 24 novembre – Anche la Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, ha voluto commentare i dati del Rapporto OsMed 2024 e, in particolare, la conferma di una situazione ormai strutturale, ovvero il crescente aumento della polifarmacoterapia nelle fasce d’età più alte della popolazione italiana, dove aumenta il numero di farmaci assunti, spesso in modo contemporaneo, con livelli di aderenza terapeutica molto bassi.

Si tratta di un fenomeno che, oosserva Fadoi, deve essere monitorato e gestito – ed eventualmente contrastato – in modo corretto, per evitare le intuibili conseguenze, molto pesanti e pericolose sia in termini sanitari sia in termini economici.

I numeri parlano chiaro: nel 2024 il 97,4% degli over 65 ha ricevuto almeno una prescrizione farmacologica, il che equivale a dire, in numeri assoluti, 14,4 milioni di cittadini, una fascia dia popolazione che assorbe quasi il 64% della spesa complessiva e addirittura il 70% delle dosi di farmaci erogate in Italia. Ogni anziano assume in media 7,6 principi attivi, con un valore che sale a 8,7 farmaci tra gli over 85.

La politerapia nei cosiddetti “anni d’argento” è insomma diventata la norma: il 68,1% degli anziani riceve almeno cinque sostanze diverse all’anno, mentre il 28,3% arriva ad assumerne dieci o più, con percentuali decisamente più elevate nelle regioni del Sud. Non solo: tre anziani su dieci sono in politerapia cronica per almeno sei mesi consecutivi, con un picco del 43,7% intorno agli 89 anni.

A questo carico farmacologico crescente non si accompagna però un impiego corretto dei medicinali: l’aderenza ai trattamenti, soprattutto nelle patologie croniche, è decisamente scarsa. Per alcune categorie di farmaci i livelli di aderenza adeguata sono estremamente bassi, come evidenziano i numeri dell’Osmed: appena il 19,5% dei pazienti con asma o Bpco segue correttamente la terapia, così come solo il 32,4% dei pazienti diabetici e il 37,8% di coloro che assumono antidepressivi.

Anche la persistenza nel tempo è insufficiente: dopo 12 mesi resta in terapia solo l’8,4% dei pazienti con asma o Bpco, il 34,2% di chi assume antidepressivi e il 48,8% dei pazienti in cura con antidiabetici. Con l’avanzare dell’età, e in particolare oltre gli 85 anni, aderenza e persistenza crollano ulteriormente, aumentando il rischio clinico in una popolazione già fragile.

Per Fadoi si tratta di una realtà sanitaria che va affrontata e gestita clinicamente nel modo migliore. Gli internisti ricordano che gli over 75 consumano la quota più elevata di dosi giornaliere e che la prescrizione frammentata, spesso gestita da diversi specialisti senza una visione complessiva del paziente, espone gli anziani a interazioni farmacologiche, reazioni avverse e ricoveri potenzialmente evitabili. La Federazione richiama anche il problema dell’inappropriatezza prescrittiva, confermata dall’aumento del 19% degli utilizzatori di inibitori di pompa protonica, spesso associati in modo ingiustificato agli anticoagulanti orali diretti.

“I numeri del Rapporto OsMed parlano chiaro” afferma il presidente Fadoi, Francesco Dentali (nella foto). “Una popolazione fragile come quella anziana non può essere esposta a una giungla terapeutica fatta di 8, 10 o 12 farmaci diversi, spesso assunti con scarsa aderenza e senza una valutazione strutturata dell’appropriatezza. Il rischio clinico è enorme e ricade non solo sui pazienti, ma anche sul Servizio sanitario nazionale”.

Per la federazione degli internisti è quanto mai necessario un cambio di paradigma immediato, passando a una maggiore vigilanza sull’appropriatezza delle terapie, alla revisione periodica dei trattamenti, a percorsi integrati ospedale–territorio e programmi per ridurre il carico farmacologico non necessario. Vaste programme, per dirla con De Gaulle, che può essere portato avanti soltanto con un approccio multi-fattoriale (fin qui clamorosamente mancato) che coinvolga pazienti, operatori sanitari, aziende farmaceutiche e decisori politici. La speranza è che da qui in poi vada meglio, alla luce – –  come sottolinea il presidente eletto di Fadoi, Andrea Montagnani – del “messaggio inequivocabile” che arriva dal Rapporto OsMed 2024. Perché per mettere in sicurezza gli anziani, al riparo dai danni di una politerapia “anarchica”, la strada non può che essere quella di  “alleggerire, semplificare e personalizzare le cure” come afferma il presidente della Fondazione Fadoi Dario Manfellotto (nella foto), che ne fa – giustamente – anche una questione di valori professionali, deontologici e umani: “È una necessità clinica e un dovere etico”.

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