Roma, 25 novembre – In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra oggi, 25 novembre, Federfarma Verona ha deciso di rivolgere il suo impegno ai più giovani, portando nelle scuole il Progetto Mimosa con interventi formativi rivolti agli studenti delle classi IV e V delle superiori. L’iniziativa, riferisce una nota dell’associazione dei titolari scaligeri, ha coinvolto l’Istituto Lavinia Mondin e l’Iiss Copernico Pasoli e rientra nel programma 2025 delle iniziative a cura del Comune di Verona contro la violenza sulle donne.
Nelle 259 farmacie aderenti a Federfarma Verona, il Progetto Mimosa, da tempo consolidato nelle farmacie italiane, è sempre attivo, 365 giorni l’anno: si tratta della campagna di prevenzione contro la violenza sulle donne patrocinata dal Ministero della Salute e frutto della collaborazione tra Federfarma, Fofi, Associazione Farmaciste Insieme e Fenagifar, finalizzata alla tutela della donna maltrattata e (appunto) alla prevenzione degli atti di violenza. Punto di forza del progetto è la distribuzione capillare delle farmacie sul territorio, che ne fa riferimenti facilmente accessibili, dove ogni donna che ne abbia bisogno può entrare con la certezza di trovare quasi sempre a riceverla e ascoltarla un’altra donna, la farmacista. Si accede a Progetto Mimosa in modo totalmente anonimo, chiedendo come primo step aiuto al/alla farmacista e ricevendo successivamente oltre all’ascolto e a indicazioni personalizzate, un apposito depliant recante i numeri di soccorso sul territorio. Un modo semplice e concreto per far comprendere che la donna non deve rimanere da sola, ma affidarsi alle istituzioni e associazioni anti-violenza in grado di affrontare con professionalità tutte le circostanze anche le più drammatiche. Contemporaneamente il progetto lancia un forte appello al genere maschile: chiedere aiuto non è segno di debolezza
, anzi è proprio il contrario.
“La farmacia accoglie e offre una risposta sanitaria professionale a tutti, ma quando si parla di soggetti deboli si attivano anche aiuti di carattere sociale, come nel caso del Progetto Mimosa” afferma Elena Vecchioni, presidente di Federfarma Verona (nella foto). “La farmacia in questo caso diventa il tramite tra le donne che si rivolgono a noi e le associazioni a loro tutela sul territorio veronese. Le nostre porte sono sempre aperte, non chiediamo documenti di identità e offriamo tutta la nostra disponibilità nella lotta agli abusi sulle donne“.
Ma è fondamentale che il problema venga affrontato su larga scala e coinvolgendo il più largo numero possibile di soggetti istituzionali, sociali e professionali, in una logica di rete della, peraltro, a Verona si ha piena consapevolezza. “Formiamo una rete di attenzione che comprende docenti, studenti, collaboratori scolastici e personale sanitario” spiega al riguardo Maddalena Comparin, dirigente del Comune di Verona. “Confronti con operatori qualificati come i farmacisti aiutano i ragazzi a comprendere come strutturare un supporto concreto, sin da subito”.
Il problema, come purtroppo attestano con tragica frequenza le cronache, è terribilmente grave e serio: secondo il 12° rapporto Eures, nei primi 10 mesi del 2025 sono 85 i casi di femminicidio compiuti in Italia, la maggior parte dei quali nel Nord: 41 casi che equivalgono al 48,2% del totale. I dati indicano che è la convivenza di coppia a sviluppare le situazioni più critiche: 38 mogli o conviventi (pari al 67,9%) uccise dal partner, seguite dalle donne uccise da un ex compagno (15 casi, pari al 26,8%) e dalle vittime di un partner o un amante (3 casi, pari al 5,4%).
Da qui l’importanza di contrastare il fenomeno fin da subito. E in questo senso è cruciale intervenire nel momento formativo, fronte al quale – come già detto in premessa – Federfarma Verona ha deciso di rivolgere l suo impegno. “Andare nelle scuole e relazionarsi direttamente con i giovan
i è molto proficuo, perché il messaggio arriva in maniera diretta, anche grazie alle domande che i ragazzi ci rivolgono” spiega Nadia Segala, consigliere di Federfarma Verona e referente del Progetto Mimosa (nella foto). “È fondamentale, inoltre, che siano presenti agli incontri anche gli studenti maschi, perché la tutela delle donne parte dalla correttezza degli uomini, meglio se giovani e giovanissimi. Rispetto, serenità, benessere sono gli elementi cardine di una relazione affettiva sana e quando cominciano le critiche negative, anche quelle più banali legate ad esempio all’aspetto fisico, oltre al fatto che spesso degenerano in violenza, si creano nella vittima delle ferite psicologiche, talvolta perduranti tutta la vita. Vogliamo lanciare un messaggio di monito, ma anche uno positivo” conclude Segala. “Tutti traggono vantaggio dalle relazioni sane, anche gli uomini. Ed è per questo che il Progetto Mimosa si rivolge oltre che alle donne, ai soggetti maltrattanti che desiderano uscire dalla spirale della violenza, qualunque essa sia”.
A rappresentare il punto di vista della scuola sono Maddalena Comparini, dirigente scolastica Istituto Lavinia Mondin, e, per l’Iiss Copernico Pasoli, Elena Tobaldini, collaboratrice della dirigente scolastica Sara Agostini. “Osserviamo con attenzione i nostri 250 alunni, dialoghiamo e ascoltiamo anche i loro silenzi che talvolta valgono più di mille parole” racconta Comparini. “Formiamo una rete di attenzione che comprende docenti, studenti, collaboratori scolastici per captare segnali di disagio. Confronti con operatori esterni qualificati come i farmacisti sono davvero utili perché i ragazzi comprendono di potersi rivolgere anche in forma anonima a strutture di supporto disseminate sul territorio, se non se la sentono di aprirsi con chi sta loro vicino quotidianamente”.
“Abbiamo accolto con favore la proposta di Federfarma Verona poiché nella nostra offerta didattica è attivo il progetto della curvatura biomedica rivolto ai temi della sanità e del sociale, con 150 ore nell’arco di tre anni scolastici” aggiunge Tobaldini. “La farmacia è diventata un importante presidio sanitario sul territorio e la sua attività nei confronti della società, anche e soprattutto dal punto di vista dell’aiuto alle fasce deboli come le donne vittime di abusi, sono di sicuro interesse per i nostri studenti. Conoscere e divulgare attività come il Progetto Mimosa è utile non solo per attuare interventi contingenti, ma anche alla costruzione di una mentalità da parte dei giovani che sia attenta alle esigenze del prossimo” afferma ancora la docente, per concludere esprimendo il desiderio che “i nostri studenti adesso e in futuro quando saranno immessi nel mondo del lavoro, siano in grado di captare le situazioni a rischio e contribuire all’eliminazione di fenomeni aberranti come la violenza sulle donne che spesso sfocia in violenza sui minori“.


